Le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Richard Wagner sono iniziate con un concerto straordinario, sabato 20 aprile, diretto dall’autorevole bacchetta dello spagnolo Jesús López Cobos, direttore anche dell’Orchestra Sinfonica di Cincinnati, dal 1986 al 2001, e Direttore Musicale Generale dell’Opera di Berlino dal 1981 al 1990. Jesús López Cobos ha eseguito Eine FaustOuvertüre in re minore WV 59 e Preludio e Incantesimo del Venerdì Santo da Parsifal di Richard Wagner nella seconda parte del concerto. Nella prima, l’Ouverture da Euryanthe op. 81 di Carl Maria von Weber; Concerto per violino e orchestra in re minore op. 47, di Jean Sibelius, con Vincenzo Bolognese solista. Il piatto forte arriverà il 9 maggio con la prima di Rienzi, l’ultimo dei Tribuni, opera ambientata nella Roma medioevale (durante l’esilio del Papa ad Avignone), composta a 28 anni da un giovane Wagner imbevuto delle teorie rivoluzionarie di Bakunin e raramente rappresentata in Italia. Di Rienzi, l’ultimo dei Tribuni, forniremo una guida all’ascolto la settimana prossima.
Prima di soffermarci sul concerto, è utile fare alcune riflessioni sul Teatro dell’Opera e Wagner. In Italia, a torto o a ragione, il Teatro Comunale di Bologna è considerato il tempio wagneriano perché lì venne rappresentato per la prima volta il Lohengrin ed il management batté sul tempo (per un’ora) gli altri teatri prima esecuzione italiana di Parsifal quando , il primo gennaio 1914, non era più in vigore la prescrizione dell’autore secondo cui il lavoro si sarebbe dovuto mettere in scena unicamente a Bayreuth. Le due associazioni wagneriane in Italia hanno sede a Milano ed a Venezia.
Roma può vantare importanti radici wagneriane sia quando, negli Anni Trenta, Gino Marinuzzi (una delle migliori bacchette wagneriane) è stato una delle bacchette più frequenti nelle locandine del Teatro sia negli Anni Cinquanta quando vennero eseguiti due Ring integrali (nel 1953 e nel 1961) diretti rispettivamente da Erich Kleiber e da Lovro von Matatic.
Sino alla metà degli Anni Settanta, la stagione, anche se sempre più povera, includeva ogni anno un’opera di Wagner, spesso con direzioni musicali di grande rilievo. Negli Anni Ottanta (contraddistinti pure da forte conflittualità all’interno del teatro), i titoli wagneriani diventarono più rari, anche se si è avuto, su quattro stagioni, un Ring (eseguito in forma di concerto) le cui prime tre opere sono state concertate da Giuseppe Sinopoli e l’ultima da Will Homburg ( a ragione della morte improvvisa di Sinopoli). Da una quindicina d’anni, Wagner comincia a riapparire con esecuzioni di alterno spessore.
C’è da augurarsi che le celebrazioni del bicentenario segnino l’avvio di una ripresa dei titoli wagneriani a Roma. L’inizio promette bene. A 73 anni, Jesús López Cobos , un tempo considerato un enfant prodige, è uno di quei direttori d’orchestra di fonte a cui ci si inchina prima di applaudire. Elegantissimo nel gesto, sa sempre trovare sfumature nuove nelle partiture. Attenta la scelta delle composizioni; ad un lavoro giovanile fortemente diatonico Eine FaustOuvertüre viene giustapposta una scrittura interamente cromatica come Preludio e Incantesimo del Venerdì Santo. In parallelo,Ouverture da Euryanthe di Weber è lavoro che ha molto ispirato Wagner mentre Concerto per violino e orchestra in re minore di Sibelius è l’opera più tardo romantica (e più wagneriana) del compositore finlandese. Grande successo.