Pubblichiamo la lettera aperta del responsabile di Barley Arts Claudio Trotta al Ministro dei beni culturali in seguito alle polemiche sul concerto di Bruce Springsteen a Napoli.

Signor Ministro, Signori delle Istituzioni,
in un Paese libero e democratico qual è l’Italia, credo sia giusto evidenziare le criticità di un segmento del sistema burocratico a chi ne impersona la responsabilità e a coloro che in quel sistema sono inevitabilmente coinvolti per il ruolo che rivestono, nel momento in cui le problematiche che da quel pezzo di sistema derivano, anziché sviluppare le virtuosità artistiche e imprenditoriali -­- quale ultimo scopo cui esso è destinato -­-, le avviluppano, le ingarbugliano e le sviliscono, finendo per ritorcersi contro chi cerca di contribuire all’espansione delle opportunità nel proprio Paese. Se la petizione di principio ora dettata è importante che appartenga a tutti i Cittadini, perché ognuno liberamente esponga sempre il proprio pensiero, ancor più importante è che venga fatta propria da chi, come colui che scrive, gode del privilegio di avere la possibilità di far sentire la propria voce in modo più forte in quanto, grazie al proprio lavoro e alle proprie capacità, da oltre trent’anni ogni giorno ha a che fare con artisti musicali importanti, famosi e qualificati, che gli affidano il compito di creare spazi e organizzare le loro attività per soddisfare il bisogno della gente di poter allietare il proprio spirito e di avere il diretto contatto con la musica che amano.
E che amano di più quando assistono alle performance dal vivo di quei personaggi che non sono soltanto note e voci incisi su dischi di vinile o altri supporti, né sono soltanto immagini nei media, ma sono donne e uomini reali con la loro arte, la loro grandiosità e, a volte, anche fragili con le loro debolezze e preziosità. Le esibizioni degli Artisti e segnatamente quelle di musica popolare contemporanea, sono da considerare una parte significativa e preziosa della cultura dell’umanità che, come tutte le arti umane, va tutelata e protetta.
I concerti dei musicisti, anche se non somigliano a un monumento o a un sito archeologico, tuttavia possono assumere le sembianze ideali di una scultura o di un quadro, perché le immagini di un Artista famoso su un palco splendidamente illuminato, come quelle degli attori nei teatri o nei film, possono restare impresse anche per sempre nell’immaginario di chi, pur di vedere quello spettacolo, è disposto a pagare. Come appunto per andare in un museo, a teatro, o al cinema. Gli Artisti in fondo lavorano così, mediante le loro rappresentazioni artistiche anche dal vivo sui palchi di tutto il mondo da quando esiste il mondo. E così da sempre lavorano quelli che consentono le rappresentazioni degli Artisti: i promoter e i produttori, gli allestitori dei palchi e gli organizzatori, dagli ingegneri preposti alla sicurezza del pubblico fino all’operaio che chiude la porta dell’ultimo bilico che deve partire, quando lo spettacolo è finito da ore e anche l’ultimo degli spettatori ha raggiunto tranquillamente la propria casa dopo essersi goduto lo show. In queste premesse, Signori, è raccolta l’amarezza che chi scrive ha dovuto sopportare nei giorni scorsi durante la preparazione e dopo lo svolgimento di un grande evento -­- concerto nella città di Napoli, nella meravigliosa Piazza storica del Plebiscito.



