L’Epifania è una festività particolarmente sentita a Roma. Secondo una tradizione molto locale, la Befana è una vecchietta che vola a cavallo di una scopa e porta calze piene di dolci a chi si è comportato bene durante l’anno e cenere e carbone a chi è stato birichino. Tradizioni analoghe esistevano nei Paesi anglosassoni – come prova la bellissima commedia di Shakespeare La Dodicesima Notte. Ai nostri tempi, però, Roma sembra essere il presidio della Befana con una grande festa popolare a Piazza Navona e veglia in molte famiglie la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. Si comincia con partite di ‘burraco’ (gioco di carte innocente, anche se alcune versioni online lo hanno trasformato in un gambling alla matriciana) verso le 18 e si procede con un cenone con cibi tradizionali (polenta, stinco, dolci di ogni tipo) in attesa della ‘vecchietta’.
Anche la musica ha un suo ruolo. Tradizionalmente, l’orchestra sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dopo il ‘concerto per la Pace’ alcuni giorni prima del Natale, riapre la vigilia dell’Epifania con una grande bacchetta. Non esiste, però, musica specifica alla Befana per grande orchestra (pur se si potrebbero riprendere oratori barocchi, poco adatti però ad una sinfonica di cento elementi e a un auditorium di circa 3000 posti). Quindi, si ricorre spesso alla musica viennese (lo scorso anno, se ben ricordo, si fece un’eccezione con la Nona di Beethoven ed il suo ben augurale ‘Inno alla Gioia). Questo avrebbe dovuto dirigere Georges Prêtre che, per problemi di salute, non potrà dirigere i concerti programmati a gennaio.
Pertanto sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia domenica 5 gennaio (con repliche tenute anche lunedì 6 e poi martedì 7 ore 19.30) è salito il direttore austriaco Manfred Honeck, già applaudito dal pubblico ceciliano in una memorabile esecuzione dell’Ottava Sinfonia di Dvorák. E sempre con Dvorák il Maestro Honeck ha appena riscosso un calorosissimo successo alla testa dei Berliner Philharmoniker.
A mio avviso, per un programma di valzer e musica da operetta, Hocke, ora alla guida della filarmonica di Pittsburg , ma a lungo a Vienna e direttore musicale dell’Opera di Stoccarda (che ha fatto diventare uno dei maggiori teatri tedeschi), è più adatto di Georges Prêtre. In una sala gremita (numerosi i giovani), ha entusiasmato il pubblico anche quando dirige saltellando a tempo di musica, e dando prova di una straordinaria energia. Ha proposto un programma in gran parte dedicato alle musiche di Johann Strauss junior, suo compositore d’elezione. Accanto alle pagine del “Re del valzer” il concerto ha impaginato impaginerà anche celebri brani di Brahms, Cajkovskij, Lehar, Josef Strauss, Luigi Arditi.
Alcune arie sono state cantate da Sumi Jo (classe 1962, ma il programma di sala non lo dice in quanto è poco cortese indicare l’età delle signore). Ha studiato a Roma, dove mantiene ancora una casa (a Frascati). E’ bellissima come lo era quando all’inizio degli Anni Novanta incantò il pubblico romano nell’impervio ruolo di Zerbinetta in Ariadne aud Naxos di Richard Strauss. Prima di lavorare per diversi anni al Metropolitan. Lanciata da Karajan, a 26 anni come soprano di coloratura a Salisburgo, avrebbe forse oggi difficoltà ad affrontare le parti pirotecniche che la hanno lanciata. Tuttavia, l’intonazione, i colori ed il brio sono rimasti immutati. Il volume era e resta esile.
Occorre tener presente che cantava ruoli composti per teatri di 700 (non 3000) post e per orchestra di 30 non circa cento elementi.
Grande successo e tanti bis.