A volte capita ancora di acquistare quasi per pura curiosità un paio di album dal tuo negoziante di fiducia, e rimanere folgorati dalla bellezza della musica che ascolti una volta ritornato a casa. Sto parlando dei due album di Prince usciti in contemporanea, “Art Official Age” e “Plectrumelectrum”, in cui l’estro e la fantasia del piccolo genio di Minneapolis si rivelano ancora una volta vincenti, dando vita a due prodotti sicuramente vincenti, ricchi di tutte quelle componenti musicali che hanno contraddistinto le opere migliori dell’artista.
Non vogliamo fare paragoni con “1999”, “Purple Rain”, “Sign O’ The Times”, opere formidabili che lasciarono un segno indelebile nella memoria di chi visse i fasti di Prince durante i peraltro fatui anni ottanta.
Sicuramente possiamo parlare di una potente rinascita artistica di un talento che si era adagiato sugli allori, pur dando vita a dei tour estremamente belli e spettacolari, assolutamente in linea con la sua proverbiale capacità di manifestare il suo talento attraverso show torrenziali e senza fine.
“Art Official Age” ci offre il ritratto di un artista assolutamente maturo, in possesso della capacità di dare vita a quadretti musicali perfetti, miscelando con la sua classe tutti gli elementi della sua arte. Pop, rap, soul, mainstream, vengono amalgamati e assemblati attraverso la sua capacità di sintesi, e dal crogiuolo alchemico escono tredici brani che si succedono senza un attimo di tregua, appassionando l’ascoltare, che rimane come avvinghiato in una rete di suoni piacevolissimi e mai banali. Canzoni che denotano l’inesauribile capacità di scrivere canzoni da parte dell’artista, accompagnato da musicisti che suonano come se seguissero il copione come attori sotto l’attenta guida di un regista. Non esiste un solo attimo di noia. Brani come la title track, Funknroll, Affirmation III sono piccole gemme che risplendono dentro uno scrigno che abbonda di tesori, come gioiellini che aspettano solo di essere indossati durante una festa.
Altro discorso per “Plectrumelectrum”, album potente, molto rock, dove Prince è accompagnato da Ida Nielsen al basso, Hanna Ford alla batteria e Donna Grantis alla chitarra, quest’ultima nota nei circuiti metal-punk. Il risultato è un album estremamente compatto, duro, elettrico, ricco di quelle connotazioni ai confini dell’hard rock che fecero conoscere Prince ai primordi della sua carriera. Un album che si snoda attraverso composizioni molto ritmate, cariche di intensità, fondendo a meraviglia il rock più duro con le sonorità più recenti della black music. Un disco che si ascolta tutto d’un fiato, senza sbavature, dalla iniziale “Wow”, attraverso la strumentale title track, la splendida Whitecaps, e via via fino alla fine, con brani come “Flixurlifeup “ che ti rimangono in mente e non se ne vanno più.
Un ritorno sicuramente all’altezza della fama del talento di Minneapolis, che attraverso questi due album ci tiene a farci sapere di esserci ancora, e probabilmente per tanto tempo a venire…