Patti Smith in Italia è di casa. Politica, poesia e religione, conosce la nostra storia meglio di un qualsiasi altro connazionale distratto. Conobbe Pasolini tramite il Vangelo e da allora capì che Dio era un rivoluzionario, e che lei non avrebbe fatto la suora. Lei il nostro paese lo gira in lungo e in largo. Dieci concerti solo lo scorso anno, per promuovere Banga, il suo ultimo disco di inediti. Sempre attenta alle cause politiche e sociali.
Ad aprile il suo “My Festival” all’Auditorium della Musica di Roma in occasione dei dieci anni di vita della struttura, curato da lei in prima persona, da sempre stimolata da varie espressioni artistiche, ha coinvolto gente come Bernardo Bertolucci, Philip Glass, Nicola Piovani, Vinicio Capossela, Pierpaolo Capovilla, Marco Tirelli, con proiezioni di cinema d’autore, concerti, reading e una installazione site-specific.
Sembra che non riesca a stare troppo lontana dall’Italia, e quindi anche quest’anno è tornata con altri sei concerti offrendoci un’occasione speciale: assistere al punk nudo di Horses. Il suo primo album, del 1975, è il frutto dei tempi trascorsi da busker, tra performance art, pittura e poesia e quella New York del Max’s Kansas City e del CBGB. E quindi, per rivivere la natura per cui Patti Smith è importante, prima del successo di canzoni eterne come Because the Night, Dancing Barefoot, e People Have the Power.
Il 25 luglio la setlist di Milano viene impreziosita da It’s A Dream, una canzone di Neil Young. Il giorno seguente, a Prato, in una calda giornata dove il bel paese straripa di incredibili proposte musicali (Roger Waters a Padova, Neil Young & Crazy Horse a Roma, Sigur Ros a Ferrara) il pubblico risponde ugualmente e Patti Smith and Her Band lo travolge con la sua energia.
A Venezia, nella serata conclusiva della interessante rassegna musicale “L.i.Ve”, Patti rompe gli schemi. Basta con lo show prevedibile tributando un solo disco, si pesca dall’intero repertorio. Fino a Break It Upil pubblico sembra ancora intimidito dall’austerità del Teatro Verde, sull’isola di San Giorgio. Non si può fumare, non si può ballare, non si può scattare una foto. Fortunamente le canzoni esplodono nei cuori degli spettatori, liberandoli e ricordando loro che è un concerto rock. E il pubblico comincia a muoversi sulle note di Dancing Barefoot, e ad abbaiare e ululare letteralmente con Banga. Un ricordo a J.J. Cale, da poco scomparso, e una sentita Because The Night dedicata a suo figlio Jackson (nato nel 1981 dal matrimonio con Fred “Sonic” Smith) che pregò di avere proprio lì a Venezia. In chiusura una furiosa My Generation degli Who, sputata fuori con la stessa foga punk dei primi live della sua carriera, con Patti che finisce l’ennesima muta di corde, spezzate a mano, urlando la sua speranza di un mondo migliore.
Queste sono le date ancora in programma dove poterla ammirare: il 31 luglio a Taormina (Teatro Antico) e l’1 agosto a Palermo (Teatro di Verdura). Un’artista a 360 gradi, un pezzo della cultura musicale e sociale americana. Amata, discussa, influente, coerente, idealista, un vero e proprio mito del rock per tutte le generazioni.
(Pier Costantino)