A primavera il Principato di Monaco è più vivo che mai. Tanto che, non solo dalla vicina Francia ma un po’ da tutto il mondo, gli appassionati della Costa Azzurra si apprestano a passarvi le vacanze di Pasqua. Per chi ama il visivo ci sono importanti mostre come, ad esempio, quella di Picasso coronata da una soirée speciale all’Auditorium Grimaldi in occasione del quarantesimo anniversario della morte del pittore. Per chi si interessa di architettura c’è una mostra sull’urbanizzazione del piccolo Principato arroccato su un promontorio dall’Ottocento ai giorni nostri. Per gli archeologi anche una mostra sulla “conquista del fuoco”. Per gli sportivi, si svolge il rally automobilistico seguito da campionati di tennis. E per chi assapora il tempo che fu si tiene il principesco “Ballo della Rosa”.



Ma è la musica a far da padrona. Al Teatro dell’Opera, la rarissima “Amica” di Mascagni (opera su un libretto originale in francese) e un concerto di Bryn Terfel, nonché, all’Opera e altrove, la ventinovesima edizione del festival internazionale, le Printemps des Arts de Monte-Carlo (La Primavera delle Arti di Montecarlo), una rassegna di cameristica e sinfonica che si svolge nei fine settimana dal 15 marzo in cui ogni modulo, ogni weekend, ha un suo proprio argomento. Il direttore artistico Marc Monnet ha scelto di aprire e chiudere la rassegna monegasca con nove concerti in programma per il primo e il quinto weekend dedicati a Beethoven e in particolare alla esecuzione integrale delle 10 sonate per violino, delle 5 sonate per violoncello, degli 11 trii con pianoforte, arricchiti da 3 variazioni per violoncello. Ne abbiamo parlato proprio con lui.



Quali sono le caratteristiche dell’edizione 2013?

Ogni anno il festival si rinnova a partire dal rapporto con il pubblico. In effetti non è solo in un ufficio che viene definita la programmazione di un festival, ma anche e soprattutto ascoltando, analizzando e constatando le reazioni del pubblico. Ciò non significa che il festival programmi ciò che il pubblico si aspetta, altrimenti lavoreremmo nella routine. L’obiettivo di un festival è la scoperta. Monaco è sempre stata un faro per la creazione e per gli artisti, da cui deriva l’ intensa vita culturale, preziosa ed essenziale che rafforza l’immagine del Principato di Monte-Carlo nel mondo. Il 2013 sarà quindi in continuità con le edizioni passate e vedrà un certo numero di novità. Una regola d’oro è quella di sapersi rinnovare.



Ritratti di grandi compositori (Beethoven, Bartok), tema di riflessione (musique dégénérée- la musica così chiamata nella Germania hitleriana, dove venne vietata ) presenza di grandi orchestre e di grandi direttori’orchestra europei (Mariinsky/Guergiev). Collaborazioni con le istituzioni monegasche (Orchestre Philharmonique de Monte Carlo, Dance Forum, Académie de musique et Académie de danse, Education nationale monégasque…) ma anche collaborazioni regionali (Orchestre Philharmonique de Nice, Education nationale française, villes de La Turbie et de Beaulieu sur mer), viaggio a sorpresa e, infine, l’apertura a musiche e danze extra europee (Cambodge e Congo RDC).

Quali sono i compositori principali che danno una direzione a questa edizione del Festival?

Il Printemps des Arts 2013 dedica un ritratto a due grandi compositori: Beethoven (9 concerti) e Bartok (5 concerti). Cinque anni dopo la programmazione dell’esecuzione integrale delle sonate di Beethoven, riproponiamo questo immenso compositore, non per fare ascoltare sempre le stesse opere (sinfonie e concerti) ma i trii e le sonate per violino e violoncello, opere magnifiche purtroppo poco eseguite.

Quali sono i paesi omaggiati dal festival?

Sono stati inviatati due paesi al di fuori dell’Europa: la Cambogia e il Congo. Due culture, due civiltà di cui quella millenaria khmer. E’ importante per un pubblico sensibile alla musica il confronto con altre culture, altri modi di organizzare il suono, la musica e la danza. Il Congo è ancora oggi un paese molto istintivo, ha una cultura ancestrale, molto ritmata. Quest’anno proporremo un concerto eccezionale di un’orchestra di tipo europeo, l’orchestra kimbanguiste di Kinshasa. E’ un’orchestra meravigliosa creata nella povertà, senza mezzi ma con una volontà fortissima di interpretare opere europee. Niente li ferma, e soprattutto non la mancanza assoluta di mezzi. Tutto ciò ci fa pensare alle nostre istituzioni, alle quali vengono dati sostegni importanti, privilegio di cui ci si dimentica. La Cambogia, buddista e millenaria, ha subito l’influenza dell’India. La sua musica molto varia che spazia dalla quella di corte, a quella religiosa e popolare è molto raffinata. La loro concezione del tempo è molto differente dalla nostra, ciò che ci sorprende probabilmente… In ogni caso ascoltare queste musiche porterà a felici scoperte.

 

(Giuseppe Pennisi)