Lo scorso 20 gennaio, presso la sua casa di Bologna, moriva il celebre direttore d’orchestra e senatore a vita Claudio Abbado. Malato da tempo, aveva 80 anni. Nato a Milano il 26 giugno 1933, figlio di un insegnante di violino, nel 1955 si era diplomato in pianoforte e direzione d’orchestra presso il Conservatorio di Milano. 

Il primo grande riconoscimento arrivò già nel 1958, quando conquistò il primo posto al concorso Koussevitsky a Tanglewood, nel Massachussets: grazie a quel premio debuttò negli Stati Uniti con la New York Philarmonic. L’anno dopo debuttò a Trieste come direttore sinfonico, mentre l’esordio alla Scala arrivò nel 1960: decise di impugnare la bacchetta, a sette anni, quando si arrampicò fino al loggione per vedere i gesti del direttore d’orchestra Antonio Guarnieri. 

Tra i primi a ricordarne la grandezza il Presidente Giorgio Napolitano: “La scomparsa di Claudio Abbado è motivo di forte commozione e dolore per me personalmente e di profondo cordoglio per l’Italia e per la Cultura. Egli ha affrontato fino all’ultimo con straordinaria forza di volontà gli assalti del male che già lo aveva duramente colpito numerosi anni fa e che si era da qualche mese ripresentato nelle forme più aggressive e fatali. Rendo omaggio – non solo da amico e ammiratore di antica data, ma da rappresentante della collettività nazionale e delle istituzioni repubblicane – all’uomo che ha onorato in Europa e nel mondo la grande tradizione musicale del nostro Paese, contribuendo in pari tempo con il suo eccezionale talento e la sua profonda sensibilità civile all’apertura di nuove strade per un più ricco sviluppo dei rapporti tra cultura e società. Di qui le motivazioni per il riconoscimento tributatogli con la nomina di senatore a vita”. 

La sua ascesa è stata inarrestabile. Nel 1963 si aggiudicò il premio Mitropoulos della New York Philarmonic e fu invitato da Herbert Von Karajan a dirigere i Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo. Nel 1968 il debutto al Covent Garden di Londra e quello alla Metropolitan Opera House di New York. C’era lui sul podio della Scala la sera del 7 dicembre 1968, quella della famosa contestazione a colpi di uova marce. Nel periodo della sua direzione, durata fino al 1986, Abbado contribuì a un profondo rinnovamento nella programmazione e nelle scelte artistiche del teatro milanese, sganciandosi da una logica puramente filologica e recuperando autori e opere per lungo tempo dimenticati. 

Queste sue idee, lontane dalle tradizionali logiche del suo ambiente, lo resero oggetto di aspre critiche, senza però scalfire le sue convinzioni. Sempre sotto la sua direzione, nel 1972, furono inaugurati i Concerti per studenti e lavoratori, testimonianza della profonda volontà di Abbado di avvicinare alla lirica e alla classica anche le classi meno abbienti. Nel 1971 divenne direttore principale del Wiener Philharmoniker, mentre dal 1979 al 1987 fu direttore musicale della London Symphony Orchestra. La sua avventura artistica è proseguita poi alla Staatsoper di Vienna (dal 1986 al 1991), mentre dal 1989 al 2002 ha diretto i Berliner Philharmoniker. Alla fine del suo ultimo concerto con i Berliner, il pubblico lanciò quattromila fiori e lo salutò con trenta minuti di applausi. Dal 2004 è stato direttore musicale e artistico dell’Orchestra Mozart di Bologna. 

Grande sognatore, idealista, visionario, riuscì ad avvicinare moltissimi giovani alla Classica ed a creare “spettacoli”, si pensi al “Pierino e il Lupo” con Roberto Benigni, rivolti ad un vastissimo pubblico pur mantenendo lo spessore ed il valore culturale propri della Grande Musica, senza scadere, insomma, nella banalità commerciale. Di rilievo anche il suo lavoro con l’orchestra del Festival di Lucerna composta da grandissimo solisti e prime parti di importantissime orchestre stabili. 

“Il mio soggiorno in Venezuela, dove la musica ha una valenza sociale enorme, e dove sono nate centinaia di orchestre giovanili, mi ha riconfermato che la musica salva davvero i ragazzi dalla criminalità, dalla prostituzione e dalla droga. Li ho visti, facendo musica insieme trovano se stessi”. Claudio Abbado credeva davvero nella funzione terapeutica della musica. Era una mente aperta, per molti aspetti un innovatore in un mondo difficile come quello della musica classica. La sua ascesa è stata inarrestabile. Nel 1963 si aggiudicò il premio Mitropoulos della New York Philarmonic e fu invitato da Herbert Von Karajan a dirigere i Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo. Nel 1968 il debutto al Covent Garden di Londra e quello alla Metropolitan Opera House di New York. C’era lui sul podio della Scala la sera del 7 dicembre 1968, quella della famosa contestazione a colpi di uova marce. 

Nel periodo della sua direzione, durata fino al 1986, Abbado contribuì a un profondo rinnovamento nella programmazione e nelle scelte artistiche del teatro milanese, sganciandosi da una logica puramente filologica e recuperando autori e opere per lungo tempo dimenticati. Queste sue idee, lontane dalle tradizionali logiche del suo ambiente, lo resero oggetto di aspre critiche, senza però scalfire le sue convinzioni. Sempre sotto la sua direzione, nel 1972, furono inaugurati i Concerti per studenti e lavoratori, testimonianza della profonda volontà di Abbado di avvicinare alla Lirica e alla Classica anche le classi meno abbienti. 

Nel 1971 divenne direttore principale del Wiener Philharmoniker, mentre dal 1979 al 1987 fu direttore musicale della London Symphony Orchestra. La sua avventura artistica è proseguita poi alla Staatsoper di Vienna (dal 1986 al 1991), mentre dal 1989 al 2002 ha diretto i Berliner Philharmoniker. Alla fine del suo ultimo concerto con i Berliner, il pubblico lanciò quattromila fiori e lo salutò con trenta minuti di applausi. Dal 2004 è stato direttore musicale e artistico dell’Orchestra Mozart di Bologna. Con la sua maestria e le sue profonde conoscenze musicali ha incantato le platee di tutto il mondo. Come ha scritto il critico e storico dell’arte Marco Vallora: “basta leggere il suo gesto per capire che non vuole essere divo. Sta facendo musica tra amici, vuole non esibirsi, ma scoprire ogni volta qualcosa di nuovo”. Il 30 agosto del 2013 era stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.