Sabato 25 ottobre è stata inaugurata la Stagione Sinfonica 2014-2015 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con un concerto diretto da Antonio Pappano sul Podiodell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia. Pianista ospite d’eccezione Evgeny Kissin, interprete del concerto n. 2 di Rachmaninoff. Il brano iniziale è stato Una notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij. L’intera seconda parte è stata dedicata alla Eine Alpensinfonie di Richard Straus. Al concerto ha partecipato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Sala Santa Cecilia era pienissima; non solo i 2882 posti erano tutti occupati ma c’era anche pubblico in piedi dietro la platee e le numerose balconate a gallerie. Il programma è stato replicato, con pari tutto esaurito il 26 ed il 27 ottobre.



E’ il segno della fidelizzazione del pubblico all’Accademia per un’inaugurazione differente dalle altre: solo poche settimane fa il Ministro per i Beni Culturali ed Ambientali ed il Turismo ha firmato il decreto, atteso da anni, con viene concessa ‘autonomia’ all’istituzione – ossia la possibilità di fare un’effettiva programmazione triennale basata su contributi certi (con il significato che si può dare all’aggettivo certo nell’attuale contesto economico e politico). Quindi, il valore della serata ha avuto una valenza molto speciale: di svolta politica nel campo della politica musicale.



Prima di commentare il concerto inaugurale, occorre, però, fare una riflessione proprio di politica musicale. Roma Capitale con i suoi cinque milioni di abitanti per essere al livello delle sue controparti europee dovrebbe avere almeno cinque-dieci grandi orchestre sinfoniche. Mentre, in effetti, la sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è l’unica rimasta sul tappeto. Negli ultimi anni, hanno chiuso l’orchestra RAI (che operava in una delle migliori sale europee sotto il profilo acustico – ora ridotta a studio per varietà televisivi), l’Orchestra di Roma e del Lazio (sostenuta in gran misura dalla Regione Lazio), e l’Orchestra Sinfonica Romana (unica sinfonica europea interamente privata e che, sostenuta dalla Fondazione Roma, praticava una politica di bassi prezzi ed era diventata ‘l’orchestra della gente’- dei giovani, dei pensionati, delle famiglie a basso reddito). E’ nata ‘Roma Sinfonietta’ con un organico ridotto ma opera nell’auditorium dell’Università di Tor Vergata, con un pochissimo pubblico poiché è lontanissima da centro ed impossibile da raggiungere se non in automobile. Senza ridurre il ruolo davvero speciale in Italia e nel mondo dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia , è un tema che il Governo (non solo il Ministero con sede a Via del Collegio Romano) deve porsi. Esso ha a che fare con l’istruzione musicale nelle scuole (e nelle famiglie). L’Accademia di Santa Cecilia sarebbe la prima a beneficiare dalla concorrenza di altre orchestre sinfoniche a più basso costo e a più bassi prezzi di biglietti che potrebbero preparare un più vasto pubblico che potrebbe a volte seguire anche i concerti ‘maggiori’.



Un concerto inaugurale ha sempre due caratteristiche, oltre a quella di sfoggiare grandi interpreti: a) mostrare tutto l’organico e c) contenere brani conosciuti dal pubblico. I due grandi interpretati sono stati Antonio Pappano, Direttore Musicale della Sinfonica dell’Accademia, e Evgeny Kissin, pianista russo quarantenne che era già un enfant prodige e sei anni e noto artista a dieci, ospite abituale dei concerti di Santa Cecilia. 

Il tema unificante era,se si vuole, la montagna nella lettura musicale tardo romantica. Il primo ed il terzo brano (che ha occupato tutta la seconda parte della serata) erano incentrati sulla montagna. Il primo era Una notte a Monte Calvo dall’opera La fiera di Sorocinski di Modest Musorgskij nella trascrizione di Vissarion Shebalin che, in meno di 15 minuti, prevede un doppio coro, un coro di voci bianche, un basso (per poche note) ed un enorme organico. Ossia di mettere le luci della ribalta sul’intero complesso della Sinfonica dell’Accademia. E’ brano ‘popolare’ e tale è stata l’inflessione datagli da Pappano. Il terzo brano è stata Eine Alpensinfonie di Richard Strauss , ultimo ‘poema sinfonico’ del compositore , grande amante delle Alpi bavaresi. Strauss vi lavorò dal 1911 al 1915 ; nella prima parte del Novecento, lo diresse di persona nei concerti dell’Accademia, all’Augusteo. Narra una giornata in montagna. La notte viene evocata in si bemolle. Una lunga preparazione in mi minore prelude ad un do maggiore liberatorio (l’alba e l’ascesa) sino all’alternarsi tra tonalità e maggiori nella tempesta (con le Alpi minacciose stagliate all’orizzonte) e le serenità finale. Pappano e l’orchestra evidenziano come Strauss raggiunge sonorità straordinarie anche grazie all’impiego di nuovi strumenti studiati espressamente per il lavoro.

Il secondo concerto per pianoforte  di  Rachmaninoff, uno dei brani più eseguiti nei concerti dell’Accademia negli ultimi vent’anni (che perché amato dal pubblico e noto perché sue parti sono state utilizzate come musica di accompagnamento di film). Non tratta di montagna ma con grande ricchezza melodica scava nella depressione del compositore. Evgeny Kissin ha trionfato ed offerto due bis.

Quindici minuti di ovazioni.