È questione ormai di pochi giorni, poi a Milano esploderà la grande estate dei concerti. Un’estate ricca di avvenimenti, che si apre il 7 giugno con il concerto di Bruce Springsteen allo stadio Meazza e che poi sulla carta ha altri eventi significativi. Purtroppo ci sono anche le polemiche. La rassegna ormai decennale all’Arena curata personalmente dall’assessorato alla cultura del comune di Milano pare infatti sia naufragata miseramente tra le polemiche. C’è di mezzo anche il Tar e una serie di accordi non trovati tra il nuovo assessorato alla cultura della giunta Pisapia e il vincitore del bando di concorso per il festival dell’Arena. Il quale, dopo discussioni anche dure, ha dato al Comune il benservito. Sposta il cartellone della sua rassegna all’Ippodromo e rifiuta, pare, il patrocinio del Comune stesso. L’impresario Quattrone, il vincitore del bando, spiega di non averla con il Comune, mentre l’assessore Boeri replica dicendo che si farà un’altra rassegna all’Arena. IlSussidiario.net ha chiesto un parere sula vicenda a Claudio Trotta, proprietario della Barley Arts, storico marchio che organizza concerti in Italia da almeno tre decenni e organizzatore proprio del concerto di Springsteen a San Siro. Tre anni fa, in occasione dell’ultima apparizione del Boss nella “Scala del calcio”, Trotta si beccò anche una denuncia da parte dei residenti della zona perché il concerto si era protratto per una ventina di minuti oltre l’orario predisposto dal Comune.
“Chiariamo che io non sono parte in causa nella vicenda dell’Arena” ci tiene a spiegare Trotta “ma parlo soltanto come imprenditore della musica”. Sta di fatto, dice Trotta, che in questa vicenda si sono verificati ritardi, inadempienze e scarso rispetto per il pubblico che non dovrebbero verificarsi. “In Italia” spiega “vige ancora una brutta abitudine, che è quella dei bandi per i progetti culturali, abitudine che io abolirei subito”. Inoltre, dice “non è possibile che la cultura dipenda da una giunta piuttosto che da un’altra”. Per Trotta, “La politica culturale di una città non è determinata dal sindaco o dall’assessore di turno di qualunque appartenenza politica siano. A mio parere invece dovrebbe essere determinata da una struttura fissa che può essere pubblica o privata, che negli anni deve impostare e governare quella che è la politica culturale. Ogni volta che arriva un assessore nuovo cambia la politica: i concerti gratis sì concerti gratis no, usiamo questo spazio o usiamo quell’altro. Promesse insomma, questa è politica vecchia e deve finire. Bisogna avere rispetto del pubblico”.
Trotta, che giudizio si può trarre dalle polemiche per la rassegna musicale che sparisce dall’Arena e approda all’Ippodromo?
E’ una sicura perdita per tutti quanti.
Ma c’è qualcuno che ha delle colpe in particolare su come è stata gestita la vicenda?
Oggettivamente qualcuno ha sottovalutato innanzitutto le tempistiche, che per una organizzazione e promozione di eventi del genere non possono essere ridotte a tempi troppo brevi. Questo per una palese inesistenza del programma di chi aveva vinto il bando sia per come il Comune ha gestito la cosa: è stato tutto troppo lungo senza tenere in considerazione i tempi dell’organizzazione e quelli del pubblico.
Ma è così necessario procedere per concorsi a bandi per eventi del genere?
Personalmente notoriamente detesto i bandi. I bandi culturali sono un male di questo Paese che ci trasciniamo da anni con le giunte di tutti i colori. I bandi sono figli e parenti di un altro male che esiste in Italia. Gli assessori e i sindaci che una volta che vengono eletti pensano loro di fare gli operatori culturali. Questo non è il loro ruolo, loro devono amministrare e niente di più.
Ci spieghi meglio questo aspetto.
La politica degli spettacoli di una città non è determinata dal sindaco o dall’assessore di turno e di qualunque colore politico: a mio parere dovrebbe essere determinata da una logica e da una struttura fissa che può essere pubblica o privata e che negli anni deve impostare e governare quella che è la politica culturale. Ogni volta invece che arriva un assessore nuovo si cambia politica culturale: i concerti gratis sì i concerti gratis, no usiamo questo spazio osiamo quell’altro. Promesse: questa è politica vecchia e basta.
