«L’idea di riproporre la canzone napoletana tradizionale, nasce dalla mia frequentazione con il jazz. Sono passati più di vent’anni da quando avvenne l’esordio dell’Orchestra Italiana – è Renzo Arbore a parlarci poco prima del concerto -. Il tutto è maturato nel corso delle tante jam che si svolgevano a casa mia. Cambiavano i musicisti, ma le jam finivano immancabilmente con l’esecuzione di canzoni napoletane; mi sono così reso conto che non c’è jazzista al mondo che non conosca i classici della canzone napoletana. Ecco come è nata l’esigenza, la voglia di riscoprire e riproporre certo repertorio anche perché in cuor mio avevo timore che questo straordinario patrimonio finisse dimenticato, maltrattato quasi. La canzone napoletana tradizionale, non è seconda a nessuno, i testi sono autentiche poesie e le melodie trovano eguali solamente nella canzone messicana».



«L’Orchestra Italiana nacque con la “benedizione” di Roberto Murolo, colui che ha codificato e recuperato tesori dimenticati, anticipando di molti anni lo stesso tipo di ricerca fatta poi da João Gilberto con la musica brasiliana. Se proprio, semplificando, devo indicare un riferimento stilistico, a come noi ci approcciamo a queste canzoni e le rielaboriamo, Murolo a parte, direi che l’Orchestra Italiana si pone nella scia del grande e indimenticato Renato Carosone».



Quando l’altra sera a Vignanello (VT) le luci si sono spente ed è iniziato il concerto, allo scorrere delle immagini dei trionfali tour avvenuti in ogni parte del mondo, (Radio City Music Hall, Madison Square Garden, Carnegie Hall a New York, Royal Albert Hall di Londra, Olympia di Parigi, Piazza Rossa di Mosca, e tanti altri ancora in Canada, Australia, Brasile, Giappone, Argentina, Venezuela, Tunisia, Spagna, Montecarlo e Cina), ci si è resi conti di essere di fronte a una sorta di monumento, di “Signore della Musica”. Quello che Renzo Arbore ha fatto per la musica nel nostro paese è qualcosa che meriterebbe “un Nobel”. Il suo percorso artistico,infatti, è stato sempre permeato dalla grandissima passione per la musica, evidente sin dagli inizi con i programmi radiofonici Bandiera Gialla (1965) e Per Voi Giovani, come pure nelle prime apparizioni televisive (Speciale per Voi) nelle quali riuscì a vincere la sua proverbiale timidezza. 



Grazie al suo stile, all’innata eleganza e alla grande capacità di divulgare ed educare alla buona musica, Renzo Arbore ha saputo influenzare ed elevare i gusti musicali di più di una generazione; giornalisti, musicisti, hanno un debito di riconoscenza nei suoi confronti e lo considerano un maestro. L’amore per le sette note ricompare ciclicamente anche nei suoi programmi di varietà nei quali non ha mai mancato di divulgare la musica a lui cara (jazz e canzone napoletana tradizionale).
Renzo Arbore ha inoltre innovato la televisione con programmi diventati dei cult (L’altra Domenica), realizzando ascolti inaspettati anche in seconda serata, tenendo in piedi fino a tarda notte milioni di persone (Quelli della notte, Indietro Tutta). Come non ricordare inoltre “D.O.C.”, nel quale i più grandi protagonisti della musica mondiale suonavano dal vivo negli studi Rai di Via Teulada.

Grande scopritore di talenti fa conoscere al grande pubblico Roberto Benigni, Andy Luotto, Mariangela Melato, Isabella Rossellini, Silvia Annicchiarico, Luciano De Crescenzo, Le “Sorelle Bandiera”, Dario Salvatori, Massimo Catalano, Nino Frassica, Giorgio Bracardi, Isabella Rossellini, Mario Marenco, Marisa Laurito e chi più ne ha più ne metta. Il passaggio dalla televisione al cinema lo porta a realizzare film per l’epoca impensabili (Il Papocchio, FF.SS), fino a virare verso le origini con il programma Il Caso Sanremo chiaro omaggio alla rivista e all’avanspettacolo.

Nato a Foggia nel 1937 si trasferisce a Napoli dove si laurea in legge. Proprio nella città partenopea ha modo di affinare le sue capacita di musicista suonando al Club Uso (United States Organization) di Calata San Marco frequentato dai militari della base Nato e da musicisti americani. Autore, attore, compositore, Dj, conduttore televisivo, showman, regista, Renzo Arbore è anche un fior di clarinettista jazz.

Nel suo palmares anche un secondo posto al Festival di Sanremo con Il Clarinetto. Tornando al concerto di Vignanello, i musicisti non hanno ancora preso posto sul palco e, senza soluzione di continuità con le immagini dei concerti, viene diffusa Reginella cantata da Roberto Murolo. L’emozione è palpabile, sullo schermo scorrono immagini di repertorio dello scomparso artista napoletano, ci sono anche le foto di Arbore e Murolo, scattate nel corso degli anni e proprio nel momento in cui viene proiettata la foto in cui Murolo fa un affettuoso buffetto sulla guancia di Arbore, L’Orchestra Italiana prosegue l’esecuzione di Reginella con la voce dello stesso Arbore e di Gianni Conte. E’ un inizio regale di un concerto che divertirà ed emozionerà le migliaia di persone presenti.

