“È un finale tutto in tonalità maggiore; ma questo largo di archi dà quasi la sensazione che il brano sfoci in mare aperto, quasi un senso di abbandono, di liberazione, di pace, ma soprattutto di speranza e di rilascio da un disco molto teso, molto vissuto, sia come avvenimenti musicali, sia come contenuti. E poi riporta alla apertura de Le Nuvole, quasi volesse rinchiudere, delineare tutto un periodo” (Piero Milesi, Milano 24 luglio 1998). Con queste parole Piero Milesi coproduttore e arrangiatore  parlava del finale di Anime Salve delineando e definendo la collaborazione con  Fabrizio de André.



In Le Bambole della Discarica, brano conclusivo, del nuovo album “Come in cielo così in guerra” di Cristiano De André, in qualche modo,  la coda orchestrale, tratta dal Piano Concerto numero 23 in LA” di W.A. Mozart, sembra voler assolvere alla medesima funzione, non più musicale, bensì umana, di chiudere definitivamente la lunga macerazione, anche artistica, vissuta da Cristiano De André a seguito della scomparsa del padre Fabrizio.



Cristiano, questa perdita, questo rapporto con il padre, fino ad ora, non era mai riuscito a rielaborarlo, sentendosi sulle spalle una eredità artistica non dovuta. Del resto, Fabrizio De André è “unico”, inarrivabile e inimitabile.

La chiave di lettura che va sottoposta è un’altra. Cristiano ha avuto la fortuna di avere come padre un grande artista che era anche una persona di straordinaria affettuosità e umanità. Purtroppo Cristiano da bambino ha subito  il dramma della separazione dei genitori e la frequentazione da parte di Fabrizio dell’alcol (dipendenza finita con la promessa fatta e mantenuta  nel  1985  al padre Giuseppe sul letto di morte).



Così come Fabrizio dimostrò al padre Giuseppe e al fratello Mauro (due autentici fenomeni nelle loro professioni), di sapersi fare strada da  solo con la musica, allo stesso modo Cristiano ha sviluppato una carriera artistica di gran valore e di grandi riscontri di pubblico, che qualsiasi artista italiano sottoscriverebbe, dimostrando al padre, quando era in vita, di sapersi ben disimpegnare. Fabrizio, non a caso, ne parlava con grande orgoglio riconoscendogli grandi capacità e preparazione musicale.

Fin dagli esordi con i Tempi Duri e negli album solisti “Cristiano De André”, “L’albero della cuccagna”, “Canzoni con il naso lungo”, Cristiano evidenzia talento superiore alla media. Cd di qualità, quarto posto a Sanremo Giovani, secondo posto fra i big  e premio della critica al Festival di Sanremo del 1993 con Dietro La Porta. Nell’aprile 1995 viene pubblicato “Sul confine”, album che conferma il suo percorso artistico, contenente tra gli altri Cose che Dimentico, scritta insieme al padre. Nel 1997 è in tour al fianco di Fabrizio come strumentista (e che strumentista!), prendendo il posto di Mauro Pagani, in quella che, senza dubbio, proprio per la sua presenza, rimane la  più grande band di Fabrizio de André. Purtroppo per lui, la critica e la patinata stampa musicale dei quotidiani (quelli che ti stanno a fianco a cena e poi magari ti pugnalano alle spalle), lo colloca erroneamente nella corrente dei  cantautori. Cristiano  che ha una presenza di palco e un background decisamente da rocker, è tutto all’infuori che un cantautore. Nel 2001 l’uscita dell’album “Scaramante”, fa presagire ad una vigorosa reazione alla scomparsa del padre. Sarà invece l’inizio di un lungo silenzio.

Nel 2009, “riappropriandosi” del repertorio del padre, Cristiano è protagonista di uno dei tour di maggior successo degli ultimi anni, “De André canta De André”,  con tanto di cd live, dove ripresenta con classe e gusto il repertorio del padre. Cosa chiedere di più? Appunto. 