L’occasione era importante perché si sarebbe esibita una grande star internazionale della musica, americano ma di origini italiane del Meridione, che per la prima volta, dopo centinaia di concerti in tutto il mondo, aveva desiderio e piacere di cantare e suonare all’aperto nei luoghi dei suoi avi e, quindi, tra la sua gente originaria. Il concerto è stato bellissimo come emerge dalla prima all’ultima recensione apparsa sui media. L’Artista ha incantato gli spettatori nella stupenda cornice del Plebiscito e della Città, senza rispiarmarsi nonostante la Piazza non fosse piena.
Eppure il Soprintendente ai Beni Culturali della Città ha sentito il bisogno di esternare il suo malcelato protagonismo dichiarando ai giornali, il giorno successivo al concerto, che lui, pur contento dell’esibizione artistica, era convinto del fatto che la Piazza dovesse essere lasciata libera all’accesso del popolo. Tanto alla luce della sua tesi personale per cui il Comune di Napoli, senza soldi in cassa, mai avrebbe dovuto concedere l’uso della Piazza senza corrispettivo per eventi a pagamento di carattere privato. Il funzionario ha anche dichiarato che in tal senso dovevano essere intese sia le misure restrittive imposte agli organizzatori -­‐ quali quella di lasciare corridoi in Piazza percorribili dal pubblico e di tenere le transenne basse e i cancelli di recinzione disoscurati -­‐ che il futuro utilizzo della Piazza stessa non più da destinare ad eventi a pagamento.
Questo perché, a suo dire, non venisse preclusa la costante possibilità di godere della vista della Piazza da parte di chiunque in ogni momento. In conclusione, ha anche detto, che si facesse come Ferdinando di Borbone che, all’epoca, pagava di tasca sua i migliori architetti per l’allestimento degli spettacoli dando modo al popolo di abbeverarsi di cultura, anche se poi metteva i ricchi e i nobili seduti davanti. Infine, ha chiosato il funzionario, andava considerato che, a suo parere, un concerto a pagamento non è un fatto culturale.
La risposta, fornita in conferenza stampa appositamente convocata, è stata veemente in primis per ripristinare certe verità dei fatti: la Piazza del Plebiscito è stata concessa per lo svolgimento di un evento – concerto di carattere sicuramente popolare ma anche di levatura culturale; le misure adottate dal soprintendente sono state tardive rispetto al provvedimento autorizzativo – concessorio reso dal Sindaco di Napoli oltre sei mesi prima; le teorie personali del funzionario non possono comportare, per dovere istituzionale e in assenza di rischi oggettivi per l’incolumità dei beni artistici, la rivendica motu proprio di spazi pubblici gestiti dall’amministrazione comunale, né possono imporre il cambiamento in corsa di regole prestabilite; l’imprenditore – organizzatore ha accettato l’alea sulla scorta dell’affidamento riposto nei provvedimenti resi ex ante e non ex post; lo scopo imprenditoriale non appartiene alle valutazioni di un funzionario dello Stato che riveste quel ruolo per motivi di competenza diversa e specifica in relazione alla tutela dei beni artistici, e che mai dovrebbe andare in conflitto con qualsiasi manifestazione di oggettivo riconoscimento culturale. Inoltre l’intento perseguito dalla scelta di svolgere un evento unico nel Meridione d’Italia, era dichiaratamente anche quello di esaltare le bellezze e la storia della Città di Napoli e dei suoi luoghi meravigliosi, e tale intento è stato certamente raggiunto nel corso degli ultimi mesi, considerando la pubblicità e la veicolazione del concerto e del luogo del concerto; a questo si aggiunge che ogni evento del genere comporta il naturale coinvolgimento di un indotto lavorativo e di partecipazione locale di certo non trascurabile, specie in periodo economico di crisi sociale.



Infine il messaggio positivo lanciato tout court dalla manifestazione è certamente il dato di fatto più importante, se si considera il rilievo mediatico ottenuto dalla perfetta riuscita dell’evento, che ha dimostrato come anche nel Sud d’Italia esistano capacità e competenze organizzative tali da rendere realizzabile ogni altra opportunità per questa parte d’Italia, solitamente trascurata dalle grandi organizzazioni che preferiscono altre zone del Paese meno difficili. Per fortuna le parole pronunciate sul palco dall’Artista, che si è orgogliosamente dichiarato Uomo del Sud, hanno lasciato certamente un segno delle qualità della Città di Napoli molto più incisivo rispetto a quelle di chi istituzionalmente sarebbe preposto a doverle tutelare. L’auspicio è che questa lettera possa toccare le giuste corde per risolvere conflitti inutili e ricreare l’armonia spezzata da travisamenti e divisioni. Mi piace chiudere questa mia con il pensiero che gli eventi culturali e musicali nutrono la memoria degli esseri umani e alimentano il loro futuro.



Con ogni cordialità. Milano, 27 maggio 2013

Claudio Trotta – Barley Arts Promotion since 1979