Dopo le due “guide”, rispettivamente alla musica sinfonica ed al teatro d’opera (uscite l’anno scorso), non poteva mancare il completamento della trilogia. Arriva in questi giorni nei negozi di musica e nelle librerie specializzate la “Guida alla Musica Pianistica” di Piero Rattalino per i tipi di Zecchini Editore (650 pp, € 45).
Rattalino è stato a lungo titolare della cattedra di pianoforte al conservatorio di Milano, ma ha anche, nelle sua lunga carriera, direttore artistico di numerose istituzioni musicale, la IU (istituzione universitaria dei concerti) di Roma dal 1967 al 1970, il Teatro Comunale di Bologna dal 1971 al 1977, del Teatro Carlo Felice di Genova nel 1978-80, del Teatro Regio di Torino dal 1981 al 1991, del Teatro Massimo “Bellini” di Catania dal 1994 al 2006. Inoltre è stato consulente artistico del Festival Verdi di Parma e del Festival Internazionale Pianistico “Arturo Benedetti Michelangeli” di Brescia e Bergamo. Ha un ricco catalogo di composizioni e ha collaborato ad alcune tra le maggiori enciclopedie musicali internazionali. Ha, quindi, una lunga esperienza operativa, oltre ad essere uno studioso e un autore. Affidare a lui la “guida” mostra un’indicazione precisa: non farne né un catalogo né un’enciclopedia. Tanto i cataloghi quanto le enciclopedia hanno l’ambizione della completezza – o meglio di essere omnicomprensivi. Una “guida” è, invece, qualcosa di ben differente: prende per mano il lettore o lo conduce in un universo a lui poco conosciuto ove non del tutto ignoto.
La “guida”, al pari di un baedeker per chi va in un Paese nuovo non per una visita affrettata ma per comprenderne usi, costumi e convenzioni e, forse, decidere di diventarne residente o, quanto meno, di soggiornarvi a lungo. Oppure un ricettario, come un Artusi, per meglio apprezzare le vivande sia di una mensa familiare sia di un banchetto raffinato. Con questo spirito, la “guida” inizia con un’introduzione sul “pianoforte e le sue epoche storiche”. Non è un saggio tecnico-scientifico, ma alta divulgazione per chi si avvicina allo strumento, ha forse figli che studiano piano (ma è digiuno di come si sia giunti a ciò che il piano ci da adesso), per chi va a concerti pianistici e vuole saperne di più (e di meglio) di quanto scritto in programmi di sala. In generale, per le persone “colte” o che si considerano tali. Per molti frequentatori di concerti è uno strumento utilissimo, ove non indispensabile, per scegliere a quale andare (la scelta è molto vasta, specialmente nelle grandi città) o per gustare meglio l’esecuzione.
Come qualsiasi ”guida”, anche questa è selettiva. E la scelta dei compositori da includere ha, senza dubbio, dato molti problemi a Rattalino. Il compositore più trattato è Beethoven: difficile dire se ciò dipenda dalla mole e dalla qualità delle composizioni, dalla frequenza con cui vengono eseguite in sale di concerto, dal favore del pubblico, dalle preferenze di Rattalino. Beethoven è comunque un gigante ineguagliato e si merita lo spazio datogli nella “guida”.
Rattalino è nato nel 1931, ma nella “guida” guarda al pubblico giovane: dedica, quindi, attenzione a Ferruccio Busoni, Elliot Carter, Alberto Ginestera, Gyorgy Ligeti, Erik Satie, Karlheinz Stochausen. Gliene siamo grati perché sono autori poco trattati in lavori consimili.