Esplosioni acustiche di improvvisazione, sorpresa e meraviglia per un’ora, finalmente dopo essermi chiesto per ventuno anni come costruire un veicolo per questa eruzione di energia sottile è giunto il momento di presentarlo al pubblico.

(Robert Fripp)

Dal 15 al 23 aprile, The Orchestra of Crafty Guitarists ha tenuto un seminario di studio in un monastero di Farnese (VT)  che prevedeva anche una performance pubblica per sabato 21 aprile  alle ore 21 (ingresso a offerta libera). Location insolita, poco più di una  vecchia e anonima sala parrocchiale: il Teatro della Rocca. Il  tutto, ovviamente, con zero pubblicità.



Il Guitar Craft è una  scuola itinerante di chitarra fondata nel 1985 da Robert Fripp e  che basa  il proprio lavoro sull’iniziativa di tante “piccole unità mobili e indipendenti” sparse per tutto il mondo: Stati Uniti, Germania, Argentina, Inghilterra, Italia. L’avvio dell’attività prende spunto dalla scoperta della new standar tuning (accordatura della chitarra per quinte anziché per quarte) avvenuta nel 1983 a opera di Robert Fripp, leggendario fondatore dei King Crimson, fra i più importanti gruppi nella storia della musica rock. È datato 25 marzo 1985 il primo corso di Guitar Craft al quale parteciperà, tra gli altri, Trey Gunn, futuro componente dei King Crimson.



Gli allievi (chitarristi di buon livello) provenienti da ogni parte del mondo, vengono accettati da Robert Fripp in base alle risposte che gli stessi danno a tre brevi domande (le medesime da anni). Nei circa dieci giorni di seminario, i partecipanti vengo assistiti dallo stesso Fripp e da un team che da anni pratica il Guitar Craft. Questa “sintonizzazione umana, spirituale e musicale”, avviene  tramite l’affinamento della tecnica Alexander (unificare pensiero e azione attraverso il riassetto della postura, del coordinamento e della conoscenza dei movimenti), il tutto con il contributo di un gruppo di “crafties” di esperienza che si fa carico della cucina e di tutti i lavori inerenti all’organizzazione.



Robert Fripp – a parlare è Alessandro Bruno uno dei suoi allievi storici  è una persona molto riservata e non ama il rapporto che si crea tra fan e artista. Come insegnante è splendido, disponibile e da il meglio di se ai suoi allievi.

Alle 21 in punto, accolti da un silenzio assoluto, entrano dieci allievi che, in lingue diverse, chiedono che non venga effettuata alcuna ripresa audio e video. Il glaciale silenzio, prosegue anche all’arrivo  dei trenta  musicisti (tra loro anche una signora)con chitarra a tracolla (solo acustiche Ovation a corde metalliche). E’ un entrata ad effetto; per ultimo Robert Fripp, capelli cortissimi, storici occhiali, leggermente irrobustito, prende posto in assoluta concentrazione sul lato destro della platea, in uno dei due cerchi concentrici (quello esterno ) con i quali il gruppo si dispone suonando sia in piedi, sia seduto (il grande chitarrista è stato uno dei primi musicisti  rock a prediligere in concerto  la posizione da seduto). 

Il piccolo palco viene invece utilizzato per ospitare parte del pubblico. E’ stata una fortissima emozione vedere così da vicino Robert Fripp (Wimborne Minster,  16 maggio 1946), uno dei  geni della musica rock che fra qualche secolo verrà  probabilmente ricordato con la medesima considerazione di Bach, Mozart o Vivaldi. Oltre 46 anni di carriera, Fripp è conosciuto soprattutto per essere leader e fondatore  del gruppo King Crimson. Ha collaborato anche con Brian Eno, David Bowie (chi non ricorda le sue strabilianti chitarre in  Heroes?), Talking Heads, The League Of Crafty Guitarists, Andy Summers, David Sylvian, Daryl Hall, Peter Gabriel, Joe Satriani e Steve Vai. Dalle prime apparizioni in pubblico a fine anni Sessanta si è contraddistinto per la formidabile tecnica chitarristica unita a un suono particolarissimo ottenuto grazie a continua ricerca e sperimentazione.

E’ lui a dare il via alla  prima nota delle circulations  che inizia a “rimbalzare” da un musicista all’altro. Il primo quarto d’ora ci porta in pieno nelle sperimentazioni della musica minimale, contemporanea ed elettronica che Fripp  effettuò insieme a  Brian Eno, inizialmente con il progetto  Frippertronics (sviluppato a partire dai delay a nastro di Brian Eno) e, più recentemente, come Soundscapes, un processo che lui stesso descrive come il modo migliore che conosce per fare un gran rumore con una chitarra. A voce alta il maestro di cerimonie cremisi  dispone  i vari cambiamenti di postazione. Il  pubblico (circa 200 persone) rispetta il silenzio e la concentrazione dei musicisti che, dopo alcune iniziali  incertezze, incominciano a diventare entità unica. 

Ecco arrivare Red un vecchio brano dei King Crimson, tratto dall’omonimo album (1974), quando nella formazione militavano Bill Bruford e John Wetton. E’ un fluire di emozioni, di ricordi, Robert Fripp algido,impassibile, ascolta e medita. A fine esecuzione il vostro recensore  rompe il silenzio avviando il primo applauso, l’argine è saltato, i presenti manifestano  con grandissimo calore il proprio apprezzamento all’Orchestra che propone una riuscita versione di Cantaloupe Island di Herbie Hancock seguita da  un proprio brano Market Street  e da The Three Canons di Thomas de Hartmann. Si susseguono altri titoli tratti dal repertorio dei King Crimson, un riuscito mix tra le parti 1 e 2 di Lark’s Tongues in Aspic, tratto dall’omonimo album del 1973, Waiting Man (da Beat del 1981), Discipline (dall’omonimo album del 1981) unitamente a Driving Force che Fripp ha appositamente composto per l’ Orchestra of Crafty Guitarists.  

Alla fine del primo bis  Fripp esce dal cerchio e, in piedi, ascolta ad occhi socchiusi continuando la sua meditazione; ma è proprio  al  termine di 21st Century Schizoid Man , composizione che apriva In The Court of Crimson King (1969), primo album della band, che il Maestro accenna un mezzo sorriso seguito dall’applauso che rivolgerà ai suoi musicisti a fine esibizione . Robert Fripp sembra molto soddisfatto. Come ad ogni fine concerto non perde però il suo aplomb, con fare misurato, si gira e lascia la scena senza un cenno,  senza un saluto a quel pubblico che è li per lui, per rendere  omaggio alla sua Musica e alla sua Arte. Nessuna intervista, nessun contatto. Grandi emozioni, serata indimenticabile . E come sempre “ Lunga vita al Re Cremisi!”.