Che succede se migliaia di giovani si mettono a ballare in uno dei posti più belli d’Italia e la musica non c’è? D’altro canto il posto prescelto si chiama Baia del Silenzio (Sestri Levante). In realtà la musica c’è, ma ognuno se la ascolta nelle sue orecchie e poi non è nemmeno una novità
Di cosa stiamo parlando? Una decina di anni fa, un simpatico ragazzo inglese che per motivi vari era solito fare lunghe code agli uffici postali e amministrativi, per ingannare l’attesa, grazie alla musica che ascoltava con le cuffiette, non si era trattenuto dal mettersi a ballare. Lo fece in modo così simpatico da coinvolgere anche le altre persone che erano in fila con lui, che però non stavano ascoltando nessuna musica. Il tale si chiamava Ben Cummings e lanciò suo malgrado una moda: improvvisare balli per la strada o negli uffici ascoltando musica in cuffiette. Per un certo periodo Londra ne fu contagiata. Da questa idea, alcuni dj professionisti olandesi trassero quella della “Silent disco”, la discoteca silenziosa.
Anche qui l’idea di partenza era carina: state facendo una lunga coda per entrare a un concerto? Noi vi offriamo l’intrattenimento su cuffiette apposite. Da lì il passo ai rave party con migliaia di persone giunte appositamente fu breve. Si distribuiscono cuffiette all’ingresso; il segnale di solito con un raggio massimo di cento metri arriva da una antenna posizionata sopra il mixer dei dj. Si possono selezionare un paio di canali e scegliere la musica che i dj stanno mettendo sul piatto. Il primo esperimento del genere in Italia si tenne nel 2005 a Bologna, poi se ne sono perse le tracce, tranne ritrovare la discoteca silenziosa nelle scorse settimane in uno dei luoghi più incantevoli d’Italia come detto, guarda caso chiamata Baia del “silenzio”. La cosa è piaciuta così tanto che qualche giorno fa approffittando degli ultimi scampoli d’estate, si è ripetuta nella piazza principale della città poco vicina, Chiavari (con la sponsorizzazione di un assessorato comunale).
Cercate di immaginare qualche centinaio di ragazzi e ragazze che si muovono al passo di una musica inesistente per tutti gli altri: una immagine un po’ desolante. Ovviamente poi non dura molto, perché succede che i giovani che stanno ascoltando lo stesso tipo di musica si riuniscono e cominciano a cantare squarciagola quello che stanno ascoltando. Di silenzio, a parte la baia, ne rimane ben poco. Ma l’immagine che più mette tristezza è percepire l’affossamento nella solitudine e nell’isolamento che un evento di questo tipo produce: essere soli mentre si sta insieme.
Già nelle discoteche per rivolgersi la parola dato il livello sonoro della musica è quasi impossibile: qua l’isolamento è apparentemente totale. Chi andava ai vecchi festival rock – e ancora ci va – non ci andava per isolarsi: la musica, da sempre, è stata sinonimo di socializzazione, di stare insieme, di possibilità d’incontro. Questi eventi, che la musica sia a tutto volume o che venga rinchiusa in una cuffietta, esprimono l’esatto opposto.
Il silenzio può essere il rumore più assordante che ci sia; il silenzio dovrebbe essere il momento di massima ricongiunzione del nostro io con il mondo che ci circonda. Ne abbiamo visto la testimonianza in Piazza San Pietro pochi giorni fa. C’è un “suono del silenzio”, cantava Paul Simon, “che nessuno osa disturbare”. Il silenzio può far anche paura, il silenzio sovrumano, a chi ha il cuore spalancato:
“sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura” diceva il Poeta.
Un altro poeta, più vicino ai giorni nostri, Lucio Dalla, amava contemplare il cielo di notte perché, diceva, poteva “ascoltare il buio e vedere silenzio”. Oggi “abbiamo eretto un muro per per non sentire più il vento e non fidarsi delle stelle”, diceva ancora.
Il silenzio che si cerca di commercializzare oggi è un finto silenzio: c’è una Baia, del silenzio, che invita a rimanere muti davanti alla bellezza che impone. Approfittatene, fino a quando questa bellezza sarà disponibile. Non è detto che duri per sempre.