Tra sogno e realtà. Pare che a fine luglio si sia tenuto uno show esclusivo, unico, leggendario. I Dire Straits di nuovo insieme sullo stesso palco dopo vent’anni. Romeo and Juliet, Sultans of Swing, Tunnel of Love. Insomma avete ben presente la portata di ciò di cui si sta parlando.  Lo stile unico e inconfondibile dei Dire Straits nuovamente concesso a pochi intimi presenti tra familiari e amici. Pare che l’acustica fosse perfetta e lo spazio adibito a concerto accogliente con comode poltroncine posizionate a ridosso del piccolo palco.  Tutto ha l’apparenza di essere il paradiso in barba a chi dice che il rock è la musica dell’inferno.



Chissà se la notizia fosse trapelata. Promoter in fibrillazione, agenzie di stampa prese a battere la notizia, tam tam su internet, fan in visibilio, posti nei palazzetti e negli stadi esauriti in prevendita e in pochi secondi. Pare che ci sia ancora incertezza se si sia trattato di una reunion sporadica, magari a titolo benefico, come è avvenuto per i Pink Floyd, oppure se sia stata un’anticipazione di un vero e proprio tour come è stato per i Police. E il bel Paese verrà snobbato, come purtroppo spesso avviene dalle star internazionali, oppure al contrario sarà onorato, come fecero proprio gli stessi Dire Straits nel loro ultimo On Every Street Tour del 1992. Una dimostrazione di affetto di dieci date di cui quattro a Milano. E poi magari un nuovo album…



Il paradiso può attendere. Siamo invece a Roma nel quartiere Prati a due passi dal Vaticano. Va bene che la strada maestra per l’Eden è più vicina da quelle parti, ma niente Mark Knopfler e soprattutto niente reunion. Il teatro è quello dell’Angelo, non per la presunta presenza celestiale, ma perché intitolato all’ex Presidente dell’Inter Angelo Moratti.  Non è tutto un sogno, i Dire Straits Legends, non sono una cover band ma, come si può leggere dal loro sito internet, sono un “Concetto che nasce dalla passione e dell’amore” e che celebra una delle rock band più grandi di sempre con la presenza di alcuni vecchi eroi.



La serata in oggetto è la prima del tour, definita come Warm Up Gig.  Nella line up della serata sono previste tre leggende: Pick Withers alla batteria, Phil Palmer alla chitarra e Mel Collins al flauto e al sassofono. Tutti e tre sono artisti di fama internazionale che vantano primarie collaborazioni nel mondo del rock, ma che sono rimasti indelebilmente segnati dalla militanza nei Dire Straits. Pick Withers è uno dei fondatori insieme a Mark e David Knopfler e al bassista John Illsley. I volti dei quattro compaiano nella cover interna del primo disco “Dire Straits” (1978) e poi ancora nel secondo  Communiquè (1979). Ecco, nell’arco di un solo anno Pick Withers, fra tutti, sembra essere quello più cambiato: da ragazzotto acerbo e furbetto si trasforma in rock’n’roll star di quella che diventerà una delle band più stratosferiche del pianeta.

La sua permanenza nei Dire Straits durerà solo fino al 1992, giusto il tempo di contribuire al confezionamento di altri due capolavori, “Making Movies” e “Love over Gold”. La sua passione per la musica jazz lo porterà lontano dalla band. Phil Palmer è stato invece con i Dire Straits solo nell’ultima fase di attività, ovvero tra il 1991 e il ’95, collaborando pertanto nella realizzazione di “On Every Street” e nel seguente tour.  Mel Collins infine è uno dei sassofonisti più apprezzati e ricercati della scena rock. Oltre ad aver collaborato con i Rolling Stones in “Some Girls” e con Eric Clapton in “Slowhand”, Mel ha accompagnato i Dire Straits nella tournée trionfale dell’83, diventata celebre per la pubblicazione del live (album e video) “Alchemy”.

Un capolavoro assoluto da annoverare tra le migliori incisioni rock dal vivo di sempre. Tra le poche parole pronunciate sul palco e catturate nel live, Mark Knopfler, in un inglese strettissimo, introducendo un brano dice: “We got some Mel Collins join us on the saxophone. So, yeah here is the one we agreed to, ok just follow these tabs here we go!”. Un certo Mel Collins. Ed ecco una versione esagerata e tutta da ballare di Two Young Lovers, pubblicata proprio all’inizio di quello stesso anno sull’ep Extended Dance Play.

Oltre ai suddetti anche altri Dire Straits come Jack Sonni, John Illsley, Alan Clark, Chris White,Danny Cummings, si sono di volta in volta alternati sul palco dei dire straits legends. E’ difficile invece che ci si possa mai imbattere nella “Leggenda” Mark Knopfler. Nel corso degli anni e a più riprese, Mark ha sempre preso le distanze da una possibile reunion.

 

Del resto Knopfler, nel suo recente tour europeo a supporto di Bob Dylan, ha concesso solo le briciole dei Dire Straits. In scaletta era stabilmente presente l’esecuzione di So far away e, solo nelle tappe più fortunate, anche quella di Private Investigations. L’ingresso sul palco è accompagnato dalle note di Ennio Morricone “Il buono, il brutto e il cattivo”. Phil Palmer è il direttore del progetto ma la vera anima della band è rappresentata dall’italianissimo Marco Caviglia (chitarra e voce), visibilmente emozionato al cospetto delle leggende e nel ruolo di Mark “Il Sultano” Knopfler.

Al maestro Morricone non si può che rispondere con Once upon a time in the West, brano di apertura del set. Buona parte del repertorio della band presentato nel corso della serata si rifà ai primi due album dei Dire Straits: Down to the waterline, Six blade knife, Wild west end, News, Where do you think you’re going?, Follow me home e ovviamente Sultans of swing. Niente da dire. L’esecuzione dei brani è di elevata qualità e tecnicamente ogni strumentista si fa apprezzare. Sarà anche la serata di “riscaldamento” ma la band sa bene come accattivarsi i favori del pubblico: Expresso love, Tunnel of love, Solid rock e Romeo & Juliet rappresentano in parte il greatest hit della band inglese. Bis confezionato ad arte per sfruttare tutto il potenziale di Mel Collins: Your Latest Trick e Two Young Lovers. Un invito a nozze per l’eclettico Sassofonista che ne valorizza l’esecuzione. Tra sogno e realtà.