Francesco Grillo è un pianista e compositore diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e presso le Accademie di Imola e Cremona. Si è esibito in molti paesi d’Europa, Stati Uniti, Giappone, Messico vincendo il primo premio in numerosi concorsi pianistici internazionali. Francesco ha esordito nel 2011 con l’album di composizioni per piano solo “HighBall” (Universal), che contiene anche tre duetti con il pianista Stefano Bollani; un anno più tardi ha pubblicato con la medesima casa discografica l’album “Otto”, un disco di brani jazz originali, realizzato con la collaborazione di musicisti del calibro di Enrico Rava e Nico Gori. In questo suo ultimo album, “Frame”, che contiene 14 composizioni inedite per piano solo, l’artista celebra musicalmente l’incontro tra tradizione e modernità fondendo il lirismo e il virtuosismo del pianismo classico con le strutture e le sonorità del jazz. Riesce nell’intento di regalarci, esplorando le infinite possibilità dello strumento e le sue sconfinate sfumature timbriche, composizioni di sorprendente inventiva, in cui il rigore e l’abilità tecnica si piegano con naturalezza all’espressività più intima o estroversa. Questo lavoro dipinge atmosfere talmente intense da essere visibili e tangibili, oltre che, per nostra vera fortuna, udibili. “Questo disco rispecchia profondamente il mio stile personale – racconta Francesco Grillo – Le composizioni sono fresche, dirette e suonate con il cuore, attraverso stati d’animo sempre diversi: dall’agitato al riflessivo, dall’intimo al grandioso, con varie forme e strutture. In questo lavoro volevo raccontarmi liberamente, e a differenza dei due dischi precedenti, che erano un po’ un’antologia storica dei miei brani, questo è un racconto immediato di quello che ero io in quel momento. Questi brani sono nati proprio per questo disco nel 2012 o addirittura quest’anno, poco prima di andare in studio”. “Frame” (Sony Classical), il nuovo disco del pianista e compositore Francesco Grillo, è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming, distribuito da Sony Music. (Ecco una versione live del brano di apertura del disco North Wind in duo con Stefano Bollani)
In questo disco c’è un brano a cui sei più legato?
In generale i brani lenti, perché mi rappresentano meglio, sono più rappresentativi del momento in cui li ho scritti (Regard infini, Egloga, Nettuno), anche se poi ho inserito brani volutamente più “leggeri”, dove leggerezza vorrei intenderla come virtù, non come superficialità. Come può essere considerato più “leggero” un valzer di Chopin rispetto ad una ballata… il compositore è lo stesso, la cifra stilistica è la stessa, è semplicemente il suo racconto di quel momento.
Il brano Egloga ricorda atmosfere francesi, Debussy e Ravel…
E’ vero, c’è un modo francese in questo pezzo (ma anche nel disco “Highball”, specialmente nei pezzi in duo con Bollani); l’influenza della musica francese, di queste sonorità e di queste atmosfere, per me e per la mia musica è molto importante. La novità che questi compositori, così influenzati dalle sonorità orientali e addirittura dal jazz americano (per quanto riguarda Ravel), hanno rappresentato per la musica occidentale è fondamentale.
Senza risposte è un altro bellissimo brano, ma per rispettarne il titolo non ti farò domande… quindi ti chiedo quanto è pesata la tua formazione classica in questo lavoro; conoscendo la tua storia ci trovo dentro tanto del tuo bagaglio tecnico e musicale.
La mia musica è particolare per questo, le mie composizioni non possono prescindere da quello che è la mia formazione “classica”, se mi viene da improvvisare una cosa che ha un ostinato, o un arpeggio, lo faccio con disinvoltura, mi viene facile creare cose con immediatezza. Poi chiaramente ci devi lavorare per sviluppare e approfondire l’idea.
Non c’è mai comunque la sensazione di uno sfoggio tecnico fine a se stesso, c’è una naturalezza nel modo in cui usi il “mezzo” pianistico che rende queste atmosfere godibili, belle.
Non c’è complimento migliore per un pianista e compositore moderno… Al di là dello stile credo sia un problema più generale degli interpreti dall’avvento della discografia e dei concorsi. La tecnica deve essere sempre in funzione della musica, che è raccontare qualcosa. Altrimenti se ne perde la funzione naturale.
Cosa diresti ad un giovane che vuole entrare nel mondo della musica?
Credo che sia una cosa un po’ misteriosa decidere di fare una professione come la nostra, per come è strutturata la società… Queste cose devono avvenire comunque nel modo più naturale possibile; se c’è una vera passione che scaturisce dal cuore e si sente il “fuoco sacro”, bisogna seguirla e metterci tutto te stesso.
I programmi per il futuro prevedono anche la classica?
Sì, presto tornerò, ho un repertorio classico molto ampio ed ho voglia di tornare a dedicarmici, anche perché la ritengo comunque la musica più importante. Per quanto riguarda la composizione, mi piacerebbe scrivere musica con pianoforte e altri strumenti. Ho nel cassetto il progetto di un konzertstuck, un brano in cui il pianoforte è comunque protagonista ma in dialogo con l’orchestra. Vorrei inoltre collaborare con musicisti che stimo, come Egberto Gismondi, pianista e chitarrista brasiliano che mi piace molto, anche se non l’ho mai incontrato personalmente. O anche con Sol Gabetta, violoncellista argentina, che ho invece conosciuto e ascoltato dal vivo. Vedo più un progetto discografico di questo tipo. Comunque il bello del lavoro di compositore è che non sai mai quello che ti aspetta domani…