Tra i principali esponenti di quella “scuola romana” di cantautori che a inizio anni novanta ha visto emergere anche Max Gazzè, Daniele Silvestri e Riccardo Sinigallia, Niccolò Fabi è il classico artista che, dopo la sovrabbondante esposizione mediatica delle due partecipazioni sanremesi del 1997 e 1998 e lo strepitoso successo del brano “Vento d’estate” inciso assieme a Gazzè, si è quietamente ritagliato la sua nicchia di fan e ha proseguito con una carriera solista di grande spessore. 



La gente potrà anche ricordarselo solo per “Capelli” o “Lasciarsi un giorno a Roma”, ma ignorerebbe i passi da gigante fatti nel corso degli anni come songwriter: tre dischi di straordinaria bellezza, da cantautore vero (“Solo un uomo”, del 2009, rappresenta probabilmente il suo apice creativo), un ultimo lavoro, “Ecco”, uscito lo scorso anno, che ce lo ha riconfermato in grande forma, seppure con qualche lieve caduta di tono in alcuni episodi. 



In mezzo, la tragedia rappresentata dalla scomparsa della figlia, morta per una meningite fulminante nel 2010, vissuta con grande dignità e compostezza, e per fortuna gestita anche in maniera corretta dai media, che non si sono esibiti in vuoti proclami densi di retorica. 

Martedì 3 settembre Niccolò Fabi era di scena al Carroponte di Sesto San Giovanni, per la penultima data di un tour estivo che si è rivelato ricco di soddisfazioni. Nel sempre suggestivo spazio dell’ex Ansaldo Breda, sicuramente la venue più interessante di Milano e dintorni, l’artista romano è stato chiamato a un compito tutto sommato non difficile: “Ecco” si è rivelato un ottimo disco, ha venduto bene anche se non in maniera esagerata, il tour teatrale dell’inverno scorso è stato ricco di soddisfazioni; questi concerti estivi sono stati senza dubbio un’occasione per far festa tra amici. 



In un Carroponte già piuttosto gremito, Niccolò e i suoi compagni d’avventura arrivano sul palco qualche minuto prima delle 22 e attaccano una splendida versione de “La promessa”. La band che lo accompagna in tour è indubbiamente il valore aggiunto alla sua musica. Tutti strumentisti di altissimo livello, tra i quali spiccano indubbiamente i due chitarristi Pier Cortese e Roberto Angelini (entrambi cantautori, entrambi autori di splendidi lavori in studio, soprattutto il secondo). Quest’ultimo poi, tra slide guitar, acustica, elettrica e cori, ha letteralmente guidato per mano la band per l’intera durata del concerto. 

Niccolò poi dal vivo canta molto meglio che in studio, è molto più personale e varia molto l’interpretazione dei brani, cosa che contribuisce ad elevare la qualità dello spettacolo. Ne è un esempio la toccante esecuzione di “Solo un uomo”, che inizia col solo Fabi alla chitarra acustica e si sviluppa pian piano in un crescendo che sfocia nella partecipazione di tutta la band. 

È evidente che i sette diano il meglio di sè nei momenti più intimi e ricercati: brani come “È non è”, “Costruire”, “Elementare”, “Offeso”, “Una buona idea”, sono stati senza dubbio tra i momenti più elevati dell show. 

Purtroppo, da buon romano, Niccolò Fabi non ha potuto esimersi da certi atteggiamenti un po’ gigioni che se hanno fatto divertire il pubblico, hanno però un po’ allentato l’atmosfera magica che si era venuta a creare già dopo pochi pezzi. Da questo punto di vista, la versione molto elettrica e completamente riarrangiata de “Le cose che non abbiamo detto” ha funzionato alla grande, ma molto meno hanno potuto una stramba rivisitazione di “Capelli” in medley con la cover di “Aquarius” e certi episodi francamente trascurabili dell’ultimo disco come “Lontano da me”. Ma d’altronde l’ha detto anche lui dal palco: “In un concerto i musicisti sono sempre divisi tra due esigenze: c’è la voglia di far cantare alla gente le canzoni che conosce e quella dei musicisti di suonare, di prendersi i propri spazi.” E se questo avviene anche stravolgendo certi brani, niente di male. Rimane il fatto che, certe eccessive indulgenze sui battimani e sui coretti del pubblico hanno forse banalizzato un po’ il clima. Ma è questione di punti di vista, ovviamente. 

Finale affidato comprensibilmente ad una scatenata “Lasciarsi un giorno a Roma” che ha fatto saltare e ballare tutti i presenti. Poi i bis, come da copione. Arrivano prima una toccante “Attesa e inaspettata” e poi, a chiudere il tutto, “Il negozio di antiquariato”. Due ore di spettacolo senza cedimenti che in definitiva ha mandato a casa tutti soddisfatti. 

Niente da dire: Niccolò Fabi rimane uno dei più grandi artisti italiani oggi in circolazione. Appuntamento a inizio anno per il nuovo tour teatrale, dunque. Per i fortunati che riusciranno ad andarci, dato che la maggior parte delle date sono già sold out…