Talent show: croce e delizia della musica contemporanea. Gli artisti che ne escono, nove volte su dieci, anche non per colpa loro, si dimostrano incapaci di andare oltre alla sovraesposizione mediatica di cui vengono fatti oggetto per pochi mesi, prima di essere rimpiazzati da qualche nuova next big thing. Nove volte su dieci, appunto. Nathalie è una piacevole eccezione a questa spietata regola dello show business del XXI secolo, più pronto a spremere il più possibile i propri talenti, piuttosto che coltivarne pazientemente e amorevolmente la crescita artistica. 



Che fosse un personaggio non comune lo si era già visto nel 2010, quando partecipò alla quarta edizione di X Factor: un background molto vario, che spaziava dal classic rock all’heavy metal, una voce graffiante ma anche sorprendentemente delicata e soprattutto, una personalità tutt’altro che da ridere. Lo si vide in particolare nelle ultime puntate quando, arrivato il momento del fatidico “inedito”, la ragazza italo-belga rifiutò senza fare una piega un pezzo che Pacifico aveva scritto per lei, preferendo cantare un brano da lei composto (quel “In punta di piedi” che poi la portò al successo). Che dire, non proprio una cosa che si vede tutti i giorni in televisione. 



L’anno successivo arrivò la partecipazione a Sanremo con l’ottima “Vivo sospesa”, che divenne poi la title track del suo disco d’esordio. 

Oggi, a due anni di distanza, Nathalie torna con un secondo disco, “Anima di vento”, che dimostra in pieno come non fosse sbagliato, a suo tempo, avere scommesso su di lei. Un lavoro interessante, piacevolissimo, con un songwriting di livello che spazia tra rock, pop e musica d’autore in maniera piuttosto disinvolta, il tutto a servizio di una maturazione vocale davvero invidiabile. L’abbiamo incontrata il giorno prima dell’uscita del disco, negli uffici milanesi della Sony. Allegra e disponibile, prima di ascoltare le nostre domande, ha voluto introdurci in questo modo al nuovo lavoro: 



“È difficile per me parlare di musica, di solito preferisco esprimermi in maniera diretta, suonando e cantando ma… in questo caso mi tocca (ride NDA)! Questo disco è il riassunto di due anni di riflessione e di lavoro da parte mia. Potrebbe essere anche inteso come una sorta di chiusura del cerchio: avevo bisogno di fare il punto della situazione, dopo X factor e San Remo. Sono state due esperienze positive che però hanno completamente rivoluzionato la mia vita. Avevo quindi bisogno di guardarmi dentro e capire nuovamente chi ero. In effetti i brani del disco, a parte due, sono tutti nati in questi ultimi due anni di lavoro. Non sono brani autobiografici, per lo meno non tutti, ma in qualche modo si tratta di cose filtrate attraverso la mia esperienza. 

“Ogni canzone può essere vista come un rituale di passaggio che mi ha aiutato a definirmi meglio. Il titolo viene da un brano e mi piaceva perché riassume il filo conduttore del disco, racchiude una serie di emozioni legate a un periodo particolare della mia vita. C’è un’idea più spirituale, eterea se vogliamo, che si mescola con qualcosa di più concreto. C’è la combinazione tra un aspetto più riflessivo, di me, intimistico, con un aspetto più concreto grintoso, che fa parte anch’esso della mia personalità. Complessivamente direi che si tratta di un lavoro più rock oriented rispetto al precedente, ma avevo bisogno di sfogare anche questo aspetto! Ho avuto anche più tempo per pensare a questo disco. “Vivo sospesa” era una selezione di brani provenienti da un periodo abbastanza lungo, che sono stati scritti in momenti diversi. Questo invece è un progetto totale, completo.” 

Facciamo notare che la sua maturazione vocale è notevole e che queste due dimensioni, quella melodica e quella più aggressiva, sono talmente presenti nel modo con cui affronta i singoli brani, che qualche ascoltatore potrebbe anche risultare spiazzato: “Non ci vedo niente di strano, sono entrambi due aspetti già presenti nel mio approccio vocale. In questo caso ho voluto definirli più chiaramente e forse sì, può essere strano per chi ascolta, trovare brani così diversi tra loro. Però, una volta che riesce a intercettare l’intenzione che ho avuto, potrebbe uscirne sorpreso… 

 

Tutta questa varietà potrebbe essere frutto di un ottimo lavoro svolto in studio, come lei stessa sembra far notare: “Tutto questo è uscito in maniera molto naturale, era già presente nella versione demo di ogni brano, questa esigenza di cambiare, di spaziare. Diciamo che ogni brano sa quel che è giusto per lui! “Parole forti”, giusto per fare un esempio, è più duro, è nato per chitarra e voce ma poi necessitava di un vestito più potente, che è venuto fuori in fase di arrangiamento.”

Non c’è che dire, sembra che il periodo di pausa le abbia fatto bene e che sia perfettamente a proprio agio, sia come artista che come persona: “La sicurezza e il senso di identità di una persona, cambiano a seconda del momento. Ora mi sento esattamente dove sto. A volte ci si sente sfasati, fuori contesto. Io adesso mi sento dentro questa fotografia di me, sono perfettamente a posto!”

Ma siamo proprio sicuri che l’entrare nel tritacarne dell’industria discografica non abbia lasciato qualche cicatrice. Non c’è stato proprio nessuno che ha voluto approfittare di lei, per portare avanti i propri interessi. Parrebbe di no, a quanto pare: “In ogni fase ci sono persone che mi hanno aiutato ad inquadrarmi in maniera positiva, e, certo, ci sono anche persone che ti possono fuorviare. Io però non ho mai avuto il problema di essere orchestrata, ho sempre cercato di mantenere ben chiara la visione di quello che volevo. Se una cosa non mi va bene, di solito lo sento! Credo che in definitiva sia importante accettare i consigli giusti, rifiutando ciò che non si sente essere fatto per sè.”

