In queste settimane, le cronache musicale si dedicano principalmente alle musiche ‘natalizie’, tanto sacre quanto profane. Questa testata ha l’ambizione di essere, pure in questo campo, differente da altre. Quindi, diamo spazio alla musica giovane- non solo a quella pop, rock e jazz (che hanno una loro importanza e dignità) ma anche a quella ‘contemporanea alta’. Abbiamo, per questo motivo, trattato di musica contemporanea in festival internazionali come Salisburgo, Aix-en-Provence, Bucarest, Montecarlo, delle attività della Fondazione Scelsi e di importanti realtà associative come Nuova Consonanza , della sezione ‘Contemporanea’ dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Emufest di elettroacustica. Occorre ricordare che in termini di ore eseguite ogni anno Roma è, con Parigi e Berlino, una delle tre ‘capitali europee’ della musica contemporanea: numerosi compositori e artisti giovani vengono in Italia proprio in quanto attratti dal ruolo della capitale del nostro Paese nella musica contemporanea mondiale – un ruolo che ha dagli Anni Sessanta.



Una funzione importante giocano in questo ruolo le Accademie straniere. Ci siamo più volti occupati della sezione musicale dell’Accademia di Francia a Villa Medici. Un ruolo analogo lo ha l’Accademia Tedesca a Villa Medici che ha una ricca stagione concertistica ed il 10 dicembre ha presentato il concerto conclusivo dell’anno. L’Accademia Tedesca organizza annualmente più di 30 manifestazioni, presentandole di regola ad una cerchia di ospiti invitati. Aperte al pubblico sono tra l’altro le mostre, la Festa dell’Estate di Villa Massimo con il “Viale degli Artisti” a giugno, la presentazione finale dei borsisti a novembre. Ogni manifestazione si trova all’interno della cornice concettuale di un anno che da spazio a esposizioni a tema, mostre individuali, il grande “Viale degli Artisti”, concerti e letture. Le sue radici non affondano come quelle di Villa Medici nel Rinascimento ma in tempi più recenti. Nel 1910 l’imprenditore e mecenate prussiano Eduard Arnhold acquistò il terreno incantevole, di 36.000 mq – allora situato ancora davanti alle porte della città – che era stato proprietà della famiglia dei Principi Massimo .Entro il 1913 Arnhold fece costruire l’edificio centrale, una spaziosa villa rappresentativa, e dieci studi moderni aventi ognuno annessa l’abitazione per gli artisti. Donò il terreno, gli edifici riccamente attrezzati e un capitale dell’enorme somma di 680.000 Reichsmark allo stato prussiano. L’intenzione era chiaramente quella di rivaleggiare Villa Medici.



Oggi, nel settore musicale, c’è un’elegante competizione tra le due ville ed i loro borsisti. In campo musicali, quelli francesi sono molto impregnati dell’IRCAM (l’istituto di ricerca musicale creato ed animato da Pierre Boulez) mentre in quelli tedeschi si sente ancora il profumo di Darmstadt che tanto ha inciso sulla musica sperimentale italiana del secondo dopoguerra- ed in particolare dagli anni settanta.

Ma andiamo al concerto del 10 dicembre . Venuto appositamente da Francoforte, l’Ensemble Modern, con il Direttore d’orchestra Erik Nielsen (che a Roma ha eseguito in passato un ottimo Flauto Magico ed il Requiem mozartiano- ambedue al Teatro dell’Opera ) venticinque musicisti internazionali provenienti dai più diversi paesi, si è esibito con direttore ed orchestri “rovesciati” con il pubblico seduto sul palco allo stesso livello dei musicisti quasi avvolti in una conchiglia. L’Ensemble ha eseguito composizioni dei borsisti di Villa Massimo 2013, Birke J. Bertelsmeier e Stefan Johannes Hanke, con quelle di Bernd Alois Zimmermann (borsista di Villa Massimo 1963/64) e di Luca Lombardi (classe 1945 e grande pontiere, da decenni tra la musica tedesca, anche della Germania Est prima dell’abbattimento del Muro di Berlino) e quella italiana.



L’Ensemble Modern (fondato nel 1980) è famoso per il suo modo di lavorare e per la sua organizzazione: non ha un direttore artistico ma i progetti, i musicisti ospiti, le coproduzioni e le questioni finanziarie vengono stabiliti e sostenuti di comune accordo. Ogni socio contribuisce con le proprie esperienze personali e le proprie preferenze alla pianificazione, da qui la singolare e inconfondibile versatilità della programmazione. Da tale versatilità sono nate collaborazioni straordinarie, spesso durate diversi anni, come con Heiner Goebbels, Frank Zappa, Bill Viola o Steve Reich. Ogni anno l’Ensemble Modern dà circa 100 concerti. In stretta collaborazione con i compositori, sempre fedele alla ricerca della massima autenticità, i musicisti ogni anno rielaborano in media settanta opere, con almeno venti prime assolute.

 

Veniamo ora ai lavori cominciando da quelli dei compositori ‘senior’. In primo luogo, Luca Lombardi (classe 1945) , la cui vita artistica e professionale è sempre stata tra Italia e Germania. Ha presentato due composizioni relativamente recenti Psmalus VI di Josquin Duprez (1991) e  Infra(1997). Il primo si ricollega al Medioevo – ossia a prima della tonalità – quasi a ricordare la musica contemporanea, in particolare quella tedesca, ha radici lontane e profonde. Il secondo è quasi un moderno allegro con brio, concitato e pieno di ritmo, sino però alla sorpresa di un finale intriso di disperazione. Di Bernd Alois Zimmermann (1918-1970, borsista a Villa Massimo nel 1963-64) è stata presentato uno dei maggiori compositori della seconda metà del Novecento), il Concerto per Oboe e Piccola Orchestra del 1952, quindi precedente che lo portò alla depressione ed al suicidio , dopo avere composto e messo in scena il suo capolavoro per il teatro in musica Die Soldaten (quando La Scala lo farà gustare dopo averlo co-prodotto con Salisburgo dove ha trionfato nel 2012?). Il Concerto per Oboe è intriso nei ricordi della seconda scuola di Vienna, con sottostante tempo di walzer ed un senso di speranza, pieno pero di malinconia, che si conclude con un severa serenità.

 

Differenti  GIROMANiACO di Birke J. Bertelsmeier (classe 1981 e borsista 2013 a Villa Massimo e  ‘about happy animals (not in the score)’ di Stefan Johannes Hanke (classe 1984 e borsista a Villa Massimo). Ambedue in prima mondiale assoluta. Il primo (11 minuti) è vero e proprio vortice (quasi un crescendo rossiniano scritto , però, con la sintassi del 2013) e denso di interessanti effetti stereofonici. Il secondo (7 minuti) è leggero e calligrafico con richiami al jazz.

 

Grande successo e molti applausi agli autori ed agli interpreti.