La morte di Lucio Dalla è arrivata come un fulmine al cielo sereno in questo primo giorno di marzo, mese che aveva visto nascere il cantautore bolognese (esattamente il giorno 4) nel 1943. Tanti i messaggi che si stanno rincorrendo sul web da parte della gente comune per ricordarlo, così come molteplici sono gli attestati di stima che giungono da personalità e volti noti, specialmente nel mondo della musica. Tra questi anche Luciano Ligabue, anch’egli emiliano (è nato a Correggio) che ha scritto una lettera aperta a Dalla, di cui vi riportiamo il testo completo nella pagina successiva.
Il Liga comincia ricordando il dono speciale che aveva Dalla: una musicalità che gli usciva da ogni poro. Un qualcosa che gli permetteva di far uscire musica (Ligabue scrive questa parola in maiuscolo) da qualunque strumento toccasse. Una musica che sgorgava anche dalla sua voce, che spesso lo portava a inventare suoni e linguaggi.
C’è poi un ricordo molto personale di Luciano (che oltretutto porta un nome simile a quello di Dalla), un riferimento all’anno di servizio militare trascorso a fare l’artigliere da montagna a Belluno: quando otteneva la licenza ascoltava in macchina l’album “Dalla”, le cui canzoni Ligabue definisce delle “meraviglie”. Queste canzoni servivano al Liga per avere forza e sostegno una volta rientrato in caserma, e quella che lo emozionava di più era “Futura”, un pezzo in cui lui vede amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro.
Poi il rocker spiega come è avvenuto il primo “incontro” con Dalla, attraverso una telefonata. I due non si erano mai sentiti prima, ma fu Lucio a chiamare Luciano dopo aver sentito una sua canzone in radio. Dalla voleva complimentarsi con lui e dirgli che secondo lui quel pezzo avrebbe avuto un enorme successo, vendendo settecentomila copia. Si trattava del noto successo del Liga “Certe notti”. Il Liga era quasi incredulo, ma poi si può dire che Dalla ci abbia proprio preso in pieno.
A questo punto Ligabue arriva alla conclusione della sua lettera, spiegando che tra le tante cose che ammira in Dalla c’è la sua anomalia. “Lo classificano – scrive – fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene. Lui era ed è Lucio Dalla”.
Ciao Lucio.
Grazie.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia. Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti.
Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito MUSICA. Poi la sua voce che,
naturalmente, …era così piena di MUSICA che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava.
E finalmente le parole, quando ha cominciato a scriverle – da “Come è profondo il mare” in poi – sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore. E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.
Durante l’anno più difficile della mia vita – quando mi sono ritrovato a fare l’artigliere da montagna a Belluno – le poche volte che mi hanno dato una licenza, non più di cinque/sei, sul mangianastri della mia vecchia Opel girava sempre “Dalla”, l’album con “Balla Balla Ballerino”, “Il parco della luna”, “La sera dei miracoli”, “Meri Luis”, “Cara” e altre meraviglie. In uno stato emotivo come quello era incredibile l’effetto che mi facessero quelle canzoni. Chiaramente, al rientro in caserma, le stesse canzoni avevano il compito di passarmi un po’ di forza ma succedeva sempre che su “Futura”, l’emozione diventasse quasi insostenibile. Amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro, in quel pezzo (insieme a chissà quanti altri stati d’animo) c’erano e ci sono tutti.
Era il terzo album di una trilogia di capolavori: “Come è profondo il mare”, “Lucio Dalla”e “Dalla” che, cosa più unica che rara nella nostra storia, erano uno dietro l’altro. Un filotto di gioielli.
Parecchi anni fa, mi arriva una chiamata sul telefono. Io rispondo ed era proprio lui. Non c’eravamo mai sentiti prima. Mi dice “Guarda, scusa se ti disturbo, ma avevo bisogno di dirti una cosa velocissima. Ho sentito la tua nuova canzone per radio e vedrai che con quella vendi settecentomila copie”. Io non feci neanche in tempo a ringraziarlo per la sorpresa che lui aveva già messo giù. Dentro di me pensavo “See, settecentomila copie… ma quando mai…”. La canzone, appena uscita, era “Certe notti”.
Concludo dicendo che fra le tante cose che ammiro in lui c’è la sua anomalia. Lo classificano fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene.
Lui era ed è Lucio Dalla.
LIGABUE