Se non ci saranno sorprese dell’ultima ora  (alle prospettive di un commissariamento a ragione della situazione debitoria della fondazione e della minaccia di uno sciopero dei dipendenti che perderebbero il salario integrativo – ben il 37% della busta paga)- la stagione lirica 2013-2014 del Teatro dell’Opera di Roma inizierà il 27 settembre  con Ernani opera che, se ben ricordo, non si rappresenta a Roma da circa un quarto di secolo. In un saggio su La Nuova Antologia ho sfatato –spero –  la leggenda di Giuseppe Verdi “risorgimentale”. In effetti delle sue 27 opere, solamente La Battaglia di Legnano, fu ispirata da eventi del processo di unità nazionale, in particolare da quelli della Repubblica romana del 1849. Ci sono, però, opere in cui Verdi fu chiaramente e marcatamente rivoluzionario. E liberale Tra queste ha un ruolo importante “Ernani”, poco rappresentata per le difficoltà vocali che comporta e di cui negli ultimi dieci anni ricordo belle edizioni a Palermo ed a Bologna. Tratta dal dramma di Victor Hugo che segnò in Francia l’inizio del romanticismo, innescando polemiche tra chi era favorevole e chi contrario alle forti innovazioni che esso comportava, “Ernani” è un capolavoro giovanile di Verdi e una vera perla musicale da cui emerge con grande chiarezza la capacità del compositore di delineare la condizione psicologica dei personaggi ben definiti musicalmente nel rispettivo carattere. Verdi fu certamente affascinato dal soggetto che gli permetteva di approfondire la psicologia dei personaggi. Proprio come il protagonista, il bandito Ernani, un nobile proscritto e amante corrisposto, spinto da violente passioni, che congiura contro il re di Spagna, Carlo V, per vendicare la morte del padre e che finisce con il sacrificio della propria vita a pochi giorni dalle nozze con l’amata Elvira per tenere fede a un patto d’onore stretto con l’implacabile vecchio Silva, Grande di Spagna.



Una tragedia di passioni, sangue e potere che echeggia i lavori shakespeariani cui Victor Hugo faceva chiaro riferimento. Ernani, il protagonista, è essenzialmente un rivoluzionario che sovverte l’ordine esistente. L’opera appare di rado sulle scene, anche perché è una vera e propria prima bozza del “Trovatore” e richiede quindi almeno quattro “grandi voci” e una bacchetta che sappia dare passione all’orchestra, senza però coprire i cantanti. La volontà di Verdi di legare in un nuovo nesso parola e musica, passioni e note è chiara fin dalle prime opere, nelle quali è evidente l’attenzione per la concatenazione scenica e la cura per evitare che il succedersi dei numeri musicali chiusi interrompa la continuità dell’azione drammatica. Altro aspetto rivoluzionario per il teatro musicale dell’epoca. Nella partitura è evidente l’impegno e la determinazione del compositore per realizzare una drammaturgia musicale puntualissima, nella quale la vivacità romantica è enfatizzata nel contrasto sonoro fra voci e relativi caratteri. Ne risulta un’opera precorritrice dei futuri sviluppi del teatro verdiano, dove il senso di unità della scena sarà la cifra stilistica negli anni della maturità e dove i brani appassionati e la struttura drammatica basata sul confronto tra personalità fortemente delineate ne sono emblematico preludio. Molto importante il coro di grande afflato liberale e libertario. Una dozzina di fa,quando la Lega Nord aveva proposto di sostituire Fratelli d’Italia con il melanconico Va Pensiero, l’attuale Ministro degli Esteri Emma Bonino ed il vostro ‘chroniqueur’ contro proposero di utilizzare il baldanzoso Si Ridesti il Leon di Castiglia con cui il giovane Ernani galvanizza le sue truppe a combattere per la libertà.



Nell’allestimento di allestimento di Palermo e Bologna, dove lo spettacolo fu rappresentato nella primavera del 1999 e del 2011. con un piccolo artificio viene alzata la pendenza del palcoscenico, che così  acquista così una prospettiva profondissima. Su un impianto fisso scorrono molte belle scene dipinte (ben otto, di cui quattro solo nel primo atto). Francesco Zito si è ispirato alla rappresentazione dell’architettura gotica quale interprete della grande tradizione iconografica della pittura europea del XIX secolo; nei fondali predominano i grigi, unitamente all’impianto a lunghe colonne bianche, il contrasto con il nero e le varie gradazioni del rosso che, con poche eccezioni, domina i costumi (anch’essi firmati da Francesco Zito); in tal modo risalta ancor di più il marrone della casacca di Ernani, l’azzurro delle vesti di Elvira, l’oro del manto papale; l’efficace regia di Beppe de Tomasi è lineare, didascalica, serve la musica (alterando leggermente, nel finale, il libretto in quanto riprende quello, con il suicidio anche di Elvira, della tragedia di Victor Hugo). Molto differente, .l’Ernani di Roma , almeno a giudicare dai bozzetti: un cinquecento spagnolo grandioso creato da Hugo de Ana come cornice per la complessa azione scenica. La direzione musicale di è affidata a Riccardo Muti. Grandi voci come Tatiana Serjan (che si alterna con Anna Pirozzi, Francesco Meli, Luca Salsi Ildar Abdrazakov  (che si alterna con Ildebrando D’Arcangelo) nei ruoli principali.

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