Devono sapere. Qualcuno deve averglielo pur detto che su quel palco, proprio in quel locale, fenomeno di costume e punto di riferimento di tutta una generazione, si sono esibite band del calibro di Pink Floyd (18/19 aprile 1968), The Who, Genesis e Sly and the Family Stone. Per forza qualcuno deve averli informati. Il Piper Club di Roma ha ospitato per l’occasione la seconda e ultima data del mini tour italiano (Bologna la prima tappa) della indie folk band islandese degli Of Monsters and Men.



In brevissimo tempo grazie al tam tam mediatico di radio, video musicali e spot pubblicitari, gli Of Monsters and Men sono diventati un gruppo conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Cinquantaquattro milioni sono finora le visualizzazioni complessive del video “Little Talks” su Youtube. Il numero è spaventoso: se si considera che l’Islanda conta circa trecentoventimila abitanti, è come se ogni islandese avesse visto il video quasi duecento volte. E siamo solo agli inizi. Gli Of Monsters and Men si sono formati appositamente per partecipare, e poi vincere, al “Músiktilraunir” del 2010, una sorta di competizione musicale che si svolge ogni anno in Islanda. La favola è continuata con la loro esibizione al festival “Iceland Airwaves” che gli ha consentito di registrare e di far conoscere il singolo Little Talks, ben presto numero uno in Islanda. Nel frattempo per le esecuzioni live i membri del gruppo sono diventati sette: la cantante e chitarrista Nanna Bryndís Hilmarsdóttir, il cantante e chitarrista Ragnar “Raggi” Þórhallsson, il chitarrista Brynjar Leifsson, il tastierista e fisarmonicista Árni Guðjónsson, il batterista Arnar Rósenkranz Hilmarsson, il bassista Kristján Páll Kristjánsson e la trombettista Gunnarsdóttir Ragnhildur ultimo innesto del gruppo.



Ed eccoci alla serata di Roma. Quasi 50 anni sono passati dall’inaugurazione del Piper nel pieno della beat generation (17 febbraio 1965) e al pensiero, scendere per la ripida e stretta rampa di scale, suscita una certa emozione. Impressionante poi trovare la pista stracolma ed i balconcini del secondo livello straboccanti di gente per assistere ad un concerto visto che, dopo i fasti degli anni sessanta, nei decenni successivi il Piper è stato riconvertito principalmente in discoteca e solo marginalmente utilizzato per performance musicali. In epoca più recente, sempre nel locale di via Tagliamento, quando gli allora sconosciuti Nirvana suonarono il 27 novembre 1989, Nanna  era ancora in fasce e la maggior parte dei componenti della band islandese non erano nemmeno nati. In quell’occasione Kurt Cobain diede mostra del meglio (peggio) di sé: stanco del viaggio e contrariato dal suono uscì completamente di senno. Distrusse la chitarra, minacciò di lanciarsi e sciolse la band. Una giornata di svago per le strade della città eterna, il ripensamento e la storia riprese il proprio corso. Ma evidentemente Roma non portò fortuna perché proprio qui il 4 marzo 1994 Cobain fu ricoverato in coma a causa di un eccesso di alcol e barbiturici. Il 5 aprile di quello stesso anno si suicidò con un colpo di fucile.



Se sono stati informati di tutto questo gli Of Monsters and Men o si sono distratti oppure hanno saputo farsi forza grazie all’incoscienza e alla sfrontatezza tipicamente giovanile. Le gambe non tremavano e il timbro di voce sicuro. E sono proprio i dinamismi e gli intrecci vocali di Raggi e Nanna a caratterizzare il suono della band islandese. La scaletta proposta è facilmente prevedibile.  Dirty Pawns oltre ad essere la prima traccia del disco è anche la canzone di apertura. Gli ingredienti sono noti al primo assaggio: vitalità, esuberanza ed energia contraddistinguono il suono e la presenza scenica della band. Mountain Sound e Numb bears riflettono tutta la freschezza e l’irruenza delle loro musiche. I testi composti da Nanna e Raggi hanno come protagonisti uomini e animali e si rifanno sia alla vita di tutti i giorni che a storie fantastiche. Ancora ritmi forsennati e ballate con King and Lionheart e Lakehouse in cui il pubblico viene invitato a comporre il simbolo di una casa con i gesti. Non mancano brani più lenti e melodiosi come Slow and Steady, From Finner e Love Love Love (tradotta correttamente da Nanna in Amore, Amore, Amore…) e persino una cover Skeletons della band newyorkese Yeah, Yeah, Yeahs eseguita con batteria e tromba a tempo di marcia. Ma la breve attesa, ricompensata, è tutta per Little Talks che viene accolta con entusiasmo e accompagnata con un canto corale per l’intera esecuzione.  E pensare che il testo parla di solitudine legata alla scomparsa di un lui che muore! Nulla a che vedere con l’allegria e la vitalità delle musiche. Il clima è festaiolo e il caldo diventa soffocante ma qualcuno ha il coraggio di tenere indossato il maglione della nonna e la cuffietta di lana di provenienza tipicamente nordica. Potere dell’emulazione. Tempo quindi per una bella Six weeks dedicata a Hugh Glass, un trapper americano leggendario, cacciatore di pellicce che viene assalito da un orso. Due bis con un’intensa Sloom e Yellow Light, canzone che chiude la serata ed il disco. 

Il tour sta registrando sold out ovunque, Italia compresa. E pensare che la band islandese è in tournè praticamente da un anno sulla scorta del successo di “My Head is an animal” l’unico album prodotto da cui continuano ad estrarre singoli. Nel nostro Paese gli Of Monsters and Men erano già passati nel settembre 2012 a Milano in occasione del MiTo (tutto esaurito ovviamente) e torneranno quest’estate il 9 Luglio per il Sexto ‘nplugged (Sesto Al Reghena – PN).

 

Nell’era di internet gli Of Monsters and Men hanno dimostrato che la pubblicazione di un disco è solo un dettaglio: in America addirittura sono stati in grado di fare tutto esaurito e trovare un pubblico che già conosceva la loro musica senza avere un album distribuito sul mercato statunitense! Le onde sonore provenienti dalla sperduta isola dell’Oceano Atlantico si stanno diffondendo in tutto il mondo e oramai tutti, grazie alla musica di Björk , Sigur Rós e degli Of Monsters and Men conoscono le coordinate geografiche dell’Islanda. Famosa non solo per i vulcani, le cascate, i geyser ma ora anche per la musica realizzata e prodotta (John Grant ha registrato qui l’ultimo album).

A Roma in poco più di un’ora gli Of Monsters and Men hanno dato tutto quello che avevano e presentato il loro repertorio per intero. Questo era quello che la band sapeva fare e questo era quello che il pubblico voleva sentire. È mancato l’imprevisto o forse non ce ne siamo accorti… e se fossimo noi i vecchi? Del resto tutto gli è concesso… “sono ragazzi”!