“Pedala, e guarda avanti”: sono le prime regole di quando impari ad andare in bicicletta. Nei pomeriggi passati a provare e riprovare, con l’ebbrezza di andare senza le rotelle, tra una caduta e l’altra, sentendo prima la mano solida di qualcuno che ti guida, e poi la leggerezza delle bici che va da sola. L’istinto è girarsi a guardare la ruota posteriore che va, ma poi perdi l’equilibrio e cadi. E allora la regola è guardare avanti, andare dritti. Così nel tempo, una pedalata dopo l’altra si impara ad apprezzare il senso di libertà, a dosare le forze a seconda dei terreni, a spingere in salita, e ad abbandonarsi in discesa. E a vedere concentrato in quel movimento tutto il senso di una vita. Frankie Hi–Nrg Mc lo racconta con poesia nella seconda canzone in gara al Festival di Sanremo, “Pedala”, che usa la metafora della bicicletta per sintetizzare il percorso di una vita. Di ogni vita , fatta di salite e di discese, di momenti difficili, “senza avere una borraccia”, e poi “giù per le discese con il vento sulla faccia”. Ad una prima lettura, il testo parla di baricentri, di movimenti armonici, di concentrazione, di rivoluzione, di monarchia, di democrazia, termini solo prestati per raccontare in metafora il movimento semplice delle ruote e quel ritmo scandito da una combinazione di fatica e concentrazione. Basta rileggerlo la seconda volta per comprenderne invece il messaggio più profondo, nella semplicità. “Pedala” descrive passaggi dolorosi, terreni instabili, fatica e sudore: nelle parole “una ruota si fora la caduta è sicura/una toppa ripara, una ferita si cura”, ci sono le tante ferite che costellano ogni vita, segni di dolore che non fanno più rumore. Una vita  che scorre nel “rapporto tra ingranaggi”, in cui “tutto gira liscio fino a che non ti scoraggi”; un cammino che per Frankie Hi-Nrg (al secolo Francesco Di Gesù), corrisponde ad una crescita personale e professionale, che lo porta ad essere oggi autore, produttore, editore e discografico. Una maturità che avvolge tutto il progetto del disco “Essere umani”,  in uscita il prossimo 20 febbraio,  disco “a Km 0”, come lo ha definito lui, prodotto con etichetta indipendente, che conosce la fatica della dura strada della libertà. Come spiegano le rime del refrain, “Pedala – insegui la tua storia ovunque vada – Pedala – macina chilometri di strada – Pedala – l’hai voluta tu la bicicletta – Pedala – più in fretta – Pedala – più in fretta…”: quando le leggi vengono in mente tutte le grandi storie di fatica del ciclismo,  dalla celebre accoppiata Coppi – Bartali che si passano la borraccia, fino alle imprese del pirata Pantani, ricordato proprio in questi giorni a dieci anni dalla morte. Anche lui, qualche anno fa, cantava, nella sigletta del programma di commento al Giro d’italia, “la bici l’ho voluta io e tiro la volata ormai”. La storia di Pantani ci racconta una discesa disperata, in abissi di droga a solitudine, una corsa quella che Frankie Hi –Nrg racchiude nelle parole “la peggior salita è una discesa ripida, repentina, tutta tornanti, serpentina, peso in avanti, giù dalla china. Come una valanga controllata precipiti in picchiata, il paesaggio vola dentro a una zoomata”. 



Una vita che scorre così, veloce, rapida, tanto che rischi di perdere il controllo della bicicletta; e poi “Il traguardo arriva quando meno te lo aspetti”. E’ qui che c’è l’apertura alla speranza; perché in quel traguardo non sei solo, ci sono “bici appoggiate ai cavalletti, bici abbandonate là, senza controparte, pronte a ripartire se qualcuno parte”, come fuori dalle stazioni di alcune città. Bici “pronte per andare lontano, cambiando i rapporti, andandoci piano”, pronte a camminare per un nuovo viaggio, in cui, chissà, tutto sarà più semplice. E ci sarà la calma per andare avanti, per guardarsi intorno, per pedalare ancora, e assaporare un po’ di pace. Liberi, con calma, senza fretta.



(Maria Elena Rosati)

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