Nella sua lunga carriera di soprano, Maria Callas ha interpretato numerosi ruoli, ma indissolubilmente legati al suo nome sono “Norma” di Vincenzo Bellini e “Medea” di Luigi Cherubini, ruoli di cui ha dato un’interpretazione magistrale restandone la massima interprete. La “Norma” è probabilmente l’opra che ha cantato di più. L’opera di Bellini fu scelta per la prima della stagione lirica 1955-56 alla Scala di Milano. La produzione fu diretta da Margherita Wallmann e progettata da Salvatore Fiume. Antonino Votto diresse l’orchestra e tra i cantanti c’erano anche Giulietta Simionato e Mario Del Monaco. “La prima del 7 dicembre è senza dubbio la più bella recita completa di tutte le Norme di Callas che esistono su nastro o disco. La Callas era assolutamente all’apice come vocalità ed interpretazione. Nell’ultimo atto, durante il canto di “Deh! non volerli vittime del mio fatale errore”, i musicisti della Scala suonarono come se fossero ispirati. “Cantarono” con il loro strumenti, eguagliando l’intensità della recita della Callas in scena”, ha scritto Henry Wisneski.
Maria Callas non amava apparire in pubblico coi capelli sciolti. La Divina appariva sempre ben pettinata con acconciature che valorizzavano il suo collo: chignon alti o meno alti, a seconda dell’occasione, erano il suo biglietto da visita. In scena spesso indossava parrucche. La Callas curava molto i suoi capelli corvini, senza apparire mai spettinata. Solo una volta un fotografo ebbe l’occasione di immortalarla coi lunghi capelli sciolti: era l’estate del 1957 a Lacco Ameno. La cantane posò per Antonio Ruggieri sul “moscone”, in mare, sotto la doccia, liberando i capelli dal nastro che li tratteneva: “Fuori scena, nessuno mi ha mai fotografo con i capelli lunghi“, disse al fotoreporter.
Per tutta la vita la Callas vestì gli abiti della sarta e amica Biki, che per lei studiò uno stile che sapesse valorizzare il suo fisico. La Callas non aveva delle belle gambe per questo non indossava mai minigonne né pantaloni aderenti. Di solito vestiva abiti con gonna lunga fino metà polpaccio o leggermente sotto il ginocchio per il giorno e abiti lunghi, con gonne ampie per la sera. Maria Callas preferì sempre indossare abiti che valorizzassero la sua figura piuttosto che seguire le mode del momento. All’inizio della sua trasformazione in icona di stile la Callas non era in grado di abbinare i vestiti realizzati per lei da Biki: prima di partire per una tournée in America Biki e Alain Reynaud cucirono un numero su ogni pezzo del guardaroba e le consegnarona una lista di abbinamenti per ogni occasione.
Maria Callas non è passata alla storia solo per il suo talento canoro ma anche per essere diventata una vera e propria icona di stile. Da ragazza greca con qualche chilo di troppo, la Callas è diventata protagonista di numerose copertine su riviste che decantavano il suo gusto nel vestire. Quando si trasferì a Roma, la Callas capì che avere una “bella voce” non era sufficiente, contava anche l’immagine per apparire in pubblico: perse i chili in eccesso e diede vita al sodalizio con Biki Biki (vero nome: Elvira Leonardi Bouyeure), una delle migliori sarte dell’epoca. Dal 1952 in poi la Callas vestì sempre gli abiti di Biki dal forte stile italiano. Nel suo guardaroba non c’erano solo abiti bianchi e neri ma anche colori sgargianti come porpora e giallo oro, rosso acceso e turchese, verde smeraldo e blu profondo, come anche pelli di zibellino e leopardo. Per lo stila Divina fu sempre consigliata da Alain Reynaud, aiutante e genero di Biki, diventato nel corso degli anni amico e confidente.
Maria Callas, che compirebbe oggi 90 anni, è un’icona ancora viva non solo nel mondo della musica, ma dello stile, della cultura e di femminilità. Tanto da guadagnarsi lo spazio nel logo personalizzato di Google, addirittura in versione mondiale, e non solo italiana. Sebbene, infatti, si ami spesso ricordare Maria Callas come un’artista italiana, il grande soprano nacque a New York da genitori greci ed ebbe la nazionalità italiana solo dal 1947 al 1966, quando decise di tornare alle sue origini familiari e cioè quelle greche. E’ altresì vero che la sua opera artistica contribuì alla riscoperta internazionale del cosiddetto “belcanto”, il repertorio italiano cioè della prima metà dell’ottocento in particolare Bellini e Donizetti di cui rinnovò l’opera in chiave tragica e drammatica. Immortali le sue rese di opere con la Norma e Sonnambula di Bellini, Lucia di Lammermoor di Donizetti, Traviata e Aida di Verdi, Tosca e Turandot di Puccini. Era nata a New York il 2 dicembre 1923; studiò canto ad Atene e morì a Parigi il 16 settembre 1977. Vero nome all’anagrafe Sophia Cecilia Kalos, il nome di battesimo completo fu Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou. Il cognome paterno venne semplificato in Kalos e poi divenne semplicemente Callas. Differente anche l’ipotesi della autentica data di nascita: all’anagrafe risulta il 3 dicembre, sul passaporto il 2 dicembre mentre lei e la madre dichiaravano essere il 4 dicembre. I genitori decisero di trasferirsi in America dopo la morte del secondogenito per via di una epidemia di tifo. Maria Callas sin dall’età di 3 mostrò una spiccata predilezione per le opere di musica classica. All’età di 5 anni è vittima di un brutto incidente automobilistico: rimarrà in coma per 22 giorni e quando riprese conoscenza, raccontò la madre, era cambiata. Aveva sviluppato quel carattere oscuro, ostinato e ribelle che l’avrebbe sempre contrassegnata. Quando la madre nel 1937 in seguito alla separazione dal marito torna in Grecia, Maria la segue ed entra al conservatorio di Atene. In breve esplodono le sue capacità canore e nel 1945 torna a New York per poi trasferirsi in Italia nel 1947. E’ qui che trova il successo mondiale per entrare alla Scala nel 1951. E’ qui cha conosce gloria imperitura fino alla fine del decennio con interpretazioni fenomenali. Alla fine del decennio infatti le sue capacità vocali subiscono un deterioramento per via die tantissimi impegni. La sua ultima tournée è nel 1973 con l’ultima esibizione in pubblico a Sapporo in Giappone nel 1974, l’11 novembre. Muore per arresto cardiaco il 16 settembre 1977.