“Non conosco nessuno che ami fare musica più di David Crosby. Per anni Graham Nash è stato il suo migliore amico nella buona e nella cattiva sorte; insieme cantano in un modo che dimostra la profondità della loro lunga relazione. Si sono incontrati quando erano negli Hollies e nei Byrds, due band seminali nella storia del rock and roll, poi si sono uniti a Stephen Stills per formare Crosby, Stills and Nash.”
Fra pochissimo, nel giro di una settimana, due diversi eventi live di artisti molto legati tra loro. Sono i concerti di Crosby, Stills e Nash, (Il 17 a Brescia in Piazza Della Loggia e il 20 a Piazzola sul Brenta, Padova) e di Neil Young & Crazy Horse (Il 25 al Lucca Summer Festival, il 26 al Rock in Roma). Neil Young ha da poco pubblicato la sua autobiografia Waging Heavy Peace: A Hippie Dream e questi sono alcuni estratti riguardo la sua amicizia e alle sue collaborazioni musicali con CSN.
”Il primo album di CSN è un’opera d’arte. Ha definito un sound imitato per anni da tanti gruppi, alcuni dei quali hanno avuto maggior successo commerciale; ma non ci può essere fraintendimento sulla natura innovativa di quel primo album. Stephen ha suonato quasi tutto sovraincidendo le parti di notte con il batterista Dallas Taylor e con Graham. Negli anni precedenti, con i Buffalo Springfield, Stephen avrebbe voluto fare tantissime cose come produrre, scrivere, arrangiare armonie e anche suonare di più la chitarra: per lui CSN furono la prima opportunità per essere veramente creativo dopo la fine degli Springfield, per cui ci si buttò a capofitto…”
Nel marzo del 1970 l’Atlantic Records pubblica Déja Vu, il secondo disco in studio del trio. Questa volta insieme a Neil Young che al tempo era prossimo alla pubblicazione di After The Gold Rush qualche mese più tardi, nello stesso anno. Con i 70’s si voltava pagina, i Beatles avevano chiuso e dopo Monterey, Woodstock, Altamont Speedway, cosa ci si poteva aspettare? Fortunatamente musicalmente solo del bene. Déja Vu è un capolavoro da 36 minuti che ha segnato il decennio, dove Nash mette il folk (Teach Your Children, Our House) Stills il country (Carry On), Crosby il rock (Almost Cut My Hair) e Neil le ballate (Helpless) e tutti insieme si completano meravigliosamente, come nel brano Woodstock, scritto da Joni Mitchell.
“Nel 1969 mi sono unito a CSN, che per un periodo divennero CSNY. Ero in un momento interessante della mia vita. Lavoravo con due gruppi contemporaneamente, registravo con i Crazy Horse e provavo con CSNY. David, Stephen e Graham avevano il loro sound, ma furono Ahmet (Ahmet Ertegun, uno dei fondatori della Atlantic Records) e Stephen a farmi unire a loro per aggiungere qualcosa dal vivo a quella miscela, immagino volessero più rock and roll. A Woodstock accadde una cosa buffa. Io non volevo telecamere sul palco, non volevo essere distratto mentre suonavo. Odiavo l’atmosfera da prime donne di quelle riprese, ero convinto che distraessero dalla musica. La musica era una cosa tra noi e il pubblico. Se ascoltate bene la presentazione della band, sentirete dire “CSN”: hanno tolto la Y come ritorsione.”
Il 4 maggio 1970 la Guardia nazionale aprì il fuoco alla Kent State University, uccidendo 4 giovani. Neil scrisse Ohio di getto e la registrò con David, Stephen e Graham. Una canzone significativa sul legame con la loro generazione che lo stesso Neil spiega così:
”Queste persone erano il nostro pubblico. Erano esattamente quelli per cui suonavamo. Era il nostro movimento, la nostra cultra, la nostra Woodstock generation. Eravamo un tutt’uno. La rivista “Time” aveva in copertina la foto di Allison Krause, la ragazza uccisa dalla Guardia nazionale con altre tre vittime. Il peso di quella foto ci toccò nel vivo. Era diverso allora, prima di Internet e dei social network. Eravamo tristi e increduli. Presi la chitarra, iniziai a suonare degli accordi e scrissi subito Ohio, four dead in Ohio. Il giorno dopo andammo in studio a Los Angeles per registrare la canzone. Entro la settimana era ovunque alla radio. Per quell’epoca fu una cosa veramente rapidissima. Ogni radio trasmetteva Ohio. Non c’era la censura dei programmatori. I servizi di programmazione non esistevano neanche; nelle stazioni FM i deejay trasmettevano quello che volevano. In FM noi eravamo underground. Non si veniva rifiutati per aver criticato il governo. Questa era l’America.”
L’intesa live dei quattro musicisti viene testimoniata con il disco live 4 Way Street. Ma poco dopo la registrazione, e prima della pubblicazione, delle incomprensioni interne portarono il gruppo ad un punto morto. Neil riprese la sua strada, mentre Crosby, Stills e Nash ritorneranno trio nel loro disco omonimo solo nel 1977. Tuttavia nel corso degli anni non hanno mai perso il rispetto reciproco e la voglia di fare musica insieme, come dimostra il disco American Dream del 1988 o il tour nel 2006 contro la guerra in Iraq.
“Alcuni concerti di CSNY furono molto belli, ma non quelli nei grandi spazi, solo gli altri nelle sale da concerto, dove potevamo sentirci e dove la band era concentrata sulla musica invece che sul divismo. L’album dal vivo 4 Way Street ne ha in parte tenuto traccia. Riuscimmo a vivere alcuni momenti molto musicali e l’energia di Crosby faceva da catalizzatore. Il suo entusiasmo era contagioso. Io e Stephen ci scambiavamo assoli sotto la sua voce e i cori di Graham. Fu una grande esperienza e non la scambierei con niente al mondo anche se ogni tanto c’erano delle imperfezioni, come in ogni altra cosa che ho fatto. Insieme abbiamo vissuto molte esperienze: l’Estate dell’amore, l’inferno, la sfiducia e il dolore. La vita. Oggi, quando suoniamo, il pubblico lo avverte ancora, è come il tremolio di una candela, il tramonto di un sole. Sta arrivando la nebbia. Queste sono davvero le nostre vite insieme.”
(Pier Costantino)