In questi giorni, su molte testate giornalistiche nazionali, è apparsa una notizia secondo la quale il cantautore Roberto Vecchioni avrebbe ricevuto una “nomination” al Premio Nobel per la letteratura. Tra sorpresa e imbarazzo, l’interessato ha confermato rilasciando la seguente dichiarazione, leggibile, tra l’altro, anche sulla sua pagina Facebook ufficiale: «Sono onorato, emozionato e sorpreso per questa nomination al Nobel che va ben oltre qualsiasi aspettativa personale. Quando mi hanno avvisato dal Corriere della Sera pensavo a uno scherzo». (Post pubblicato il 20 settembre).
In verità, è sembrato uno scherzo anche noi: non tanto perché ad avvisarlo fosse il Corriere della Sera invece che l’Accademia di Svezia (a Via Solferino sanno sempre tutto in anticipo), e nemmeno perché il “Professore”, in via del tutto teorica, non sia degno di concorrere in qualsiasi momento per quel prestigioso premio, bensì perché dovrebbe essere noto (basterebbe visitare il sito ufficiale www.nobelprize.org) che l’iter che conduce all’assegnazione del Nobel non prevede la fase pubblica delle “nomination”, come accade per esempio per gli Oscar del cinema. Esiste uno statuto dell’Accademia svedese, con delle regole rigide ma molto chiare, una delle quali recita: «I nominati e le informazioni riguardanti le nomination non possono essere rivelati per un periodo di 50 anni». Solo recentemente, infatti, sono state rese note le candidature al Nobel del 1962. Insomma, non si tratta di una norma all’italiana interpretabile a piacimento. Non lascia adito a dubbi: al di fuori dell’Accademia, nessuno deve sapere i nomi degli autori nominati. È una regola che, se pure estrema, ha una sua logica, e tende a porre la storica istituzione scandinava al riparo da eventuali pressioni esercitate da lobby e gruppi di potere. Di solito funziona.
La sorpresa non finisce qui, perché nella maggior parte degli articoli rimbalzati fuori e dentro il web italiano (perché – è proprio il caso dirlo – noi spesso ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli), il nome di Vecchioni è ripetutamente associato a quello di Bob Dylan e Leonard Cohen, altri due cantautori piuttosto celebri che sarebbero stati “nominati” per il medesimo riconoscimento. Sul Corriere del 20 settembre, ad esempio, campeggiava il seguente titolone: “Dylan, Cohen e… Vecchioni. Se il Nobel va a un cantautore”. Come se d’improvviso il Premio Nobel per la letteratura si fosse trasformato negli MTV Awards. Possibile? Teoricamente sì. Ma se si conosce bene l’iter che conduce al premio finale, ci si rende subito conto che tra la teoria e la pratica c’è di mezzo il mare. E soprattutto, s’intuisce che in questa storia c’è qualcosa che proprio non quadra.
Quindi, forse, vale innanzitutto la pena riassumere brevemente il lungo e complesso processo di selezione dei candidati e dei nominati al Nobel per la letteratura. Inizia con circa un anno di anticipo rispetto alla proclamazione del vincitore, che avviene in un giorno non precisato di ottobre (il premio è consegnato il 10 dicembre a Stoccolma). Il Comitato per il Nobel per la letteratura, formato da sei personalità di alto profilo nominate dall’Accademia svedese, invita più di 700 tra istituzioni internazionali di prestigio e singole personalità qualificate a presentare proposte utili per eventuali candidature. Ne hanno facoltà anche i vincitori di precedenti Nobel per la letteratura.
Ad esempio, sappiamo (sempre per via ufficiosa) che il nostro Dario Fo ha presentato, almeno un paio di volte, la candidatura della poetessa Alda Merini; e che, da almeno dieci anni, qualcuno sottopone la candidatura di Bob Dylan. Su Cohen non sappiamo niente, ma non ci dispiacerebbe se fosse veramente in lizza. Non ci risulta che in passato i primi due siano stati esclusi in prima istanza, ma nemmeno loro si sono mai sognati di autoproclamarsi in “nomination”. Persone modeste!
La deadline per l’invio delle domande è fissata per il 31 gennaio. Nei mesi di febbraio-aprile, i membri del Comitato, affiancati da esperti, fanno una prima scrematura e sottopongono una lista preliminare all’attenzione dell’Accademia. Ovviamente, se l’istituzione che “sponsorizza” il candidato gode di una buona reputazione internazionale, ha maggiori chance di fargli passare il primo vaglio. Negli ultimi anni, forse proprio grazie all’insistente proposta per Dylan, il Comitato si è dimostrato ben disposto ad accettare, in linea di principio, anche altre candidature di cosiddetti “cantautori”. È bene ribadire che questa fase, come tutte le altre, rimane segreta.
Nel mese di maggio, generalmente, il Comitato converge su un numero ristretto di autori da proporre nuovamente all’Accademia. Una cinquina, che potremmo, solo per comodità, definire in “nomination”. Se si trova un pieno accordo tra il Comitato e l’Accademia, nel periodo estivo, gli accademici studiano tutte le opere degli autori prescelti, mentre i membri del Comitato stilano dei rapporti personali. A settembre, c’è una nuova fase di discussione, e a ottobre, a maggioranza, si proclama il vincitore.
La notizia di cui stiamo discutendo, per certi versi sensazionale, giunge come un fulmine a ciel sereno proprio nel periodo caldo delle “nomination finali” (chiediamo scusa all’Accademia svedese per le semplificazioni da talent show). E, a questo punto, si possono fare solo due deduzioni per cercare di spiegarla meglio:
1) Mentre a Stoccolma, in queste ore, un ristretto numero di accademici, sotto giuramento, ha in mano la cinquina super segreta, un misterioso Julian Assange della letteratura ha trafugato, in esclusiva per noi italiani, i preziosi Nobelleaks contenenti tre nomi dei cinque finalisti. Tre cantautori: Dylan, Cohen e… Vecchioni. Uno, il nostro connazionale, ha confessato.
2) Roberto Vecchioni, la cui candidatura potrebbe essere stata seriamente avanzata a suo tempo da un’istituzione (o da una personalità) italiana di chiara fama, sapeva già, per via ufficiosa, di aver passato la prima scrematura (quella di febbraio, appunto), ma ha spifferato tutto solo adesso (per caso ha un nuovo disco in uscita?), confondendo, però, la “candidatura” con la “nomination”, e rischiando comunque una squalifica, giacché un’altra delle regole rigide dell’Accademia vieta ai diretti interessati di fare dichiarazioni pubbliche.
Dylan, Cohen, e magari anche altri cantautori, potrebbero aver passato ugualmente la prima scrematura, ed essere andati anche oltre. Chi può dirlo? Certo, da qualche parte ci dovrebbero essere anche degli scrittori in lizza, giacché si tratta pur sempre del premio letterario più prestigioso del mondo. Per esempio, i bookmakersinglesi danno per favorito il giapponese Murakami, e molti giornali (non italiani) in questi giorni ne stanno parlando. A noi la cosa sembra interessare meno. Preferiamo fare il tifo per i cantautori.
A proposito, chi scrive sarà a Stoccolma il prossimo 13 ottobre per assistere al concerto di Bob Dylan al Waterfront. Proprio in quei giorni, nella capitale svedese, l’Accademia dovrebbe proclamare il vincitore, e… sarebbe bellissimo vederlo suonare per la prima volta da Premio Nobel.