“Perché non puoi sentirmi? Perché non mi senti? Sono perso, sono perso qui, sono perso qui adesso. Sono nulla se non sono con te” (In the Morning). Queste sono le premesse. Queste sono le domande. Queste sono le invocazioni che la voce calda e profonda di Dave Gahan, leader dei Depeche Mode, ha voluto condividere con i suoi nuovi amici, i Soulsavers.
I Salvatori di Anime sono tornati e sono di nuovo in missione. Per conto di Dio, naturalmente. È il loro mestiere, sono dei professionisti. Nel recente passato hanno collaborato con Mark Lanegan, Gibby Haynes, Jason Pierce. Ora con Dave Gahan, tutti con un comun denominatore: una vita pericolosa e di droga alle spalle. Dave ci è andato davvero vicino alla parola fine: un padre assente, due matrimoni falliti, il tunnel della droga negli anni Novanta, un tentativo di suicidio e successivo arresto, un cuore che si ferma per 3 minuti dopo un’overdose. Buio, blackout. Poi la luce. La riabilitazione, il matrimonio con la terza ed attuale moglie, una figlia, l’adozione del primo figlio.



Nel 2009 poi Dave riesce a sconfiggere un tumore alla vescica. Da li il soprannome The Cat e le proverbiali sette vite.  L’ultimo album dei Soulsavers “The Light The Dead See” è stato pubblicato da qualche settimana ed è una vera botta al cuore. Dolore, abbandono, morte, speranza, salvezza. Ci passa tutta la natura umana. Dave Gahan interpreta il ruolo di cantante e autore di tutti i testi mentre a Rich Machin e Ian Glover sono affidate le composizioni. Il combo è perfetto.
A sorprendere, oltre agli arrangiamenti complessi, è certamente il contributo fondamentale dato dalla voce e dalla parola.  Il brano che apre il disco è La Ribera, primo dei due strumentali dell’album insieme con Point sur Pt. 1 nei quali il duo elettrico inglese Manchin e Glover sfida a duello all’“OK Corral” a colpi di archi, armonica e chitarra prima Ennio Morricone e poi Nick Cave e Warren Ellis. Non ci sono né vincitori né vinti. Poi tutti a braccetto al bancone del Saloon.



Dodici tracce, poco più di 40 minuti. Non è un disco immediato, almeno al primo ascolto. Longest Day, il primo singolo tratto è una ballata classica accompagnata da un coro con tonalità gospel. Non propriamente memorabile. Un arpeggio di chitarra e una manciata di parole mi sono invece rimaste impresse giorno dopo giorno: “I can feel the presence of God, occupying my intentions, in my soul within thoughts and in wasted dreary dimensions” e ancora “I can feel the presence of love holding my attention, she torments me, creates and shapes me… So Set me free” (Presence of Lord).

Liberami. Quella libertà che, a detta dello stesso Dave Gahan, avrebbe finalmente conquistato sia nella scrittura dei testi che nell’uso della voce grazie alla nuova partnership.
E pensare che la conoscenza reciproca risale solo al 2009 quando il duo elettrico inglese è invitato ad aprire i concerti dei Depeche Mode che stavano promuovendo l’album “Sounds of the Universe”. Nei camerini del tour vengono poste le basi per il nuovo sodalizio musicale. E pare non sia finita qui: presto dovrebbero incidere un secondo album anche se al momento Dave Gahan è impegnato in studio con i Depeche Mode per la lavorazione del nuovo disco.



Tornando al quarto capitolo dei Soulsavers, la Presenza del Signore è un brano godibilissimo con un incedere solenne, da colonna sonora di un colossal. Ascoltandolo si ha l’impressione di avere a che fare con una gemma rara, una outtake proveniente dall’album No more shall we part di Nick Cave. Il testo è fondamentale anche in Just Try: “Sei venuto da me a braccia aperte per portare via le mie paure. Ti ho accolto e tu ci sei stato, hai vissuto con me proprio qui. Mi hai detto di credere in qualcosa, in qualcosa che è vero come le montagne e i profondi oceani blu. Così molto piu’ grandi di te”. E poi l’invocazione “Provaci”, “Forza provaci”. “Mi hai dato piu’ di quello che meritassi, mi hai dato pace, mi hai dato tutto ciò che amassi in questo mondo e adesso devo dormire”. È un inno di ringraziamento ed un invito a guardare oltre.

