Sono migliaia i messaggi di condoglianze che arrivano da tutto il mondo per la scomparsa, avvenuta ieri, di Lou Reed, fondatore dei Velvet Underground, figura di spicco della musica rock degli ultimi cinquant’anni, scomparso dopo alcuni mesi di malattia. Da segnalare anche l’ultimo post apparso sulla sua pagina facebook e pubblicato probabilmente poco dopo la sua morte: lo si vede in una fotografia appoggiato a una porta dove appare un graffito che dice: papà vuole bene al suo bambino, e la frase di commento: “la porta”. Una porta che si è spalancata per il musicista che più di ogni altro ha saputo descrivere e cantare la tragedia dell’uomo moderno, i bassifondi della disperazione, il tunnel della droga e delle perversioni, e soprattutto celebrare la città di New York. Lui stesso si definiva l’uomo di NYC, lui era New York. Spicca naturalmente il messaggio di addio dell’amico/nemico John Cale con cui diede vita all’avventura dei VU: “il mondo ha perso un bravo cantautore e poeta, io ho perso il mio amico della scuola”. Iggy Pop ha lasciato un solo desolato commento: è una notizia devastante. Anche il cinema lo ricorda. L’attrice Mia farro ha scritto su twitter: “la più grande gratitudine a Lou Reed, pace” mentre lo scrittore Salman Rushdie ha detto: “il mio amico Lou Reed è arrivato alla fine della sua canzone. E’ molto triste”. Citando due suoi classici, ha aggiunto: “Ehi Lou, camminerai per sempre nel lato selvaggio, sarà sempre un giorno perfetto”. Whoopi Goldberg ha scritto: “Il grande e straordinario Lou Reed è morto, le mie condoglianze a sua moglie Laurie Anderson, Lou era unico e questa ragazza di colore canta ancora dededede…”. Infine David Bowie, che contribuì a lanciare la carriera di Reed, sul suo sito ha lasciato questo messaggio: “il mio vecchio amico era un gigante”. Va detto che anche in Italia la morte di Reed è stata oggetto di ricordi. Ad esempio Emanuele Filiberto ha rimpianto la sua scomparsa, così come Roberto Formigoni e il cardinal Ravasi che l’hanno ricordato su twitter.