La bella musica leggera, quella sfiziosa, soffice e persino leggerissima, è uno sbiadito retaggio di un impeto confinato in quella innocenza di sguardo e di desiderio propria degli anni sessanta o al massimo conservata in certe rare mosche bianche dei settanta? Oppure ha proseguito e prosegue la sua corsa anche in questa realtà piena di tristi ragnatele e stati confusionali della tanto nostra amata arte sparsa su pentagrammi, palchi e supporti vari?



Con la giovanissima e talentuosa voce ligure Corinne Vigo la risposta è in atto e, per chi ne lamenta l’assenza, si consiglia di aprire bene occhi e apparati uditivi per scoprire un qualcosa di bello a lungo smarrito e oggi recuperato da gente d’amore e di buona volontà, dotata di quel senso di pulizia e di fatica necessario a restituirci sapori, luoghi e istanti perduti.  



In campo per questa voce in fiore una schiera di piccoli grandi soldati impegnati in un restauro fatto di sangue e gioco a viso aperto.  Grandi combattenti vecchi e nuovi.  Filippo Travo alla produzione esecutiva tra i giovani.  Gigi De Rienzo alla produzione artistica tra i decani.  E in mezzo le due squadre.  Da un lato i giovani autori Andrea Gallo, Francesco Gazzè, lo stesso Travo e Alex Simone, dall’altro il team dei grandi vecchi a formare la band di supporto, il suono, la patina musicale del progetto.  Gigi De Rienzo, Ernesto Vitolo, Franco Giacoia, Agostino Marangolo e dulcis in fundo al mastering Bob Fix.  Tutti, eccetto il non meno importante Marangolo, musicisti storici dell’area napoletana di alto profilo, quella del cantautorato di vaglia e delle contaminazioni cosmopolite (Daniele, Bennato, Napoli Centrale, Musicanova, De Sio).



Che squadra!  Ieri tutti proiettati verso quei nuovi mescolamenti sonori che gettavano ponti tra Mediterrano, Africa e Americhe, ora impegnati nel rintraccio del codice segreto della bella musica leggera, quella semplice, fatta di quella dolcezza dispensatrice di sorrisi a cuore aperto e persino di ammiccamenti eppure schietta, diretta, balsamica.  Il risultato è il disco “Lattine e Altre Storie”.  

Basta ascoltarne l’inizio con la sua quasi title track Lattine per toccare con mano quanto accennato.  Suoni freschi, perlopiù acustici, proiettati tra sonorità mediterranee e pop orecchiabile di alta qualità dal tratteggio agile e mai invadente.  Il gioco vocale sinuoso della Vigo che conquista con colori caldi e un’allegria del tutto contagiosa, l’arrangiamento semplice, lineare e perfettamente funzionale, una ritmica regolare che aggiunge elementi in maniera graduale dall’entrata del 4/4 percussivo a quello del basso di De Rienzo che sostiene l’impianto con maestria.  

Già tutto questo non è cosa da poco ma il disco snocciola tutta la casistica consentita del pop di spessore rivitalizzandone gradazioni, sfumature, vie battute e nuovi esiti.  Da una altrettanto scanzonata e spiritosa Kerouac e te a una In amore con la sua presa rapida tra recuperi di nostalgie da Festivalbar e reggae declinato in codice Europop.  

Un disco che con la già nota Nel mio blu (già recensita su questa pagine nella versione spagnola En mi azul in duetto con Marcela Morelo) non si fa mancare nulla nell’accezione più piena e positiva del termine.  Il pop si fa soffice, lento e confidenziale, solleticando l’ascolto con vaghi cenni jazz da night, arrivando a scaldare il cuore con Un’altra volta noi le cui atmosfere riportano ai celebri duetti Dorelli/Spaak di Io non mi innamoro più.  

Sullo stesso registro la lieve malinconia di Ora e fino in fondo e a chiudere la serie dei brani inediti la distintiva ballata pop di Shadows of Yesterday impreziosita da un arrangiamento che riveste di atmosfere latin una canzone dal soffice piglio mediterraneo.

In coda come tre bonus tracks le versioni in spagnolo di canzoni già presenti, la nota  En mi azulComo si fuese huracan (duetto con il cileno Pablo Herrera) e Planeta y satelite (con Ivan Catriel Almendra, spagnolo fresco di talent locale), frutto della ottima opera di mediazione di Alex Simone per il lancio della Vigo su un mercato sudamericano da sempre bacino di riferimento di molta buona musica leggera del belpaese.

Corinne Vigo e il suo team.  Cantante di pregio di ascendenze soul il cui talento necessita di quella valorizzazione, di quel contributo adeguato che pochi altri a parte Di Rienzo e soci sono in grado di apportare per dire qualcosa di importante in un panorama musicale italiano incagliato tra le diavolerie melodico-elettroniche delle sue più celebri rappresentanti femminili e un non troppo malcelato snobismo di tanti verso il recupero di quella genuina tradizione della musica leggera italiana, quella che potrebbe andare sotto il nome di un fantomatico movimento delle “canzoni come una volta”.  Un grazie sincero alla Vigo e ai suoi lungimiranti collaboratori per aver scommesso su questa nuova artista.  Con l’augurio che la custodiscano rendendola sempre più cara a tutti.