Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pietro Blumetti, referente Codim, a seguito delle parole del ministro Profumo sull’educazione musicale.

L’attuale ministro della Pubblica istruzione e dell’Università Francesco Profumo torna a parlare di Musica, e più specificatamente anche di come sarebbe importante introdurre l’insegnamento obbligatorio di uno strumento musicale in alcune scuole elementari e medie inferiori; dice sostanzialmente proprio questo all’Università La Sapienza di Roma, in occasione della recente chiusura della “Settimana nazionale della musica a scuola”.
Il  ministro dell’Istruzione dunque  sembra parlare ancora come se non sapesse nulla su cosa sia stata la Riforma degli Studi musicali in questi ultimi trent’anni (e nulla anche in merito a quella che si è rivelata una non riforma).



Eppure dovrebbe sapere che:

1 – Lo strumento musicale è presente nella scuola Media da oltre 30 Anni (in virtù dello specifico  Decreto Ministeriale del 3 agosto 1979);

2 – Il successivo DM 13/02/96 – Nuova disciplina della Sperimentazione musicale, nelle scuole medie statali a indirizzo musicale – ha dato alla suddetta Sperimentazione una articolata e dettagliata normativa , che ha permesso la diffusione dell’insegnamento dello strumento musicale in migliaia  di scuole Medie italiane;



3 – La legge 124/99 e il relativo Dm 201/99 hanno ricondotto a Ordinamento i Corsi a Indirizzo Musicale relativi a tale ventennale Sperimentazione e istituito una Specifica classe di concorso per lo Strumento Musicale – Cl 77/A – (Corsi che però sono ancora molto precari in quanto del tutto facoltativi);

4 – Il Decreto Ministeriale n. 8 del 31 gennaio 2011 – Diffusione della cultura e della pratica musicale nella scuola primaria – ha già fatto finta di inserire lo Studio di uno Strumento Musicale nella Scuola Primaria;

5 – Esiste persino  una legge che ha fatto finta di inserire lo Studio di uno strumento musicale nella scuola secondaria; istituendo in realtà il nulla; un’unica sezione di Liceo Musicale solo nelle più grandi città italiane e relativa a tutti gli strumenti esistenti e per tutte le decine di migliaia di ragazzi che ogni anno vengono licenziati nelle scuole medie a Indirizzo Musicali (e che quindi continueranno a non avere alcuna possibilità di poter continuare a studiare il proprio Strumento Musicale nella scuola Secondaria che sceglieranno).



No Ministro, non ci siamo proprio. Mi permetta di dirle, anche a nome di tantissimi musicisti italiani che rappresento come Referente del Codim, e soprattutto di tutti i nostri ragazzi, che la Riforma degli Studi musicali che Lei è chiamato a portare avanti non ha certo bisogno di ulteriori superficiali parole e generiche promesse.

Ci vuole molto altro. Bisogna passare ai fatti! Ma perché questo accada è indispensabile che veramente si ritenga la Musica un sapere importante per la crescita e la maturazione di ogni ragazzo; e che la Cultura musicale sia riconosciuta come una grande ricchezza per ogni futuro cittadino; e una ricchezza molto preziosa anche per lo sviluppo economico della nostra economia.

Solo grazie a questa determinata presa di coscienza, veramente rivoluzionaria per il nostro paese (che ancora guarda alla Musica e agli Studi musicali, come a un qualcosa relativo solo a chi “è portato” o a chi farà poi il musicista) si potranno fare quelle cose che veramente garantirebbero la diffusione della Cultura Musicale nella Società e di conseguenza la creazione di un fertile terreno, indispensabile per dar vita a una reale Riforma dei Conservatori; una Riforma che li trasformi in Istituti di eccellenza, destinati veramente a chi scegliesse di fare il musicista; e che, una volta laureatosi come tale, non si riscopra isolato in un terribile deserto, in cui sarà completamente impossibile  trovare uno straccio di dignitoso lavoro che rispetti quei fondamentali diritti personali e professionali conseguiti  in anni di durissimi sacrifici. 

Non parole dunque ma fatti! Norme di legge che dispongano con chiarezza, evitando la solita inutile marea di “chiacchiere cavilli”, quello che serve per diffondere la Cultura Musicale.
In primis, consolidare i citati Corsi ad Indirizzo Musicale della scuola secondaria di I grado, rendendoli in giusta percentuale obbligatori e diffonderli in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. 

Poi è indispensabile istituire tali Corsi anche nella scuola secondaria di II grado, dando così finalmente reale attuazione alla legge di Riforma dei Conservatori (l.508/99) che era nata proprio per riformare i Conservatori trasformandoli in Istituti di livello esclusivamente “universitario”; grazie allo spostamento della Formazione Inferiore e Media nella scuola secondaria obbligatoria (una legge oggi clamorosamente “tradita” dalla recente istituzione di assurdi e ridicoli Corsi re-accademici, che in sostanza hanno invece reintrodotto la Formazione “di base” in quello che doveva divenire  un Istituto esclusivamente “universitario”).

Appena divenne Ministro lei si presentò, al cospetto di tutti i musicisti italiani che insegnano nella scuola secondaria, ammettendo, in una clamorosa intervista, di non sapere assolutamente nulla in merito a chi mai fossero le decine di migliaia di docenti di Strumento Musicale, che pure era stato chiamato a amministrare…, né tantomeno cosa fosse la classe di concorso in cui essi si erano abilitati, grazie al superamento  dei Concorsi, ordinari e riservati, banditi dal suo Ministero; credo sarebbe arrivato il momento di dimostrare di “aver studiato” almeno un po’ il capitolo che riguarda la Riforma degli Studi Musicali e di ripresentarsi  a noi con disposizioni normative concrete, che dimostrino come veramente Lei ritenga la Cultura Musicale importante per un paese civile e dunque  necessaria nel contribuire alla crescita ed alla formazione globale di tutti i nostri ragazzi.

Le abbiamo già inviato dettagliate proposte e concreti progetti  relativi a una valida Riforma degli Studi musicali (molte anche da queste pagine); dimostri di ascoltarci rispondendo con i fatti; basta con le parole, i musicisti in questi dieci anni passati ne hanno sentite veramente troppe.

Nella suddetta famosa intervista disse anche, rivolgendosi agli aspiranti musicisti italiani: “i ragazzi che fanno questo percorso…  hanno una disponibilità e una attitudine all’incertezza… io sono molto vicino a loro…”;  bene, aspettiamo che Lei contribuisca a far sì che in Italia possa studiare musica anche chi non abbia tali meravigliose “disponibilità” e “attitudini”…  
Perché i musicisti hanno il diritto di essere stimati per “disponibilità” e “attitudini” che siano più degne di questo nome.