Con il nuovo cd “Come in cielo così in guerra” Cristiano ci mostra di sterzare in maniera decisa andandosene a registrare ai Fantasy Studios in California, frequentati dai grandissimi della musica (da Santana a David Bowie, dagli U2 a Herbie Hancock , da Tony Bennett a Bill Frisell). Per questa nuova avventura, si affida alle espertissime mani di Corrado Rustici, italiano, ma da anni fra i migliori produttori americani. Rustici suona da par suo la chitarra e le tastiere avvalendosi di una stringata band composta da Michael Urbanoalla batteria, Kaveh Rastegar al basso e Frank Martin al piano. Da segnalare anche il fondamentale contributo del cantautore Oliviero Malaspina per la parte testuale. Ne esce fuori un album di qualità, curato, ma dal suono non rileccato, testimonianza di un passaggio di stile, con delle canzoni indubbiamente belle a partire dall’apertura con i pulse loop di Non è una favola, scelta come singolo e scritta con Oliviero Malaspina, Luciano Luisi e Giuseppe di Gennaro. Cristiano sceglie il cambiamento radicale cercando il confronto con i musicisti americani. Ma lui può e deve fare molto di più. Probabilmente si è sempre sottovalutato e deve mirare molto più in alto, utilizzando sia in studio, sia dal vivo, grandi musicisti con i quali potrebbe evidenziare ancora di più, tutta la sua classe. 

“Ho ascoltato Fabrizio de André (al Premio Tenco nda), è stato fantastico, grande musica veramente. Aveva un gruppo di eccellenti musicisti. C’era un giovane (Cristiano) che suonava la chitarra, il violino, il bouzouki, era bravissimo. Ascoltandolo mi è subito venuto in mente il mio amico David Lindley (Jackson Browne, 23 ottobre 1997)

 

Cristiano è un cavallo di razza  capace di parlare lo stesso linguaggio di Vinnie Colaiuta, Dave Weckl, Tony Levin, Pino Palladino, Larry Fast, Robben Ford, Ry Cooder e altro. Venderebbe meno cd? Avrebbe meno consensi di pubblico? Non credo e, soprattutto, potrebbe finalmente e realmente sentirsi soddisfatto, lasciando da parte amici, consiglieri e consigliori che a mala pena conoscono Jackson Browne, figuriamoci David Lindley.

Credici, scritta con Oliviero Malaspina e Fabio Ferraboschi, è la canzone più coinvolgente dell’intero album, una sorta di A Hard Rain’s A-Gonna Fall, che colpisce per il drammatico incedere, pervasa dallo spirito di ribellione, sottolineato dallo splendido solo di Rustici alla elettrica. E’ un Cristiano appassionato che urla tutto il suo disappunto ad un mondo  che non possiamo e non vogliamo più condividere. 

 

Chi ha creduto alle menzogne

Di bocche allenate a monete

Alle parole di un potere

Che subito si inchina

Ad un altro più rapace

 

Autentico gioiellino minimale Il mio esser buono, dal tratto autobiografico, viene  nobilitato da un riuscito arrangiamento nel quale l’elettrica di Rustici gareggia in finezze con il violino di Cristiano; pezzo maturo che va a segnare il probabile inizio di un nuovo percorso musicale .

In Ingenuo e Romantico (musiche di Matteo Gamberini) Cristiano spicca il volo scrivendo in solitario il testo. Di gran classe la interpretazione, toccante la voce in lontananza che sembra disegnare una dolce e disperata nenia. Splendido l’arrangiamento.

 

Questi ultimi anni mi hanno fatto capire

Che quel solito inutile usarsi

Lascia un vuoto nel cuore

L’abbandono, il distacco, vengono trattati nel Sangue del mio Sanguefirmata a quattro mani con Matteo Gamberini, Enrico Branchini e Oliviero Malaspina. L’incedere è rock, fiammeggiante la chitarra di Corrado Rustici

Sangue contro il sangue vita mia.

 In Vivere (De André/Malaspina), si racconta delle difficoltà di cercare un equilibrio fra le certezze degli illusi e le bellezze dei sognatori.

Un album vissuto e intenso nel quale si percepisce un evolversi di stile; storie personali raccontate con garbo, mediate a quell’impegno civile tratto distintivo di tutta la famiglia De André (dal nonno Giuseppe al padre Fabrizio).Una decisa virata musicale verso nuovi orizzonti sicuramente più rock e coinvolgenti. 

Le conclusive La StanchezzaLa Bambola della discarica, nella loro pioggia di disperate lacrime, rappresentano, forse, la definitiva liberazione dall’ erosione del doloreche per anni  ha attanagliato Cristiano e molti di noi.

“…per  lasciarci soltanto una voglia di pioggia” (Le Nuvole, Fabrizio De André)