Una panoramica delle principali stagioni concertistiche romane che si stanno rivolgendo alla musica contemporanea non sarebbe completa se non si parlasse della IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti) che da sessantanove anni organizza una delle più prestigiose stagioni di musica da camera italiane, ospitata dall’Università la Sapienza nella sua storica Aula Magna, una sala da mille posti con una splendida acustica. Con budget minuto riesce a fare molto ed ha anticipato “Nuova Consonanza” nel diffondere la musica contemporanea a Roma e fare sì che la città diventasse, con Berlino e Parigi, una delle tre “capitali europee” del genere, in termini di ore effettivamente suonate ogni anno.



Il concerto inaugurale è stato purtroppo annullato in quanto era programmato in una giornata di alta tensione per le manifestazioni No Tav. Verrà ripreso il 23 novembre ma non riguardava la contemporaneità: era un viaggio nella musica del Settecento de “I Turchini” diretti da Antonio Florio. Ho ascoltato con gioia però il concerto del 5 novembre in cui i Neue Vocalsolisten di Stuttgart hanno presentato un programma di madrigali alternando il Seicento (Carlo Gesualdo da Venosa, Michelangelo Rossi) con la contemporaneità (Noriko Baba, Francesco Filidei, Salvatore Sciarrino). I lavori di Baba e Filidei erano in prima esecuzione a Roma; quelli di Sciarrino sono stati commissionati nel 2007 dal Festival di Salisburgo.



Prima di parlare del concerto, occorre ricordare che la IUC si rivolge alla città intera ma è attenta in special modo agli interessi di un pubblico giovane e vivace come quello degli studenti universitari. Il programma ha i suoi pilastri nei grandi autori classici, ma vengono esplorati anche epoche e autori meno frequentati e uno spazio particolare è dato ai compositori contemporanei e ai giovani interpreti. Ad esempio, si ascolterà una novità assoluta, commissionata da IUC e Fondazione Pirelli a Silvia Colasanti, la giovane compositrice romana affermatasi come una delle personalità più interessanti della nuova musica: è “Capriccio a due”, scritto per Accardo e Laura Gorna, che ne saranno gli interpreti insieme all’Orchestra da Camera Italiana, fondata da Accardo stesso. Un pianista assolutamente fuori dall’ordinario è Uri Caine, un grande del jazz che ha rivisitato anche monumenti della musica classica, come le Variazioni Goldberg di Bach, e che rielabora le sue vastissime conoscenze musicali con uno stile decisamente creativo. Sarà lui, insieme al batterista olandese Han Bennink, a chiudere la stagione il 27 maggio con un concerto intitolato “Sonic Boom”, come il loro recente cd. È la prima volta che suonano insieme a Roma.



Non solo famosi pianisti ma anche big di altri strumenti. È uno dei più grandi chitarristi attuali, forse il più grande, Manuel Barrueco, virtuoso del suo strumento, ma ammirato ancora di più per lo stile e la capacità di comunicare, che potremo apprezzare il 25 marzo in un programma che spazia dal Settecento di Bach e Scarlatti ai colori spagnoli di Albéniz e Turina.

Inoltre, Il Brodsky Quartet – noto anche per aver collaborato con celebrità del mondo pop e rock, come Björk, Elvis Costello e Paul McCartney – è stato tra i primi a scoprire i Quartetti di Šostakovi negli anni Ottanta, quando in occidente quasi nessuno li eseguiva e non si sospettava che fosse uno dei più importanti cicli quartettistici del XX secolo. Dopo averli eseguiti in tutto il mondo li porta ora anche alla IUC, nei due concerti “Intorno a Šostakovic ” (28 gennaio e 25 febbraio). Assolutamente fuori da ogni schema i Mnozil Brass, il più eccentrico e imprevedibile gruppo di ottoni del mondo, che affronta con lo stesso spirito Mozart e il rap, Bach e i Queen, combinando in una miscela irresistibile virtuosismo e comicità. Questi musicisti austriaci sono già famosi in tutto il mondo ma non hanno mai suonato a Roma e quindi l’8 aprile sarà la loro prima volta davanti al pubblico romano.

Ma andiamo al concerto del 5 novembre. Un dialogo tra epoche lontane apparentemente impossibile, ma Gesualdo è stato un precursore geniale, che ha suggestionato tanti artisti contemporanei. Anche in questo caso gli interpreti sono quanto di meglio offra il panorama musicale: i Neue Vocalsolisten Stuttgart, un gruppo di ricercatori animati dall’ideale di esplorare la musica a trecentosessanta gradi, sempre sotto il segno di un’assoluta perfezione esecutiva. I madrigali di Gesualdo – è noto – hanno una forte carica sensuale che riflette la complessa vita del protagonista (omicida della prima moglie colta in adulterio, complicato con la seconda): parlano di amore e anche quando si rivolge “al Signore”. Sono molto terreni. Sciarrino porta le tematiche di Gesualdo (che visse e operò tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento) all’inizio del Ventunesimo Secolo; la carica erotica è smorzata ma vi è un forte abbraccio alla natura, ai suoi suoni e alle sue atmosfere. Il lavoro della giapponese Noriko Baba, pur tratto da un racconto nipponico, ha sonorità che ricordano alcuni lavori per solo voce di Giacinto Scelsi. Il madrigale di Francesco Filedei trasuda di amore di coppia. Alla perizia tecnica dei Neue Vocalsolisten Stuttgart ha corrisposto qualche difficoltà di dizione. In breve, una serata in cui si è appreso molto.