Il Sentient Tour di Carlos Santana è sbarcato anche all’Ippodromo del Galoppo di Milano, all’interno della seconda edizione del City Sound. Lui, Carlos Augusto Alves Santana, statunitense di origine messicana classe 1947. Lui, che ha venduto più di 80 milioni di dischi ed è considerato tra i migliori chitarristi esistenti. Lui, il musicista che ha unito nel suo sound l’America e l’Africa, il Sudamerica con il Mediterraneo, l’Africa con il Caribe, mescolando il funk con la salsa, il blues con la samba, il rock con il soul. Insomma lui, Carlos Santana, quella “mezzala” di suoni che oggi chiamiamo “World Music” e che è il marchio di fabbrica della premiata ditta Santana ha regalato un vero spettacolo. 



Uno di quelli che meritano di essere vissuti almeno una volta nella vita. Tra pochi giorni mister Carlos Santana, lo stesso che anni fa apparve sul palco di Woodstock, compirà 66 anni. Una sorta di età della saggezza se consideriamo lo spettacolo che il Chicano ci ha regalato ieri sera. Si parte subito a mille con Toussaint l’Ouverture, Black Magic Woman, Gypsy Queen ed Oye Cómo Va di Tito Puente. Giusto per far capire da subito con chi abbiamo a che fare. Una vera icona vivente della musica. Il pubblico viene catapultato subito nella storia con un colpo allo stomaco. Si urla, si canta. Ma sopratutto si alzano le braccia al cielo ed è impossibile star fermi. Si balla e si balla. Tanti i ragazzi e le ragazze di allora, che si mischiano con le nuove leve per dondolarsi al ritmo del guru del Latin Rock. 



La formazione che accompagna Santana è un misto di fedeli compagni di strada e di nuova linfa come il batterista Dennis Chambers, Raul Rekow alle congas, Karl Perazzo alle percussioni, Benny Rietveld al basso e le tastiere di David Mathews oltre a fiati, percussioni, cantanti e doppie voci. Un’orchestra potente ed agile di ben nove elementi con al centro della scena il direttore Carlos Santana. La sua chitarra s’infiamma nei numerosi assoli e citazioni che il maestro piazza qua e la. Riconosciamo i Jackson Five, Bob Marley e i Beatles. Sul palco sfilano pagine di storia emozionanti. Maria Maria, Corazon Espinado, hit del 1999 tratto dall’album Supernatural, Smooth, Jingo con il suo tam tam primordiale fino all’intramontabile Europa. C’è anche spazio per Incident at Neshabur tra reggae e blues chicano. Alternando le ultime novità ai grandi classici, Santana con un concerto e una scaletta perfetta mette tutti d’accordo. Il guru della chitarra riesce a farci anche un sentito discorso tipo sermone da funzione gospel. Come uno sciamano arriva ai suoi consueti appelli alla concordia e alla solidarietà. Il guru mexican-Californiano saluta il suo pubblico con la sua personale trinità: Love, Peace ed Happiness.



Il concerto di Carlos Santana è sempre una festa. Un insieme di musica e colori che si alternano in un caleidoscopio di emozioni sezione fiati.

Santana si è esibito anche a Roma. Come sempre, per ogni biglietto venduto sono stati devoluti 0,70 centesimi netti alla Fondazione Milagro, l’organizzazione benefica fondata da Carlos Santana e la sua famiglia nel 1998, per sostenere i bambini orfani di tutto il mondo. Un atto lodevole che dovrebbe essere d’esempio. In fondo, come dico sempre, la musica fa bene. Quella di Carlos Santana un pochino di più.