Disponibile su cd, doppio lp e musicassetta. Il nuovo lavoro degli Okkervil River, “The Silver Gymnasium” è in vendita. Desta curiosità il supporto audio in commercio:  il ritorno al vinile del mercato discografico è ormai un fatto conclamato, ma la cassetta è una novità assoluta, soprattutto per un  lavoro uscito a settembre… 2013. Un nuovo trend di mercato? Non proprio. Di fatto al prezzo di 8 dollari  sul sito della band si può acquistare la cassettina originale. L’idea vintage è divertente ed è sicuramente un “must have” per i fan della band texana. Per i più rimarrebbe solo il problema dell’ascolto: dove recuperare il mangianastri? Rispolverare lo stereo in cantina oppure organizzare una visita dai nonni o ancora ricercare l’autoradio in una macchina d’annata? In controtendenza per la prova ascolto mi sono limitato a dei freddi e banalissimi mp3. E il sound convince lo stesso.



Perché questo ritorno al passato degli Okkervil River? Un semplice revival nostalgico? Non solo. Il settimo album della band di Austin è un concept che ci trasporta nel vivo degli anni ottanta della provincia americana. Per l’esattezza veniamo catapultati nel 1986 a Meridien, una cittadina del New Hampshire di non più di cinquecento anime dove Will Sheff, leader della band, ha trascorso gli anni dell’infanzia. Si tratta finora dell’album più personale e autobiografico di Sheff, ora trentasettenne e residente a Brooklyn, che in questo lavoro ha voluto condividere con il suo pubblico i suoi ricordi.



E si vede che l’86 va di moda visto che è notizia di questi giorni che una famiglia canadese dell’Ontario ha deciso di vietare l’uso di ogni strumento tecnologico prodotto dopo il 1986 (anno di nascita dei coniugi) ai propri figli piccoli per provare per un anno a farli crescere senza quegli oggetti che, a loro giudizio, sono la causa della schiavitù moderna…Will Sheff ha invece avuto una famiglia normale e un’infanzia felice e molti ascoltatori, anche di epoche e di luoghi differenti, potrebbero immedesimarsi nella vicende raccontate. Per quanto le tematiche trattate riguardino le gioie e le incertezze tipiche di un ragazzino di 10 anni, la scrittura è complessa e non sempre facilmente decifrabile. Episodi di tutti giorni sono raccontati con tenerezza e passione e non mancano i riferimenti a stereotipi di quegli anni come l’Atari, (persino un 8- bit game promozionale a corredo dell’uscita discografica), il Walkman e i film in videocassetta.



Oltre alla localizzazione geografica e temporale, il denominatore comune degli undici brani è sicuramente l’uso estensivo dei cori  e l’importanza attribuita alle tastiere/sintetizzatore. Il primo singolo It was my season,  introdotto da un  fraseggio malinconico di pianoforte, è caratterizzato da un suono che si fa via via sempre più festoso. E’ il vero e proprio biglietto da visita dell’album in quanto ha il merito di indirizzare l’ascoltatore nel vivo degli anni ottanta. Down Down the Deep River è il miglior pezzo del disco: parte lenta e va in crescendo con un ritmo allegro e scanzonato che rende il brano estremamente orecchiabile. Lido Pier Suicide Car è la canzone più sofferta. Accompagnata inizialmente dalla sola chitarra acustica, ha una melodia ripetitiva ed è guidata dalla voce di Sheff che quasi si spezza, con le parole che vengono tirate fuori una ad una. Il cantato acquista poi sicurezza ed è sostenuto dai cori, fino al cambio di ritmo finale con un’esplosione di strumenti e  di suoni. Curioso il video in circolazione, registrato proprio nella palestra Silver Gymnasium del titolo, in cui Will interpreta la canzone in chiave acustica e in perfetta solitudine. nostalgica Pink Slips  Sheff  canta: “This wish just to go back here… when I know I wasn’t even happy”. Probabilmente è stata un’epoca felice, ma si sa, spesso del passato si tende a ricordare solo le cose più belle. Delle immagini dell’infanzia rese disponibili, Will ha un aspetto da Nerd (riconfermato poi negli anni) con occhiali spessi e un fisichetto fragile.  

Sheff ha un ricordo di sé di: “un bambino imbronciato, ammalaticcio, imbranato”, ma: “contento del posto in cui viveva e con dei genitori fantastici”. alla musica in All the time every day Will esprime tutta l’inquietudine  tipica di un bambino sensibile e dall’immaginazione fertile: “do you stop and stare, struck down as shaken, washed; I was constantly panicking, wishing for what’s lost”. Young prosegue nel solco già scavato da sua maestà Bob Dylan e rinnova l’auspicio di Forever Young: “Young, stay young, get tough, get hard with this; Young, stay young. Heart racing, sky raining. Young, I said let it come, let it come. Stay Young, Stay Young”. La conclusione è riservata all’intensa Black Nemo e  la voce potente e sgraziata di Sheff ci risveglia dal dolce candore dei ricordi e ci riporta dritto ai giorni nostri. 

Si tratta del primo disco con l’etichetta indipendente di Dave Matthews ATO Records (My Morning Jacket, Drive-By Trackers, Gogol Bordello, nonché la label americana del nostro Jovanotti nazionale), cambio voluto da Sheff con l’obiettivo di ampliare la base dei fan.  Il nuovo album risulta nel complesso fresco e leggero e vi si colgono sonorità sparse di altre band come The New Pornographers (con i quali Sheff ha collaborato), Arcade Fire e The Pulp. Lontano dalle tinte più cupe e ombrose del precedente I am Very Far, il sound è volutamente più eighties ma non diverge dal sound classico della band, con la voce di Will, talvolta gioiosa e talvolta angosciata, che fa da protagonista. Il packaging, la veste grafica e le mappe dettagliate della città (ancora una volta ad opera dell’amico William Schaff) rievocano la Greendale virtuale di Neil Young, mentre con l’immaginazione è  facile essere proiettati all’interno del celebre racconto di ragazzi (poco più grandicelli di Will) di Stephen King e  del suo ricordo di un’estate Stand by me: “Il ponte ferroviario è scomparso, ma il fiume è ancora in giro. E anch’io”. Con queste parole il maestro dell’horror conclude il suo romanzo. La musica della band è cambiata nei suoi quindici anni di storia ma  l’Okkervil river è ancora un fiume in piena. Will Sheff è ancora in giro. Stay Young, Stay Strong.