«Stasera lo spettacolo durerà di meno, parlerò poco – ci dirà Arbore dietro le quinte -, ma come immancabilmente accade, anche in questa occasione, non si risparmierà. Del resto il grande artista pare divertirsi un mondo e l’Orchestra Italiana appare una macchina ben rodata e pronta a seguire il suo direttore. E’ la volta di O’Sarracino di Renato Carosone e la serata inizia ad arroventarsi, il pubblico viene conquistato dalle voci dell’eccellente Mariano Caiano e da Gennaro Petrone che, con Nunzio Reina e Salvatore “Mohamed” Esposito, fa parte della strepitosa sezione di mandolini. 

Renzo appare in gran forma, reduce dal successo di Malta, si mette in luce con Chella Là , altro classico napoletano. E’ poi la volta di un pezzo originale Pecchè nun ce ne Jammo in America composto dallo stesso Arbore insieme a Peppino Gagliardi. In brani come questo l’Orchestra mette in risalto le proprie capacità strumentali dimostrandosi duttile e capace di navigare nelle musiche di tutto il mondo. Le voci appaiono scelte con cura fondendo lo stile napoletano tradizionale della brava cantante Barbara Bonaiuto a quello più duttile e moderno di Mariano Caiano.

In Voce ‘E notte e Dicitincello Vuje bella la performance del cantante Gianni Conte. Con Cocorito e Polka l’Orchestra spazia dal country al rock alla musica centroamericana grazie anche al contributo dei due percussionisti Peppe Sannino e al nuovo timbalero Gegè Telesforo protagonista anche con dei riusciti a solo scat.

E Arbore? Sempre in prima fila a dirigere, a dettare i tempi, a raccontare storie, audaci barzellette (!) con quella leggerezza e senso dell’ironia che non lo fanno mai scadere nel cattivo gusto, a fare la parte della “spalla” (semplicemente strepitoso) mentre coinvolge i musicisti nei suoi divertenti siparietti. Renzo non si risparmia intrattiene il pubblico, rievoca storie lontane, è divulgativo, cita anche grandi del jazz e dimostra di farsi valere come cantante, battendo un lieve calo di voce.
E’ proprio lui ad emozionare la platea con una sussurrata esecuzione di Malafemmena, capolavoro di Totò; bello l’arrangiamento e il lavoro delle tastiere di Massimo Volpe. Toccanti i primi piani di Totò trasmessi sul grande schermo alla spalle della band.

Arbore rimane sul palco insieme alla sezione ritmica (Roberto Ciscognetti alla batteria, Massimo Cecchetti al basso elettrico oltre a Nicola Cantarano alla chitarra elettrica), l’atmosfera è da club jazz, si siede al piano e ripropone una riuscita versione di Piove, celeberrima canzone di Domenico Modugno. In questo brano Renzo si mostra bravo crooner, swinga, conduce i suoi musicisti nelle praterie del jazz, dimostrando tutta la sua duttilità e la conoscenza dell’improvvisazione.

E’ il momento più interessante del concerto. Sempre al piano esegue Mamma mi piace il ritmo di Natalino Otto, compare il clarinetto e qui è una autentica delizia (al limone scherzerebbe lui), il suono, la pronuncia, ci catturano, è evidente che Arbore prima di tutto è un gran clarinettista jazz, inizia ad improvvisare, pochi minuti sono sufficienti a conquistarci, rimaniamo con l’acquolina in bocca, augurandoci di poterlo riascoltare più a lungo al clarinetto in un’altra occasione. 

Dopo Smorza ‘E Lights e Jam in the Night con Renzo Arbore e Telesforo alla ribalta, si va verso il finale. Comme Facette Mammeta, manda il pubblico in visibilio, l’Orchestra macina ritmo a non finire, buono il lavoro delle due chitarre acustiche Paolo Termini e Michele Montefusco, eccellente alla fisarmonica Claudio Catalli. Aummo Aummo, ‘A Tazza ‘e cafè, ‘o Surdato ‘Nnammurato e’la scoppiettante serie che apre la parte conclusiva dell’esibizione, ma il bello deve ancora venire. 

Alle prime note de Ma La Notte, la platea si scatena e balla e canta le canzoni tratte dagli show televisivi di Arbore (Vengo dopo il Tiggì, Si La vita è tutt’un quiz), confermando la grande popolarità dei suoi programmi. Omaggio a Gabriella Ferri con Dove Sta Zaza’ e finale con Luna Rossa e il Materasso. Gran serata e grande successo. Complimenti Signor Arbore!… Dimenticavo Signor Arbore, lo sa che i suoi gilet sono sempre più belli e originali? Il tour continua con le date di Sanremo (9 agosto), Marina di Pietrasanta (il 10), Isola d’Elba (13 agosto), Ostia (15), Eboli (16), Margherita di Savoia (17) oltre alla ripresa di settembre (Narni, Palermo, Catania, Milano). Da non perdere.