I Midlake sono quanto di più originale e di entusiasmante la scena indie folk rock americana sia stata in grado di produrre negli ultimi anni. Un manipolo di ottimi strumentisti che hanno coniugato il british bolk dei Fairport Convention con la psichedelia e il rock degli anni ’70 tanto da coniarne un genere diverso, particolare, avvincente. Un suono nuovo, distintivo e autentico: il sound dei Midlake. Non si sta parlando di successo commerciale, infatti la band di Denton, Texas, non ha raccolto del tutto i frutti che avrebbe meritato, in particolare in patria. Mentre tra gli appassionati del vecchio continente, soprattutto inglesi, hanno lasciato un segno indelebile (i sold out londinesi in luoghi storici come la Roundhouse e il Shepherd’s Bush Empire ne sono testimonianza). 



La band è nata nel 1999 ad opera di alcuni amici dell’Università di North Texas il cui principale denominatore comune era la passione per la musica jazz. Al folk-rock ci sono arrivati, ma solo in seguito. Dopo un trascurabile album di debutto, “Bamnan and Slivercork” del 2004, la band texana è balzata alla ribalta delle scene nel 2006 con la pubblicazione dello splendido “The Trials of Van Occupanther” il cui singolo “Roscoe”, travolgente ed incendiario, si è recentemente posizionato al 15esimo posto nella classifica di BBC 6 Music delle migliori 100 canzoni dell’ultimo decennio (per la cronaca hanno vinto i Coldplay con Clocks). 



Nel febbraio 2010 la svolta. Con l’aggiunta di chitarre acustiche/elettriche e con un contributo minore di piano/tastiere, viene pubblicato “The Courage of Others”. Un album capolavoro a cui è seguito il relativo tour promozionale che ha toccato anche l’Italia con un memorabile concerto al Circolo Magnolia di Milano. Non è un caso che Mojo, una delle più autorevoli e influenti riviste del settore, gli abbia assegnato il premio di “Best Live Act”. 

Non solo. In quel magico e ispirato 2010 i Midlake hanno anche prodotto e suonato “Queen of Denmark”, opera prima dell’amico John Grant. Chapeau! Un’altra gemma.



L’apice del successo era stato raggiunto. A questo punto ci voleva il colpo del KO. Invece no. Più nulla. Un lungo silenzio. Il sito ufficiale non più aggiornato e solo qualche sporadica esibizione live fino all’ultima apparizione un anno fa all’“End of the Road Festival” per festeggiare i 15 anni della loro etichetta Bella Union. È vero che la musica è immortale ma soprattutto per una band emergente (e pure indie!) si rischia ben presto di cadere nel dimenticatoio se non si produce tempestivamente del nuovo materiale. Si sa, lo show business e il mercato non aspettano, l’offerta è molto ampia e la buona musica non manca.

Finalmente, verso fine primavera, dopo circa tre anni di silenzio, un annuncio liberatorio: “It is finished. Thank you God!” sono state le prime parole diffuse all’unisono sui diversi social network della band texana. E poi nei giorni successivi: “And now, it is mixed” e ancora: “And now, it is mastered”. Fino alla rivelazione: “New Track. New Album. New Info”. Antiphon, è il nome prescelto per il nuovo album. 

Wow. Ma le sorprese non sono finite. Proprio tra le nuove informazioni pubblicate sul sito, tra le righe si scorge che: “…dalla partenza di Tim Smith dei Midlake lo scorso Novembre…”. Come, come?!? Calma un attimo. Il tutto è stato sapientemente tenuto sotto silenzio per mesi ma in questo caso non si tratta di un fatto secondario visto che Tim Smith era il cantante, nonché l’autore, di ciascuno dei brani della band. Insomma un cambiamento non da poco se si pensa che perfino le copertine degli album, tra cui quella stupenda di “Courage”, ispirata ad “Andrej Rublev” di Andrej Tarkovskij, con i membri della band incappucciati da monaci medievali, sono opera di Tim.

