Passare una delle sei settimane del Festival d’estate a Salisburgo vuol dire sette giorni di sofferenza e gioia. Sofferenza per sapere cosa scegliere (il Festival offre circa 240 alzate di sipario in sei settimane mentre, a titolo di raffronto, le fondazioni liriche italiane non sfiorano mediamente le 150 l’anno ciascuna). La gioia per l’alta qualità di ascolto e (per le opere) di visione una volta che si è scelto. Altri festival (tra cui MiTo che si svolge in settembre a Milano e Torino) hanno cercato di imitare l’ormai nonagenario Salisburgo. Forse unicamente il festival Enusco che si svolge ogni due anni a Bucarest (e nel resto della Romania) rappresenta uno sfidante serio per ampia rappresentanza internazionale e alta qualità delle proposte.



Per i lettori de IlSussidiario.net, il vostro chroniqueur ha scelto di soffermarsi su esecuzioni che possano interessare i giovani e avere un seguito in Italia. Oggi riferisco di due eventi di sinfonica e cameristica: i concerti dell’orchestra giovanile Mahler e del quartetto Hagen, due complessi, uno sinfonico ed uno cameristico,che frequentano spesso il nostro Paese. La settimana prossima del nuovo allestimento di Don Carlo che dovrebbe approdare alla Scala. L’orchestra giovanile Mahler, diretta da Philippe Jordan (direttore musicale de l’Opéra di Parigi) si è cimentata in un’esecuzione in forma di concerto di Rienzi , opera scritta e composta da Richard Wagner quando a 28 anni era una testa calda rivoluzionaria influenzata da Bakunin. Dell’opera parlammo quando venne rappresentata a Roma nel maggio scorso. Non ho avuto modo di ascoltare l’esecuzione a Salisburgo in cui grandi nomi del canto wagneriano (Christopher Ventris, Emily Magee, Sophia Koch) sono stati affiancati da vincitori del Young Singers Project (un concorso internazionale di voci nuove). L’esecuzione – secondo colleghi presenti i quei giorni a Salisburgo – sprizzava di baldanza giovanile.



Ho invece assaporato il concerto del 22 agosto (sempre diretto da Jordan): all’esuberante “ouverture” del Rienzi hanno fatto seguito il concerto per piano ed orchestra il la maggiore di Ravel (con Jean-Yves Thibaudet al pianoforte), e la quinta sinfonia di Šostakovi . Doppio fuori programma: ouverture de “I Maestri Cantori di Norimberga” di Wagner e Jordan e Thibaudet insieme al piano per una suite da “Mia Madre l’Oca” di Ravel.

Qual è il filo di questo programma, all’apparenza privo di un vero centro? In effetti, i vari momenti parlano di quattro aspetti della giovinezza – come si addice ad un orchestra pur creata nel 1986 da Claudio Abbado (il quale ne è ancora il direttore musicale)- ma che si rinnova ogni tramite audizioni in 25 città tra ragazzi e ragazze di tutti gli Stati dell’Unione Europea. Della baldanza di Rienzi si è detto. Il concerto di Ravel, pur opera matura del compositore, è intriso di jazz. La quinta sinfonia del trentenne Šostakovi , pur composta per rientrare nei ranghi dell’ortodossia, è uno sberleffo ironico a Stalin ed alla sua Corte, I Maestri Cantori di Norimberga sono un inno alla giovinezza (da parte di chi la ha perduta) e la suite di Ravel è un vero e proprio scherzo.



Ben diverso il Quartetto Hagen – uno dei maggiori complessi cameristici su piazza. Dopo aver presentato gli scorsi anni, l’integrale delle sonate per pianoforte di Beethoven, in questa edizione 2013 offre l’integrale dei quartetti per archi. Il 20 agosto nella “sala d’oro” del Mozartum ho ascoltato l’ottavo ed il quindicesimo. Composti da un musicista maturo sono un ringraziamento (a chi lo ha curato durante una grave malattia) ed un inno alla trascendenza. Tanto il primo quanto il secondo sono delicatissimi. Di una raffinatezza che pochi si aspettano da uno dei maggiori compositori del romanticismo.