Nel trascorso mese di luglio si è tenuta la prima sessione della rassegna estiva Blue Song Online Festival inaugurata lo scorso anno da Alex Simone, ideatore tra l’altro nel 2012 della rassegna online “Sanremo Emerging” che ha proposto – parallelamente al Festival di Sanremo – una sorta di festival dei “non selezionati” tra i giovani rivelando a più riprese una qualità superiore a quella dei prescelti per la celebre kermesse nazionale.
Differente è la struttura del Blue Song Online Festival il cui intento – già dall’evocativo titolo che richiama cieli e atmosfere della bella stagione – è rifarsi a manifestazioni solari e frizzanti di cui il panorama nazionale è da tempo orfano come “Festivalbar” e “Un Disco per l’Estate”. Non solo tormentoni estivi potenziali o reali, nostrani o stranieri (quello di quest’anno – seppure non in gara – potrebbe essere nell’appeal martellante dell’euro dance “La La Love” di Ivi Adamou già in gara all’Eurovision Song Contest), ma – proprio come in quelle storiche manifestazioni – incursioni in arcipelaghi che uniscono il paesaggio tipico del pop di classe alla musica d’autore non diversamente da come accadeva anni fa per i Matia Bazar di “Ti Sento”.
In questa prima sessione che ricomprende 16 canzoni in gara il meglio – manco a farlo apposta e come da un po’ di tempo a questa parte – è stato rappresentato dalla musica femminile, molto più centrata, incisiva e personale soprattutto a livello di nuove leve.
First Aid Kit – Emmylou: questo giovanissimo duo femminile svedese che vanta un battesimo internazionale al Polar Music Prize di Stoccolma nell’ottobre scorso davanti a una commossa Patti Smith (sulle note della cover di “Dancing Barefoot” ), incarna un paradosso storico-geografico. Le sorelle Joanna e Klara Soderberg sono tra le esponenti privilegiate di una rinascita che porta a nuova vita quel folk-rock elettroacustico di ascendenza nordamericana legato alle tradizioni e alle origini rock. Il sentore nostalgico che si respira in questi solchi partorisce – con nuovi occhi, voci e malinconie – corpo e anima di quella basilare e irripetibile esperienza di vita con il suo scrigno di desideri e aspirazioni.
https://www.youtube.com/watch?v=PC57z-oDPLs
Roberta Faccani – Controtempo: ecco la migliore proposta italiana uscita dall’ideale accademia del pop di questi mesi. Marchigiana e già nota per essere stata la quarta cantante in ordine cronologico dei Matia Bazar (tra i due periodi di permanenza di Silvia Mezzanotte), si presenta sotto l’egida di un grande musicista/produttore come Mauro Paoluzzi (storico alter ego musicale di Vecchioni) con un bel brano mid-tempo che condensa e rimescola le scansioni ariose e passionali dei Matia Bazar a cavallo del periodo Antonella Ruggiero / Laura Valente.
In attesa dell’album d’esordio previsto per l’autunno, la talentuosa Faccani si lascia alle spalle la vocalità esibita con il celebre gruppo, tecnicamente ineccepibile ma spesso giocata su un surplus di eccesso interpretativo. Con questa prova regala un bel passo di maturità servendo egregiamente la creatura canzone e dosando finalmente con guadagnata maestria le acrobazie e impennate vocali inscritte nel suo DNA.
https://www.youtube.com/watch?v=d9rxm5_mwUg&feature=share
Sarah Ferri – On my Own: belga di origine italiana ci offre un’agile pop con accentuate venature soul-folk che la pongono tra una Winehouse in punta di piedi e un archetipo di canzone d’antan impostosi e consolidatosi nell’ultimo decennio. Il risultato è un brano ben giocato tra il fresco tratto della strumentazione acustica, il docile accompagnamento ritmico delle spazzole e un chorus dal buon appeal retrò.
https://www.youtube.com/watch?v=aqcn8KINOFs
Ma’Ayan Castel – Courage: artista israeliana dal nome intrigante. Voce calda dai riflessi ambrati per una canzone che è il paradigma della ballata estiva soffice ed elegante, solido arrangiamento, fresca atmosfera serale e soffusa. Un discreto cocktail tra Sade anni ’80 e, tanto per cambiare, venature vocali alla Winehouse.