Verrebbe da dire, prima di vedere questo video: immagini consigliate solo a un pubblico adulto. Ma probabilmente anche il pubblico adulto fa fatica a sostenerle, o almeno speriamo ci sia ancora gente che si possa commuovere davanti a queste immagini. Non stiamo parlando di un ennesimo video di una strage di innocenti, come pure da anni le televisioni ci hanno abituati, in questi tempi sempre più orribilmente sanguinari: le bombe nelle chiese, i bambini trucidati, le donne sgozzate. Violenza, certo la cosa più terribile che ci possa essere. Eppure c’è anche un altro tipo di violenza, capace di rendere la gente muta e di togliere loro dal petto la cosa che li rende uomini, il cuore.
Le notizie che giungono da tempo dalla Grecia ogni volta ci lasciano ancora se possibile senza fiato. E’ un mondo davvero orwelliano quello che qualcuno – o qualcosa? – sta creando in quel piccolo paese. La disoccupazione, le famiglie senza soldi per comprare i medicinali. Ogni volta qualcosa di peggio e di più. La chiusura della televisione di Stato: ecco il perfetto disegno orwelliano applicato alla realtà. Pensavamo di avere visto abbastanza, ma non avevamo ancora visto questo video, quello che documenta l’ultima esibizione televisiva dell’Orchestra sinfonica di Stato, buttata anch’essa come un giocattolo rotto nella polvere. Chiude l’Orchestra sinfonica e chiude il coro Ert della televisione nazionale greca, per decisione del governo, dice uno scarno comunicato. Per risparmiare. L’ultimo concerto viene trasmesso nella sede della tv di Stato mentre fuori migliaia di persone si radunano per ascoltare. Poi le immagini finiranno sulla Rete. Dopo 75 anni, tutti a casa, non c’è più lavoro: non c’è più la musica. Ed ecco le immagini, impossibili da sostenere: i musicisti che non trattengono le lacrime attaccati ai loro strumenti, i coristi e le coriste piegati in due incapaci di trattenere altre lacrime, mentre la mano dolce di una collega cerca di dare a lui e a lei la forza di cantare l’ultimo canto. No, non ce la si può fare: è un dolore che spacca.
Perché, se uccidono anche la musica, che cosa ci resterà? Se ci tolgono la Bellezza, a cosa affidare le nostre speranze? Quelle speranze che la musica ha custodito nel cuore dell’uomo da secoli immemorabili. Da sempre.
“La musica non è un’arte ma una categoria dello spirito umano” diceva Friederich Nietzsche. Aggiungendo: “Senza musica, la vita sarebbe un errore”. Secoli prima, proprio in quella Grecia che oggi sta subendo le amputazioni più orribili che si ricordino in Europa da decenni, Platone diceva: “La musica è una luce morale. Essa dona un’anima ai nostri cuori, delle ali ai pensieri. Uno sviluppo all’immaginazione, Essa è un carme alla tristezza, alla gaiezza, alla vita, a tutte le cose. Essa è un’essenza del tempo e si eleva a tutte quelle forme invisibili, abbagliante e appassionatamente eterna”. Commentava lo scrittore russo Puskin: “Tra i piaceri della vita, solo all’amore la musica è seconda. Ma l’amore stesso è musica”.
E se ci impediscono di ascoltarla e di suonarla, quale amore rimarrà? L’uomo è essenza sonora, diceva lo studioso Marius Schneider, la musica è un malinconico ricordo di una essenza che abbiamo dimenticato, l’essenza stessa che ci costituisce: quella di un cuore che desidera l’infinito e che solo la musica può fargli percepire seppure ancora in maniera imperfetta. Ma è da lì che veniamo ed è lì che vogliamo tornare. Nei secoli si sono sviluppate forme di musica, dice ancora Schneider, perché gli uomini con la musica hanno cercato di costruire un ponte fra loro e Dio.
Ecco perché le immagini dell’ultimo concerto dell’Orchestra sinfonica e del coro della tv greca sono così strazianti. Lo diceva don Luigi Giussani: “Nessuna espressione dei sentimenti umani è più grande della musica. Chi non è toccato da un concerto di archi, come si può essere insensibili dinanzi ai colori di una sonata per pianoforte? Sembra il massimo. Eppure, quando sento la voce umana… Non so se capita anche a voi: ma e ancora di più, e di più non si può”. E ancora: “Il canto è l’espressione più autentica dell’uomo, se l’uomo è uomo, ed è tale se appartiene. Il figlio, se la madre è nei pressi, canticchia”. Solo così si capiscono le lacrime dei coristi dell’orchestra sinfonica greca: quei coristi oggi sono come dei figli a cui hanno strappato la madre.