“Nella sua voce potevo sentire ogni cosa: la morte, Dio, l’universo. Tutto”. Così disse Bob Dylan una volta a proposito di Frank Sinatra e adesso, stupendo anche i propri fan, il cantautore ha annunciato la pubblicazione di un disco di brani che facevano parte del repertorio del grande “Blue Eyes”, Frank Sinatra. La voce ormai rotta dall’età quella voce che è sempre stata per molti fastidiosa, nasale, scorretta e brutale, la voce di Bob Dylan, 73 anni, cosa mai potrà centrare con la delicatezza, il tono, l’estensione, la brillantezza di quella di Sinatra? A rispondere è lo stesso Dylan che dice che infatti sono due cose diverse. Le canzoni di Sinatra sono praticamente impossibili da rifare, ha spiegato, con quei complicati arrangiamenti, le orchestre di trenta musicisti. Noi invece le abbiamo ridotte all’essenziale, in cinque musicisti e basta. Le hanno rifatte tutti, ha detto ancora, noi – giocando con la lingua americana, ndr – invece di fare cover, le abbiamo “uncoverizzate”: invece di rifarle, cioè, le abbiamo fatte rinascere perché tutti le avevano sepolte. Una sfida coraggiosa quella del cantautore, ma la sua carriera ci ha sempre abituati a sfide coraggiose, poi quasi sempre vinte alla grande. Insomma, per un po’ almeno potremmo dimenticarci delle cover zuccherose e plastificate di Michael Bublè, per capirci, e tornare all’essenza di quelle che sono alcune delle più belle canzoni di sempre.  Il disco, intitolato “Shadows in the Night”, uscirà il prossimo 2 febbraio 2015. Dieci brani in tutto scelti dal repertorio glorioso di Sinatra, ad esempio Full Moon and empty arms e Autumn Leaves. Per chi conosce Dylan non dovrebbe essere una sorpresa, da decenni ormai il musicista americano vive e interpreta il grande mondo della musica precedente l’avvento del rock’n’roll, dal folk al blues ante guerra, e questo tributo più che a Sinatra, come già successo altre volte con lui, è un tributo all’America della grande promessa, quella promessa che oggi l’America ha perso. Sogni, ideali, romanticismo, eroi: ecco cosa canta Bob Dylan.



(Paolo Vites) 

Leggi anche

JOHNNY CASH/ "Songwriter": il ritorno dell'uomo in neroJOAN OSBORNE/ Il concerto: e se Dio fosse uno di noi?