Una struttura di promozione culturale come quella che suggerisce lei invece a Milano non esiste.
No, non esiste. Personalmente l’ho suggerita prima a Terzi e poi a Boeri. Penso da tempo che una città come Milano dovrebbe essere come tutte le principali città europee. Cioè avere la politica degli spettacoli indipendente da chi governa in quel periodo, con dei funzionari seri – e ce ne sono – e con dei privati seri – e ce ne sono. Insieme dovrebbero gestire quella che è la politica culturale.
La politica invece dovrebbe occuparsi delle fondamenta e non dell’aspetto finale, di aspetti come l’architettura, la formazione, i servizi e non del prodotto. Il prodotto è straordinariamente governato in questo Paese da tanti organizzatori grandi e piccoli, che fanno il loro lavoro. Bisognerebbe quindi mettere in condizione questi operatori di lavorare.
Che ne pensa del trasferimento della rassegna all’Ippodromo? Non è a rischio di contestazione da parte dei residenti della zona, che già si lamentano per i concerti a San Siro?
Personalmente ho consigliato io l’Ippodromo come luogo alternativo per i concerti. La questione però è un po’ più complicata: io lo avevo consigliato nel momento in cui l’organizzatore aveva perso il bando per l’Arena. Avevo però consigliato una zona ridotta dell’Ippodromo, Quattrone invece poi ha fatto un progetto suo diverso e secondo me abbastanza ambizioso, anche molto bello. Personalmente credo che fare una rassegna così in mezzo al prato la vedo con delle criticità. Inoltre è una criticità la zona e questo lo sappiamo bene per le tante polemiche del passato. Penso che Quattrone abbia fatto i suoi ragionamenti e apprezzo il suo coraggio anche perché dal punto di vista economico questa operazione gli costerà di più dell’Arena. Io al suo posto sarei rimasto all’Arena perché credo che la gente farà fatica a capire.
In conclusione, che commento possiamo dare di tutta la vicenda?
In generale questa vicenda non ha fatto bene all’immagine della città e all’immagine della musica dal vivo. Si poteva ampiamente evitarla, bastava essere più cauti.
Lei sta è stato protagonista di una vicenda abbastanza triste, la denuncia per un concerto che aveva sforato di poche decine di minuti il limite orario imposto dal comune nella zona di San Siro. Ne è uscito assolto, e adesso ci riprova ancora con Bruce Springsteen nello stesso luogo.
Nel frattempo sono avvenuti dei cambiamenti che mi vedono abbastanza soddisfatto. Il Comune ha concesso la possibilità di aumentare il livello sonoro di quattro decibel e, dati i presupposti e le circostanze complessive, è ovvio che il risultato di avere quattro decibel in più e di aver abolito la delibera sugli orari del concerto stesso mi sembrano fatti fortemente positivi.
Cosa dicono i residenti di questi cambiamenti?
Non ne so niente e sinceramente io mi preoccupo delle oltre 60mila persone che verranno allo stadio, dell’artista che sta sul palco e della qualità dello spettacolo. Tanto sono certo che i residenti prima o poi si faranno sentire lo stesso.
Dunque una vittoria della musica a Milano?
Sono dieci mesi che sto lavorando a questo evento, facendo una fatica enorme. Per la prima volta con lo stesso Bruce Springsteen si è deciso di avere un impianto audio dedicato appositamente per il secondo e terzo anello: credo e mi auguro ci sarà una qualità superiore della musica rispetto a quanto sentito fino a oggi.
Inoltre sono stati presi accordi con Atm per viaggiare gratis in modo da limitare i disagi del traffico in zona.
Un’altra ottima cosa che non costa alla comunità, perché è tutto pagato dagli organizzatori. E’ un servizio che garantisce a chi ha comprato il biglietto di andare con i mezzi pubblici gratis. Mi sembra complessivamente che dopo dieci mesi di lavoro di essere riuscito a ottenere i presupposti per un grande evento. Bruce Springsteen da quanto si sa ogni sera fa concerti sempre più belli e più lunghi: credo, ma ancora non è ufficiale, che salirà sul palco verso le 20 e trenta e suonerà fino alle ventitre e tre quarti.
(Paolo Vites)