“La nostra musica? Molto delta-blues e pre-war-blues americano, Skip James sopra tutti, Woven Hand e 16 Horsepower (per come hanno saputo elettrificare innocui e antichi strumenti come il banjo, la ghironda e gli organetti), il binomio geniale Kurt Weill e Bertolt Brecht per le canzoni che per prime hanno saputo affrontare la parte oscura dentro ogni uomo (tradotte da Strehler e cantate da Milva sono poi delizia rivoluzionaria), Rosa Balistreri che è il Blues più di tanti ragazzini americani di oggi, Ignazio Buttitta e Danilo Dolci perchè hanno capito e riconosciuto il popolo siciliano più di tanti politici e intellettuali, Raymond Carver ed E.E. Cummings perchè uno con i minimi termini e l’altro col massimalismo hanno scavato un immaginario americano con la loro scrittura che è meglio di quello reale; tutti i deserti di Cormac McCarthy, Fabrizio De André perché come pochi ha avuto l’onestà e la pietà (anarchica e non-religiosa) di raccontare i tesori che la cosiddetta società civile seppellisce sotto il disagio da lei stessa provocata” (Carlo  Natoli, Gentless3)



Giorni addietro di ritorno da un viaggio mi interrogavo sulla musica, su cosa essa rappresenta per quelli della mia generazione, per i giovani di oggi. La musica è un prodotto? Oppure la musica è cultura, cibo per l’anima, motivo di arricchimento e libertà delle nostre menti?

Appena eletto il nuovo Pontefice ha dichiarato “L’uomo non può essere considerato solo per quanto produce e quanto consuma”. Scusateci il riferimento alto e quindi  noi che siamo più terra terra, e ci occupiamo di sette note sosteniamo  che la musica non è quella che ascoltiamo nelle radio, non è quella di Sanremo, non è quella dei talent show. Tutto ciò è teatro, finzione, artifizio  (di tutti i generi). Vogliamo pensare che i migliori sono che quelli che vincono, quelli che sbancano al botteghino? No è tutto l’opposto (tranne qualche eccezione). Vogliamo credere che il rock italiano è quello rappresentato da quattro ex fricchettoni figli di papà che a mala pena sanno suonare i loro strumenti o da qualche  pianista male  in arnese?. Un buon produttore, un potente ufficio stampa, sa condizionare il mercato  e il pubblico compra. Questa è più o meno la realtà. Chi arriva quasi sempre ha dietro qualcuno, una consorteria, un politico, una  lobby. Oggi anche di fronte a degli artisti di valore nessuno ascolta, nessuno da la possibilità; o rientri nei canoni dei cosiddetti discografici o sei fuori.



Molti, troppi talenti (veri) non avranno nemmeno un decimo delle possibilità data ai tanti sgangherati cantori. Cultura. La musica è cultura. Senza lo Stato centinaia e centinaia di artisti di ogni genere  appassiranno e di loro poco resterà e poco resterà di noi stessi se non fermeremo questo disastro. Venditori di pentole, di scope, l’Italia ne è piena. Musici, attori, poeti andate per il mondo, ci sarà chi potrà ascoltarvi.

Gentless3 uno sconosciuto gruppo siciliano sta provando con le proprie forze a girare il mondo; uscire dalla loro Sicilia e girare il continente equivale ad un giro per il mondo. Delle oltre trenta date la metà hanno toccato città come Roma, Milano, Torino, Parma, Napoli, Bologna il più delle volte suonando in locali di frontiera dove nessun discografico andrebbe mai a scovare talenti. Alcune volte davanti a una manciata di persone sufficienti a non farti sentire un dimenticato, una minoranza. Per una coincidenza, accettando un invito mi sono ritrovato in uno di questi locali (Le Mura a Roma) e ho scoperto questa band. 



