“E’ da anni che il mio amico Zucchero fa cantare e ballare l’Italia, lo sappiamo tutti. Il suo sorriso, il sorriso accattivante ha fatto di lui l’uomo più piacevole d’Italia. Quel sorriso che attraversa il viso… ma la voce, la voce è quella di una vecchia quercia come un whisky stagionato nelle botti di quercia”.  Che attestato di stima, che dichiarazione di amicizia. A chi non farebbe piacere sentirsi dire queste parole? Soprattutto se l’amico in questione è un certo Bono Vox. Le parole citate si riferiscono a uno speciale RAI di un paio d’anni fa in occasione dell’uscita di “Chocabeck” e della collaborazione tra il cantante reggiano e il leader degli U2. 



Zucchero ha sempre dato l’impressione di essere uno generoso. Uno spasso e un vulcano in continua eruzione per chi gli sta intorno. Oltre alle sue capacità musicali, la sua vicinanza a tante star internazionali del calibro di Sting, Clapton, Santana, BB King (solo per citarne alcuni) può essere spiegata solo da un carisma che attrae e da una semplicità nei rapporti (a base di lambrusco e salame verrebbe da dire) che necessariamente non si limitano alla sola sfera lavorativa.



Con il nuovo “La Sesión Cubana” Zucchero punta verso sud e amplia gli orizzonti dei suoi viaggi musicali. Fra tex mex e ritmi latini, Adelmo Fornaciari si pone come obiettivo ambizioso di far cantare e ballare tutto il mondo. Il disco non è di sola musica cubana com’era stato invece nel caso di Ry Cooder con i Buena Vista Social Club. Zucchero come sempre rimescola gli ingredienti e realizza un album che nasce dal blues ma che in questo caso ha un Sabor squisitamente cubano. A garanzia della bontà del risultato c’è anche lo zampino esperto e sapiente del produttore americano Don Was che per il lavoro a l’Avana si è sottratto alcuni giorni ai Rolling Stones impegnati in studio per completare “Grrr!”. 



Il prodotto finale è fresco, allegro e divertente. Realizzato a Cuba nei mesi di luglio e agosto, il lavoro è stato poi concluso in Italia. Adelmo Fornaciari sembra divertirsi come se stesse suonando per i suoi amici. E il risultato si traduce in un’operazione genuina ben accolta dal pubblico e dalla critica.

L’album, pubblicato il 20 novembre, ad esattamente un mese di distanza è riuscito a scalare i vertici di vendita delle classifiche italiane.

Il primo singolo, nonché vero traino dell’album, è “Guantanamera (Guajira)”. Il motivo, noto in tutto il mondo, è un canto popolare cubano il cui testo originale è imputabile al XIX secolo ovvero al periodo della guerra d’indipendenza del popolo cubano dal dominio spagnolo. Le parole, la cui versione definitiva risale alla prima metà del secolo scorso, sono state fedelmente tradotte in italiano da Zucchero i cui temi fondanti sono gli ideali, la libertà e l’amicizia.

L’album si presenta al pubblico composto di tredici brani di cui due soli inediti, cinque interpretazioni di brani di terzi e sei riarrangiamenti di vecchi successi propri (e neanche tra i più famosi). Infatti dal repertorio di Zucchero sono stati rivisitati in chiave caraibica “Baila”, “Un Kilo”, “Cuba libre”, “L’urlo”, “Indaco dagli occhi del cielo” e “Così Celeste”. Tra le cover invece, oltre alla già citata “Guantanamera”, vengono riproposte “Nena”, “Pana” (eseguita in duetto con la cantante spagnola Bebe), “Never is a moment” (del songwriter americano Jimmy La Fave), e “Ave Maria no morro” (eseguita in duetto con il cantante brasiliano Djavan).

Sono proprio le due novità ad essere le vere sorprese dell’album. “Love is all around”, scritta con Pasquale Panella, gioca sulle parole Love is/L’ho vis(to)… ma il testo assume toni drammatici nella parte centrale del brano. Scritto poco tempo dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia, Zucchero vuole lanciare un messaggio di speranza “Stiamo ballando tra le rovine sulle macerie, cercando amore fino alla fine tra le nostre miserie”. Nonostante le bruttezze che continuamente accadono nel mondo, dobbiamo continuare a credere e cercare amore. La malinconica e struggente “Sabor a ti” è invece il secondo inedito che chiude il disco.

 Il progetto de “La Sesión Cubana” ha avuto il suo coronamento con il concerto che si è tenuto presso il parco dell’Istituto Superiore d’Arte a l’Havana (che andrà in onda su RAI2 il 10 gennaio alle ore 21.00). L’evento offerto al popolo cubano ha registrato un’adesione e un entusiasmo ben al di sopra delle aspettative (c’e’ chi dice 25.000 e chi 70.000… comunque un successo, ma è impossibile trovare certezze sui numeri visto che l’ingresso era gratuito). 

Il concerto, tanto sognato e atteso da Zucchero, ha avuto luogo tra mille difficoltà organizzative l’8 dicembre, esattamente ventidue anni dopo il concerto tenuto al Cremlino nel 1990. Trentuno canzoni in tutto per due ore e mezza musica in cui Zucchero si è avvalso della collaborazione di un’orchestra di ventidue elementi (a cui si aggiungono tre coriste) su un palco fatto arrivare appositamente dall’Italia in dieci container spediti via mare (e tre via cargo) in viaggio per quaranta giorni.

Ora si volta pagina? No anzi, dopo alcune date in Australia, “La Sesión Cubana World Tour” entra nel vivo con tre date di esordio all’Arena di Verona (30 aprile e 1-2 maggio) e prosegue nelle principali città europee.

Cosa spinge un uomo di 57 anni con trent’anni di carriera ricca di successi (non tutti sanno che “Oro, incenso e birra” è uno degli album più venduti da sempre in Italia con quasi 2 milioni di copie) a rischiare e ad affrontare nuove sfide di questa portata? Il segreto lo descrive molto bene lui stesso alla tv web TVN: “Giro ancora il mondo perché quando arrivo in un posto sono stupito. Sono ancora molto bambino, grazie a Dio ci sono ancora molte cose che mi stupiscono, questo è il motore che mi fa andare avanti, altrimenti la vita sarebbe arida”. 

Ecco il segreto, guardare il mondo, con gli occhi di un bambino.