Metti una sera di capodanno a New York, cose che qui in Italia (a capodanno o in altre serate) possiamo solo sognarci. Al piccolo Beacon Theatre della Grande mela, come ci scrive il giornalista Bob Wilson, si esibiscono i Gov’t Mule con un ospite speciale per due serate. Ecco il suo racconto.
La serata di capodanno si apre con i Gov’t Mule che iniziano il primo set con ‘Loud Whisper Jam’ con Robby Krieger dietro le quinte in attesa di partecipare al secondo set . Tra il pubblico si discute ancora di quanto sia stato buono lo spettacolo della sera precedente, in cui Krieger ha offerto un antipasto di quello che sarebbe accaduto in pieno stasera. La prima metà, diciassette canzoni, era stato un bel concerto in sé e per sé . Questa prima parte si era conclusa con ‘Funny Little Tragedy / Thorazine Shuffle Reprise ‘ e a ognuno dei presenti era stato dato indietro il valore dei soldi spesi. C’era più senso della jam qui che in una fabbrica della Smucker (azienda che produce succhi di frutta, gelati e prodotti del genere; gioco di parole con “jam”, improvvisazione musicale ma anche marmellata, mix di cibi, ndt): ogni pezzetto di pane era stato distribuito al pubblico, innaffiato con il vino della voce del signor Warren Haynes .
Era come se il Beacon fosse un ristorante a 5 stelle. Ogni canzone è stata assaporata, gli accordi di apertura come carta da imballaggio di un regalo di Natale poi rimossi, rivelando il dono che era imballato dentro. I pezzi migliori: ‘Brand New Angel’, ‘World Gone Wild’ e ‘Forevermore’. E poi cover di Al Green, ‘I’m A Ram’, e un pezzo dei Beatles, ‘Love Me Do’. Alla conclusione di questo primo set la gente non stava più nella pelle, per quello che avevano sentito in anticipazione di quanto ancora doveva accadere.
Ed ecco: pochi secondi prima di mezzanotte sale sul palco Robbie Krieger, mentre comincia il conto alla rovescia. L’elettricità riempie l’aria come se fossimo stati a Newport nel ’65 e il riff di apertura di Break on Through spalanca di colpo la seconda parte della serata. La voce di Warren fa chiedere se Jim (Morrison) sia improvvisamente tornato dall’Africa per festeggiare il nuovo anno .
‘Peace Frog ‘ è il secondo pezzo e il pubblico si muove in sincronia come quando Jim Morrison si muoveva sulla musica dei Doors come fosse stato una marionetta appesa a dei fili invisibili. Questa sera non stiamo ascoltando qualche breve stuzzichino, ma qualcosa di unico. I fan che avevano atteso di ascoltare dal vivo la musica dei Doors, hanno potuto testimoniare lo spezzarsi di una maledizione che li ha derubati di ciò che avrebbe potuto essere da quando quel sound è rimasto sepolto al Pere Lachais. Non vogliamo togliere nulla a quanto i tre Doors rimanenti hanno tentato di fare nel corso degli anni, ma nessuno stasera vuole cancellare la sua iscrizione a questa serata di resurrezione. Come un fan io stesso, sto recuperando un piccolo pezzo del dolore sentito nel corso degli anni chiedendomi cosa avrebbe potuto essere quel suono.
Difficile dire quale pezzo sia stato meglio degli altri perché ciascun classico dei Doors è stato eseguito come un abito perfetto da indossare. Il locale esultava con ‘My Eyes Have Seen You’, una ruggente ‘Wild Child’, ‘Light My Fire’, ‘The End’, e ‘LA Woman”, alcune delle sedici canzoni dei Doors eseguite stasera. Abbiamo potuto sentire “altre voci” quando Robby Krieger ha cantato da solo Little Red Rooster, mentre Riders on the Storm lo ha visto giocare con un pezzetto di Ghost Riders in the Sky, cosa che mi ha fatto smettere per un attimo di soffermarmi sui fratelli perduti, Jim Morrison e Ray Manzarek.
I loro volti di quei giorni lontani si potevano vedere sullo schermo dietro la band, immagini che hanno fatto esultare il pubblico. Tra i bis, ‘Road House Blues’ e ‘When the Music’s Over”. Il pubblico era sia saziato che esausto. Avevamo potuto ascoltare un po’ della miglior musica rock di sempre senza alcun effetto nostalgia. Alla fine, la gente ne avrebbe voluto ancora: magari succederà presto, con la presenza sul palco oltre Krieger anche di John Densmore.
(Bob Wilson)