Il San Carlo di Napoli ha fatto una scommessa inaugurando la stagione 2014-2015 con Il Trovatore di Giuseppe Verdi, opera molto conosciuta e molto ‘popolare’ ma irta di difficoltà. E la ha vinta. Occorre ricordare che nel 1990 e nel 2001, Il Maggio Musicale Fiorentino face una scommessa analoga e gli esiti fecero restare perplessi pubblico e critici. 



Il Trovatore vengono date differenti chiavi di lettura. Basti pensare all’utilizzo di brani dell’opera in film . InSenso di Luchino Visconti, la cabaletta al termine del terzo atto viene intesa in chiave risorgimentale; a La Fenice viene effettuato un volantinaggio di ‘Viva VERDI’, sigla per Vittorio Emanuele Re d’Italia. In La Luna di Bernardo Bertolucci, l’aria e cabaletta di Leonora nella seconda scena del primo atto è letta come un’aspirazione alla felicità.



Pochi sanno che Il Trovatore è la prima opera di Verdi che non nasce in seguito ad una commissione di un teatro o di impresario ma dalla sua volontà di tradurre per il teatro in musica il romanzo di Gutierrez (autore che ispirò anche Simon Boccanegra); lo sottolinea acutamente il musicologo francese Jacques Bourgois in una massiccia biografia del compositore (introvabile in Italia). Fu poi proprio Verdi che insistette perché l’opera venisse accettata dal Teatro Apollo a Tor di Nona di Roma. Una vera e propria provocazione. 

La censura papalina, ottusa come tutte le burocrazie, non si accorse di ciò che bolliva in pentola. Ho ritrovato una lettera di Verdi inviata da Parigi il 14 luglio 1849 (pochi giorni dopo la fine della Repubblica mazziniana) a Vincenzo Luccardi in cui Verdi parla della “catastrofe di Roma”. Portare nella capitale dello Stato Pontificio, il 19 gennaio 1853, una fosca vicenda di amore , guerra e morte in un’incredibile Spagna medioevale voleva dire parlare di rivoluzione e risorgimento a coloro che per la Repubblica Romana avevano combattuto e sofferto. 



Sotto questo aspetto, dopo avere messo a nudo la politica in Luisa Miller e spogliato il potere con Rigoletto,Verdi andava dritto al cuore del movimento di unità nazionale del Risorgimento, anche se- come ho dimostrato altrove – non vi ha partecipato attivamente, essenzialmente a ragione del suo disprezzo per la politica . Un po’ come aveva fatto, in Francia, Victor Hugo con Hernani. Per questo motivo ha ragione il musicologo Carlo Casini nel dire che Il Trovatore  è “una chiave di volta tra le opere di Verdi”. Casini ne sottolinea “l’eccesso di rilievo sottolineato alla musica” – a differenza di Massimo Mila che ne vede “alti e bassi sconcertanti” -. A mio avviso , non è solo una chiave di volta musicale (senza aver in testa Il Trovatore, Verdi non avrebbe dato a Rigoletto , commissionatogli da La Fenice, l’impianto musicale che ha avuto. 

La difficoltà  principale di mettere in scena Il Trovatore consiste proprio nel fatto che l’opera non rappresenta, come spesso si ritiene, un passo indietro verso il ‘belcanto’, rispetto a Rigoletto ma che guarda all’avvenire pur mantenendo tratti del melodramma di Donizetti e Bellini.

La direzione musicale di Nicola Luisotti è l’aspetto più interessante di questo  Il Trovatore Per Luisotti, il quale intende dedicare più tempo al ruolo analogo che ricopre a San Francisco, questa è, almeno per il momento, l’ultima opera che concerterà a Napoli. Due sono i tratti salienti: ciascuno degli otto quadri è trattato come un ‘numero musicale’ a sé, dando grande modernità alla partitura, e mostrando come Il Trovatore sia un tassello importante verso il ‘dramma musicale’ italiano-; all’interno di ciascun ‘quadro-numero’ si da enfasi al ‘belcanto’, un omaggio ai melodrammi di Donizetti e Bellini. Inoltre la concertazione è stringata, come si conviene ad una complicata vicenda di amore e morte. Orchestra e coro del San Carlo sono pienamente all’altezza di questa lettura. L’intero spettacolo (intervallo compreso) dura poco più di due ore e mezzo.

La regia è affidata a Michal Znaniecki (con le proiezioni di Michal Rovner). L’azione è portata alla guerra di Spagna del 1936-39 (lo si è visto altre volte anche in una produzione che è rimasta per diversi anni in scena all’Opera Magiara di Budapest): il Conte di Luna ed i suoi vestono divise franchiste, Manrico e gli zingari quelle repubblicane. Leonora , però, si stacca dal contesto in eleganti sete ottocentesche (i costumi sono di Giusy Giustino). Una scena unica, con proiezioni delle aride ‘sierre’ spagnole, rende il ritmo quasi cinematografico

Il Trovatore richiede quattro grandi voci. Questa edizione le ha. Due sono molto note al pubblico italiano:Marco Berti (aitante Manrico), Ekaterina Semenchuck (un’Azucena che raggiunge un registro molto grave) . Due meno: Juan Jesús Rodríguez (un Conte di Luna dal timbro morbido) e soprattutto la giovane armena Lianna Haroutounian (un ‘soprano assoluto’ in grado di passare dal ‘belcanto’ a arie fortemente drammatiche).

In breve, un grande successo.