È passato poco meno di un anno dal concerto di Bruce Springsteen del 7 giugno 2012, in cui il Boss e la E Street Band avevano presentato l’ultimo album “Wrecking Ball”. Alla fine dell’estate Springsteen aveva annunciate nuove date anche senza l’uscita di un nuovo album, ma i fan italiani non si sono preoccupati hanno subito comprato i biglietti del nuovo concerto, certi di assistere come ogni volta a qualcosa di unico. Sono quasi le 20.15 di lunedì 3 giugno, quando a San Siro sulle note di Ennio Morricone salgano sul palco Bruce Springsteen e tutti i membri della E Street Band. Elegantissimo con camicia, gilet e cravatta tutto rigorosamente nero, il Boss accende lo stadio con “Land of Hope and Dreams”. Poi saluta San Siro, Milano e l’Italia che ama, di una amore decisamente ricambiato. Il concerto continua con “My Love Will Not Let You Down” e “Out in the street”, sulle cui note finali Bruce recupera tra il pubblico ai piedi del palco i cartelloni con le richieste di canzoni e li mostra divertito alla sua band, con cui l’affiatamento è totale: “American Land”, “Good Golly Miss Molly”, “Loose Ends”, “Wrecking Ball”, “Death to My Hometown”, “Atlantic City” e “The River”. Springsteen si ferma un momento e spende due parole nel suo italiano un po’ stentato: “Questo è il quinto concerto a Milano, ogni concerto in questo stadio è speciale e lascia un segno profondo nel mio cuore. Il primo concerto fu Born in the USA, questa sera lo suoneremo tutto”. Poco parole per infiammare quasi 60 mila persone già in visibilio. È un salto indietro di 28 anni: era il 21 giugno 1985 quando Springsteen si esibì per la prima volta in Italia in uno Stadio Meazza ancora senza terzo anello. All’epoca il cantante del New Jersey aveva 36 anni, ora ne ha 64 ma la passione e il carisma non sono certi venuti meno. “Born in the USA” viene riproposto secondo la tracklist dell’album e quando è il momento di “Dancing in The Dark”, Bruce fa salire sul palco numerose fan che ballano con alcuni membri della band, due fortunate ragazze ballano con il Boss e una suona anche un pezzo alla chitarra. “Born in the USA” si conclude sulle note di “My Hometown”, ma sono solo le 22.30, sono passate solo due ore dall’inizio dello show e Springsteen ha ancora molto da dare al suo pubblico. Come ormai tradizione quando canta “Waitin’ on a sunny day” Springsteen fa salire sul pubblico una bambina a cantare il ritornello della canzone, tratta da “The Rising”: la bambina in questione ha davvero talento, canta senza timore davanti a oltre 50 mila persone e invita anche la E Street band a suonare. La set list si chiude con “Badlands” e “Hungry Heart”. Ma ci sono anche i bis: tra cui spiccano “We are alive” e l’immancabile “Born to run”. Il Boss e la sua band non vogliono andare a casa e si scatenano non solo in senso metaforico con “Twist And Shout” e “Shout”. Ma Bruce Springsteen ama San Siro, e San Siro ama Bruce Springsteen. 



Così dopo aver congedato la sua band, il Boss resta solo sul palco con chitarra e armonica e dedica un’ultima canzone al suo pubblico, “Thunder road”. “Oh-oh come take my hand, We’re riding out tonight to case the promised land” (Prendi la mia mano, stasera correremo per raggiungere la terra promessa), sono le ultime parole del Boss, che suonano più come un arrivederci che come un addio.



 

(Elisa Porcelluzzi)

 

1. Land of Hope and Dreams

2. My Love Will Not Let You Down

3. Out in the Street

4. American Land

5. Good Golly Miss Molly

6. Loose Ends

7. Wrecking Ball

8. Death to My Hometown

9. Atlantic City

10. The River

11. Born in the U.S.A.

12. Cover Me

13. Darlington County

14. Working on the Highway

15. Downbound Train

16. I’m On Fire

17. No Surrender

18. Bobby Jean

19. I’m Goin’ Down

20. Glory Days

21. Dancing in the Dark

22. My Hometown

23. Shackled and Drawn

24. Waitin’ on a Sunny Day

25. The Rising

26. Badlands

27. Hungry Heart

This Land Is Your Land



We Are Alive

Born to Run

Tenth Avenue Freeze-Out

Twist And Shout

Shout

Thunder Road