Certamente il frontman dei Depeche Mode se l’è vista brutta e la paura di non farcela ed il dolore sono ancora vivi. A qualcuno a lui caro deve essere andata peggio. Dave ce lo racconta con maestria in Gone too far: “Lo sapevo che tu eri come me, intossicato. Oh, respirare a fatica, ti ho sentito mugolare nella stanza sul retro. Te ne sei andato troppo lontano. Troppo lontano, troppo presto”. Cosa ha fatto Dave? “Si. Ho pregato. Oh, cos’altro dovrei fare?”. Null’altro, pregare. La preghiera è il vero respiro dell’anima, che salva l’anima. Take me back home ha un sound malinconico e accorato con un coro gospel a supporto che enfatizza tutta la solennità del testo: “La prima volta che mi hai dato la libertà, per la prima volta mi sono sentito libero. A patto che tu stia qui con me, non avrei bisogno di altro. Riportami li, riportami a casa per favore… è dove voglio stare… Sono stato uno stupido prima d’incontrarti; solo gli stupidi fanno fatica a credere. Tu potresti essere il mio unico salvatore. Se lo sei allora vieni e salvami. Se è vero, torna e salvami”. Finalmente una speranza, un sollievo, dopo una lunga strada si arriva a casa, il luogo dove ci si può sentire accolti ed amati.

Che il percorso, il cammino non sia stato facile per Dave lo si capisce anche dalle note tormentate di Bitterman: “Potrei aver bevuto troppo, adesso devo pagare. Così quanto potrei andare lontano? Oh, è difficile da dire… c’è un volto nello specchio e non capisco. Vedi, l’uomo che indosso non è quello che sono, ho recuperato la mia mente e I want to stay”.  
I Can’t stay è invece il brano successivo in cui il cantante inglese evoca le sue insicurezze e i suoi tormenti tanto da ripetere fino allo sfinimento  “I can’t stay with you in here anymore, I feel like my time is running out”.

Il timbro della voce è inconfondibile anche nella stupenda Take. I tempi sono rilassati e le parole escono prima sofferte e poi quasi arrabbiate. Sono strappate dalla bocca ad una ad una e sono ben scandite per rimarcarne il significato: “Prendi, prendi tutto quello che puoi dalla vita che ti è stata data e smettila di pianificare. Questo mondo è tutto ciò di cui hai bisogno, lo devi solo riconoscere, ricordati di respirare”. Che tuffo al cuore. A me manca il respiro invece. Non si tratta di accontentarsi,  piuttosto di riconoscere la realtà per quello che è. Milosz lo descrive alla perfezione ne il Miguel Mañara: “…il mio cuore è gioioso… perché so che tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato da una Sapienza che (il Cielo ne sia lodato!) non è la nostra”. 

La canzone che chiude il disco è Tonight“Quando sei alla ricerca della redenzione sarebbe meglio prendersi un po’ di tempo per aggiustare il tuo passato. Sei sicuro di essere pronto per il perdono? Potrebbe essere che si faccia tardi. Stasera, non è mai troppo tardi. Stasera, non è mai troppo tardi…Ascolta quello che ti sto dicendo e non dare ascolto alle loro paure. Oh dovresti fare un salto nell’acqua qualche volta. Dovresti rischiare tutto, mio caro, mio caro”.

Il desiderio di lasciarsi sorprendere e di affidarsi. I Soulsavers ancora una volta hanno portato a termine la loro missione: “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” (Dal Vangelo secondo Marco 8,26).
Non sappiamo se la strada ora intrapresa da Dave Gahan sia dritta o a curve, in salita o in discesa. A cinquant’anni sembra però aver sconfitto i suoi fantasmi ed avere fatto pace con il suo passato. Ma il fuoco, il fuoco interiore è ancora vivo. Ci ritroviamo a casa Dave. Buon cammino.