Come avranno gestito i rimanenti Midlake la partenza di Tim Smith finora leader e colonna portante della band? Soluzione non banale se si pensa che (a ragion veduta) band come Nirvana e Dire Straits non ci hanno nemmeno provato a ripartire. Volendo giudicare invece altre grandi band del passato come i Doors e i Queen, la transizione non ha funzionato: del resto come sostituire dei mostri sacri come Jim Morrison e Freddie Mercury? Non tutti hanno il calibro dei Pink Floyd che hanno continuato a scrivere la storia della band e della musica. 

Quello che è certo è che la partenza di Tim, almeno da un punto di vista compositivo, deve aver fatto bene ai rimanenti Midlake, visto che in poco tempo hanno superato il blocco che li ha tenuti inchiodati in studio per anni. Ripartendo da zero e utilizzando solo il nuovo materiale, in soli sei mesi hanno composto l’intero album.

A giudicare dalle poche notizie diffuse, la nuova conduzione della band e la composizione della musica, sembrano ora essere diventate più collegiali. Eric Pulido (voce/chitarra), già pedina fondamentale nella costruzione delle armonie vocali della band, ha assunto il ruolo di frontman. Per il resto la line up di questi ottimi polistrumentisti è rimasta immutata e si completa con Paul Alexander (basso/tastiera/fagotto/chitarra), McKenzie Smith (batteria/percussioni), Eric Nichelson (chitarra) a cui si aggiungono Jesse Chandler (tastiera/piano/flauto) e Joey McClellan (chitarra). 

Un primo assaggio di quello che ci aspetta si può scoprire ascoltando il nuovo singolo Antiphon già disponibile online, mentre per l’intero album bisognerà attendere il 4 novembre. Dalle anticipazioni il sound sembra essere ancora una volta diverso dai lavori precedenti in parte dovuto ad un contributo maggiore dell’uso delle tastiere rispetto alle chitarre. Nelle recenti e sporadiche esibizioni estive i Midlake hanno avuto modo di rodare le nuove canzoni: non solo la già citata Antiphon, ma anche l’ipnotica e coinvolgente “The Old and The Young” ed altre ancora. A differenza dell’allora band guidata da Tim, nelle nuove scalette presentate si ritrova molto “Van Occupanther”, qualche “Bamnan” e meno “Courage” (addirittura l’esclusione di Acts of Man).

Nel frattempo Tim Smith non è rimasto a guardare e ha costituito gli Harp, anche se al momento si tratta solo di un progetto visto che è l’unico componente e che ancora nessun brano è stato registrato. Secondo quanto scritto dallo stesso Tim nel suo profilo Facebook, in due anni di studio con lui i Midlake avrebbero inciso un solo brano (“Festival”) e l’album su cui si stava lavorando, a suo giudizio il migliore di sempre (sigh=tristezza), si sarebbe dovuto chiamare “Seven Long Suns”.  I problemi con la band sarebbero emersi essenzialmente quando si è trattato di registrare la versione definitiva delle canzoni. Tim ha tenuto anche a precisare che “non ho smesso di fare musica”, dettaglio apparentemente superfluo ma forse resosi necessario a seguito dell’azione di qualche burlone che nella pagina di Wikipedia dedicata a Tim ha scritto che Smith avrebbe lasciato i Midlake per perseguire la sua carriera in ornitologia…. contenuto opportunamente rimosso.

Per concludere cosa ne sarà di Antiphon? will tell. E dei Midlake? All the best. Per chi è su strada… può valere la pena di fare una sosta al Paschall Bar di Denton: una birra, una partita a scacchi o a freccette nel bar gestito dalla band potrebbe essere una piacevole esperienza. Per chi invece ha già colto una bellezza nelle loro musiche, le emozioni suscitate rimarranno per sempre. Eventualmente per gli altri c’è sempre tempo. In attesa della bellezza infinita.