 

“Anima di vento” è un disco importante anche per le tre collaborazioni che lo caratterizzano. La prima, la più prestigiosa, è senz’altro quella con Franco Battiato, che duetta con lei ne “L’essenza”: “Eravamo rimasti in contatto due anni fa, dopo che ho avuto l’onore di aprire alcune sue date. Da li ogni tanto lo sentivo per chiedergli dei consigli, perché per me è una figura veramente autorevole, oltre che un artista che ho sempre apprezzato. Lui è sempre stato molto disponibile con me per cui, dopo avergli fatto ascoltare diversi brani nuovi, gli ho proposto una collaborazione e lui ha accettato, con mio grande stupore.”

Quando le chiediamo se un artista del calibro di Battiato abbia potuto influenzare in modo consistente la direzione del pezzo, Nathalie non ha dubbi: “Sul brano è stato molto rispettoso: gli è piaciuto così com’era, mi ha solo detto che, essendo un brano molto particolare, andava seguito in alcuni punti con degli archi, cosa che ho fatto. Alla fine pare sia stato molto contento di quello che è uscito. Per me comunque è stato un sogno: collaborare con Battiato! Cosa si può volere di più?” 

 

C’è anche Toni Childs, che ha messo la voce ne “La verità”:  “E’ un brano dove sentivo l’esigenza che ci fosse una voce narrante, mi sembrava interessante farci cantare sopra un artista straniero, mi pareva un bel gemellaggio. Toni Childs ha una voce molto evocativa, molto atavica, se possiamo usare questa parola, mi fa pensare ad una madre. Era perfetta per questa parte per cui gliel’abbiamo proposto e lei ha accettato. Mi ha stupito questa cosa perché non era così ovvio, dato che non mi conosceva per niente e non aveva mai sentito le mie cose. Pensa che ha anche voluto scrivere le linee di testo che ha cantato!”

 

Nel brano “Sogno d’estate” fa capolino anche Raf: “Con lui è nato tutto due anni fa, quando ho cantato in un suo brano, “Numeri”, nel quale c’era anche Frankie Hi Energy. Mi era piaciuto molto il testo, per cui ho voluto ricambiare l’ospitata, chiedendogli di partecipare ad un mio pezzo. Lui è una persona molto disponibile, ma anche molto umile: mi ha detto che l’avrebbe fatto ma solo se fosse stato un intervento che avrebbe potuto davvero valorizzare il pezzo. Anche lui, come Toni Childs, si è messo in gioco in maniera attiva, ha anche scritto una parte del testo.”

Inevitabile chiederle se c’è qualche altro nome con cui le piacerebbe lavorare in futuro: “Diciamo che, come ho detto prima, dopo Battiato sarebbe difficile chiedere di più. Però, se potessi sparare in altissimo, direi Eddie Vedder. Lo adoro e lavorare con lui sarebbe davvero un altro sogno che si realizza. Non è una cosa che vedo molto probabile però, chissà…”. 

 

 

Così come nel disco precedente, Nathalie ha alternato brani in italiano ad altri cantati in inglese. Non è una cosa molto comune, questo bilinguismo vocale. Ma lei pare trovarsi a proprio agio in questa dimensione:  “Essendo bilingue, è una cosa che faccio da sempre, in maniera molto naturale. Avevo già scritto dei pezzi in francese, in passato. Il suono di ogni lingua per me ha un senso perché permette di esprimere diverse cose. Non decido mai a priori in che lingua scrivere, dipende da come mi viene una canzone: a volte scrivo in inglese, il pezzo funziona bene e mi rendo conto che una traduzione sarebbe inutile per cui lo lascio così.  Ovviamente, a seconda della lingua che scegli, l’approccio vocale sarà diverso: l’inglese per me è una lingua di adozione, sin da piccola l’ho ascoltata veramente tanto, anche grazie alle canzoni e poi vocalmente permette di fare cose molto diverse dall’italiano. L’italiano ti dà più possibilità a livello di espressione poetica, ma l’inglese mi libera la voce in una maniera che non è paragonabile ed è un aspetto che non voglio lasciare perdere, mi piace troppo.”

 

C’è molta curiosità di vedere queste canzoni su un palcoscenico ma pare che bisognerà attendere ancora un po’: “Ci stiamo lavorando proprio ora ma è ancora un po’ presto per poter dire qualcosa di preciso. L’idea fondamentale è comunque quella di rispettare la natura dell’album, mantenendo sia momenti rock che quelli un po’ più intimi. Credo però che ci sarà molto rock: sento il bisogno di sfogare l’aspetto più grintoso della mia musica! Non posso però anticipare molto, anche perché dobbiamo ancora capire come trovare un punto di collegamento tra i brani di “Anima di Vento” e quelli di “Vivo Sospesa” in modo che non suonino troppo distanti tra loro.”

Infine, non bisogna dimenticare che Nathalie, oltre che scrivere musica, ne ascolta anche parecchia. Non ho resistito alla tentazione di chiederle se vede qualche nome interessante all’orizzonte, qualcuno che possa contribuire a sollevare un panorama musicale un po’ troppo anchilosato: “Non è il mio mestiere, non sono io che dovrei fare nomi! I Blastema però mi piacciono molto. Li ho visti anche dal vivo, trovo che siano veramente fortissimi!”. 

Su questo, siamo abbastanza in disaccordo. Ma glielo posso anche perdonare: “Anima di vento” è nei negozi e credo che si possa dare una chance a questa ragazza. Nell’attesa di andarla a vedere tra non molto sui palchi della penisola. Il rock è vivo, nonostante i talent show…