Musica intensa, senza fronzoli, ricca di pathos, di rabbia, niente casino, niente appariscenza, solidità, testi in inglese, per raccontare realtà dolenti di lotta, di voglia di cambiare. Il tutto riproposto con musicalità desuete, batteria senza tom, due chitarre, basso e un cantante Carlo Natoli che suona il suo banjo elettrificato con la sapienza e la rabbia di un Pete Seeger. Dei mostri, probabilmente no, degli Artisti sicuramente si. Profondità intellettuale e politica dono di pochi grandi. Poche note per stendere , il concerto viene aperto con My Mather Moved Trough Dooms Of Love poesia di E.E. Cummings messa in musica della band ed unico inedito dei  tredici titoli presenti sul cd “Speak to the Bones” appena pubblicato dalla Viceversa Records una etichetta di Catania. Gentless 3 nato come trio composto da Carlo Natoli (autore di testi e lmusiche, voce, banjo cinque  e sei corde , chitarra, mandolino, glockenspiel)  Sergio Occhipinti (basso, chitarre, mandolino) e Sebastiano Cataudo (batteria, percussioni), per questo secondo album, amplia la formazione con l’innesto di Francesco Cantone (chitarra, synth, piano, mellotron,accordeon) e Lorenzo Azzaro (chitarra, moog). Prodotto da Joe Lally dei Fugazi (ospite nella serata di Roma). L’album è stato registrato al Teatro Coppola-Teatro dei Cittadini di Catania e ultimato a Zen Arcade tra luglio e agosto 2012.

 

“Portami le tue cicatrici, da quel posto segreto dove sei stata 

e lascia che mi consumi, 

perché siamo due tagli proprio sotto i nostri occhi

parla alle mie ossa e di qualcosa

 

Storie di vita, storie di impegno si intrecciano in questo lavoro. Speak to My Bones è una canzone che parla della fuga, quella dalla realtà, spontanea quasi mai e, spesso , imposta da un sistema, con Venezia come ancora della salvezza mobile di una società troppo liquida. A New Spell  è una preghiera, racconta di un popolo, quello di Niscemi (piccola città siciliana) che dentro i boschi lotta contro la marina militare americana che tenta di realizzare una delle più grandi e pericolose installazioni militari d’Europa. In breve una canzone No Muos.

 

“Hai detto che sono stato fra i boschi e ho rubato la tua anima eterna; una notte in cui torturavi stelle, abbiamo ricollegato bugie”

(A New Spell)

Saved , un uomo nel deserto tenta di salvarsi, ma la tentazione è un’oasi. Ellis Island  doveva essere una canzone per tutti i nonni approdati in America. Alla fine  è diventata la storia (falsa?) di Elliott Smith che muore guardando la Statua della Libertà  o forse se ne è solo andato, e presto tornerà.

Carlo Natoli: “Letters From a New Form l’ho composta  con la mia compagna. Un giorno mi ha scritto una lettera in cui mi diceva che l’avermi incontrato le aveva “messo a posto” pezzi di consapevolezza sparsi per il suo corpo. Ovviamente, la cosa è decisamente reciproca“.

 Bella produzione, sonorità desuete, frutto della paziente ed artigianale ricerca dei suoni di cui Another Gost World canzone che da il titolo all’album, ne è la più bella dimostrazione. Destination Unknown  un viaggio da brividi per un vagabondare che mai finirà. Un album che è un pugno nello stomaco e un colpo al cuore, ma anche la speranza di un cambiamento .

Ancora un commento di Carlo Natoli: “Gentless 3 si propongono  la contaminazione, di suoni, generi, intenti ed intelletti come unica via d’uscita all’insensata logica delle nuove major televisive-discografiche, riportando tutto il mestiere d’artista alla dimensione artigiana (o do it yourself per restare nel punk) e auto-organizzata del cantastorie. E nel frattempo raccontare con il nostro linguaggio le storie, le paure, le perplessità e le prospettive di una generazione di mezzo, come la nostra di trentenni della crisi: in un senso più ampio pensiamo che la gestazione anarchica della nostra musica (così come la nostra storia politica) possa sottolineare che solo l’apertura e la condivisione portano al cambiamento”.