E’ uscito ieri anche in Italia (una settimana dopo l’uscita mondiale) “Paradise Valley”, nuovo lavoro di John Mayer. Per chi fino a questo momento di John Mayer non conosceva nemmeno l’esistenza, occorre una pur breve introduzione panoramica. Nato nel 1977, dopo aver studiato musica al Berklee College of Music di Boston, Mayer affronta la carriera musicale, come chitarrista e songwriter. Pubblica nel 2001 un disco indipendente, che schizza in cima alle classifiche e viene integrato e ristampato dalla Columbia. Si tratta di “Room for Squares”, che raggiunge il grande successo, sia per la grande facilità di scrittura che per la naturale e per nulla forzosa mescolanza fra deliziosi intrecci di chitarre acustiche ed elettriche e arrangiamenti pop. La carriera di John Mayer prosegue facendolo diventare punto di riferimento e anche di innovazione per songwriter e chitarristi, pur essendo le sue radici ben piantate nel country e nel blues.
Così, senza voler dettagliare troppo, passa attraverso organici da big band, fonda il John Mayer Trio con nientepopodimeno che Steve Jordan alla batteria e Pino Palladino al basso, e i suoi concerti, oltre che i suoi dischi diventano esplosivi coacervi di energia e buona musica. Tutto ciò farcito e condito da una buona dose di gossip, dal momento che annovera fra le sue fidanzate niente meno che Jennifer Love Hewitt, Jessica Simpson, Minka Kelly, Jennifer Aniston, Taylor Swift e Katy Perry.
A settembre del 2011 lo aspetta una sgradita sorpresa: mentre sta terminando il suo album “Born and Raised”, che uscirà solo a maggio dell’anno seguente, la voce non funziona più come dovrebbe. I medici accertano la presenza di alcuni granulomi sulle corde vocali. Per un certo periodo Mayer non è nemmeno in grado di parlare, poi due successive operazioni e una lunga convalescenza gli permettono di tornare a cantare, per realizzare il suo nuovo album, in uscita, appunto, in questi giorni.
Già “Born and Raised” , descritto dallo stesso autore come ‘il mio album più onesto’, era una sorta di ritorno a casa. Brani quasi esclusivamente affidati alla chitarra acustica, accompagnata sì da altri strumenti, ma tendente verso sonorità precipuamente country & western. La stessa immagine di copertina, la grafica, i capelli lunghi e l’abbigliamento da cowboy indicavano la strada prima ancora di sentire le canzoni.
“Paradise Valley” riprende il discorso grossomodo allo stesso punto, inserendosi nell’ambiente country acustico del lavoro precedente, ma aggiungendo anche altri ingredienti, che rendono questa prova convincente e matura, offrendo materiale di lavoro ai prossimi concerti live dell’artista.
Il caleidoscopio tiene dentro riferimenti personali, partecipazioni di lusso e molti dei generi che contraddistinguono la musica americana. Si va dal ritmo rotolante e quasi da vaudeville di Wildfire,brano d’apertura già proposto live al David Letterman Show, al ritmo slow con accompagnamento pianistico della bellissima I Will Be Found; dai riferimenti alla love story con Taylor Swift in Paper Doll al duetto con l’altra ex fiamma (o ancora girlfriend, non si capisce…) Katy Perry, che mostra doti vocali vere e non artefatte in Who You Love?; dal blues sassoso di Call Me The Breeze al country lento da frontiera al tramonto di Badge And Gun. Con altre perle come Waitin’ On The Day e Dear Marie, dedicata ad una vecchia compagna di scuola.
Qualche critico ha già messo in luce un certo manierismo, specialmente in alcune delle canzoni dell’album: versi un po’ sdolcinati, rime troppo semplici ed affettate, un po’ troppo gioco a fare il verso di se stesso. A me pare un disco dove forse non ci sono capolavori assoluti – anche se forse occorre un po’ di tempo per far meglio emergere le caratteristiche di alcuni dei pezzi – ma c’è tanta buona musica, che delicatamente rifinisce i contorni del mondo poetico e musicale di John Mayer, sulle orme dei suoi e nostri padri, nella incessante ricerca di qualcosa di nuovo ed originale.