Dopo aver fatto il giro dell’Italia almeno due volte nel corso di due anni, chiunque si sarebbe concesso del riposo. Francesco De Gregori no. Archiviato lo straordinario “Work in Progress”, il tour insieme all’amico Lucio Dalla che per ben due anni li aveva portati sui palcoscenici dei più prestigiosi teatri della penisola, De Gregori fa giusto in tempo ad appoggiare le valigie per riprenderle in mano. D’altro canto, per lui è sempre stato così, almeno da un certo punto della sua carriera: impossibile fare a meno della dimensione live, dell’adrenalina da palcoscenico, della sfida che si rinnova sera dopo sera con se stessi e con gli spettatori davanti. Live, che vuol proprio dire “vivo”: così è la musica per il cantautore romano, cosa viva che va rimodellata e riproposta proprio come la vita. Che è movimento, insoddisfazione, tensione a dipingere quel capolavoro che si può solo ambire a sfiorare.



Ecco allora che si riparte ancora una volta e questa volta è “Pubs and Clubs Tour”: un giro nei piccoli locali, a volte piccolissimi, dove riproporsi come a inizio carriera. Se allora si doveva sperare che gli spettatori venissero a sentirti, adesso invece magari se ne lasceranno a casa parecchi, ma non importa. Tanto ci sarà già un altro tour in arrivo. Registrato nell’ultima data di questa serie di concerti, lo scorso 15 dicembre 2011, al The Place di Roma, e trasmesso quella sera in diretta video su canale Youtube, ecco adesso su cd la testimonianza di quell’ultima data. “Pubs and Clubs Live @ The Place” esce in questi giorni non solo su cd ma diponibile da qualche tempo anche su iTunes, un “instant album” come è stato definito.



Istantaneo, ma straordinario. Forse consapevoli di essere arrivati all’ultima tappa di un tour, forse la tensione di esibirsi in diretta davanti alle telecamere, De Gregori e band offrono una performance smagliante, vibrante e ricca di vivacità. Non è finita fino a quando non è finita, sembrano dire a se stessi, agli spettatori e adesso agli ascoltatori, e allora le 14 tracce qui presentate (non il concerto integrale, la cui scaletta viene mischiata e ricomposta a dare l’immagine di qualcosa che sta accadendo ora, “live”) brillano di una energia e di una coesione espressiva rare nei dischi dal vivo.



La qualità sonora poi con cui è registrato il concerto è smagliante: suoni caldi, la voce del cantante al centro in primissimo piano, le chitarre che escono dal singolo amplificatore calde, avvolgenti, toniche e piene di intensità; il batterista che si inventa passaggi inediti trascinato dall’esecuzione; basso, tastiere, violino. Che bellezza. Finestre rotte, pulsante, swingante, nella sua torrida essenza blues è sorretto dall’armonica guizzante di Francesco De Gregori che sembra non averne mai abbastanza, mentre i due bravissimi Paolo Giovenchi e Lucio Bardi si sbizzarriscono a duellare e a incalzarsi a vicenda. Il panorama di Betlemme è altrettanto vibrante, decisamente rock questa volta, ma ecco che ci sono cose che quando eri lì sotto al palco ti sono sfuggite e adesso ti sorprendi a sentire come se cadessero giù dal cielo in questo istante: una Compagni di viaggio che suona diversa e nuova come mai ti era accaduto di ascoltare. Anche questo è il belli dei dischi dal vivo: recuperare attimi, momenti persi, riappropriarsene insieme all’artista. 

Aperta da un riff che sembra quello di Honky Tonk Women, subisce l’assalto vocale di De Gregori che la strapazza e la grida con sentimento inappagato: che festa. Se Battere e levare è adesso un incalzante country da festa paesana, ben guidato da violino della brava Elena Cirillo, ecco l’altra sorpresa che nella disattenzione ti era sfuggita. Sempre e per sempre solo voce e piano elettrico di una purezza che fa quasi male al cuore a sentirla . “Il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai”: è certamente così, perché il modo in cui lo canta De Gregori, non può mentire, l’amore è certamente così. Alice vive di incanto e di delicatezza nuove con qualche accenno al Dylan più romantico, mentre Buonanotte fiorellino è la sarabanda festosa presa in prestito questa sì dalla dylaniana Rainy Day Women. La donna cannone, Titanic, Bellamore e l’irruente versione hard blues di A chi, antico classico di Fausto Leali, completano un disco che si candida a miglior live tra quelli pubblicati da Francesco De Gregori, e sono tanti.

O forse no: basta aspettare che l’uomo decida di riprendere in mano la valigia e rimettersi ancora una volta sulla strada. Magari con il cuore un po’ più gonfio pensando agli amici che ci hanno lasciati tra un palcoscenico e l’altro. Ma proprio per questi amici, varrà la pena cantarle ancora una volta queste benedette canzoni. Cantare la vita, che altro di meglio può fare un uomo? In fondo, “eccoci qua siamo il padre e la figlia capitati fin qua siamo una grande famiglia abbiam lasciato soltanto un momento la nostra vita di là nel camerino già vecchio tra un lavandino ed un secchio”. Quello che ci aspetta è un’altra città. Una città per cantare.