Percorso graduale, saggio e paziente quello della vocalist milanese Paola Memeo in arte Amelie. Quello di un’umile eroina che percorre la sua strada e va avanti con il suo passo senza cercare facili clamori per attrarre a sé attraverso escamotage di varia natura le suadenti sirene del successo e della popolarità.
La sfida rilanciata da questa grande voce italiana dei nostri giorni è quella di non perdere quei connotati e la propria irripetibile unicità perché la grande audience si accorga della sua esistenza e della sua impareggiabile bravura. E allora ecco “Un’altra vita” – che già testata in una versione più estesa munita di una irresistibile coda rockeggiante nel bel concerto al Blues House del 20 novembre 2012 – segue da qualche settimana “Col naso all’insù” nel percorso che porterà alla sospirata pubblicazione del nuovo album in qualche frangente ancora sconosciuto dell’anno a venire.
Come già anticipato in sede di recensione del concerto di cui sopra, “Un’altra vita” è un’iniezione di creatività fresca e inedita nel repertorio della cantante. Nato dalla collaborazione con il bravo cantautore Hamid Grandi, il brano ha il merito di far incontrare il grande talento melodico di Amelie con la scrittura agile e forbita di un Grandi degno successore dell’originale passo e respiro del canzoniere di scuola ruggeriana.
In questa bella ballad sostenuta convivono le tendenze e le svolte praticate dal cantautore milanese in quei ’90 dove l’incontro tra rock, melodia e canzone d’autore diede vita a sortite di gran livello culminate nel celeberrimo album Peter Pan. E il brano in questione – con quel quid di visione originale – rimescola e lambisce abilmente quella svolta ripercorrendo i temi ad ampio respiro che segnarono il passo dei brani corali posti a sigillo degli album (e dei concerti che prendevano forma da quel repertorio).
Un tempo in levare dove input arioso delle tastiere e colori caldi a profusione fungono d’appoggio al respiro lirico dell’elettrica e a quella voce sempre più bella che sembra trasvolare trame sonore che prendono le sembianze dell’inno e della celebrazione di una nuova nascita, di un fiorire atteso nella sostanza ma imprevedibile nella forma come suggerito dal testo. Passione, mitezza e dedizione hanno prodotto un nuovo piccolo grande miracolo.