Non c’era bisogno di trascorrere alcuni mesi negli Stati Uniti per sapere dell’esistenza di un genere musicale come il country, eppure è stata una sorpresa venire a conoscenza di quanto il genere sia diffuso tra i giovani ascoltatori e quanti artisti country ci siano sul mercato musicale oggigiorno.
Quando parliamo di country music, innanzitutto, bisogna fare una distinzione tra quella del passato e quella cosiddetta moderna, diversa e ovviamente più diffusa grazie anche alla potenza dei mass media su cui un tempo i nostri amici cowboy non potevano contare. Alcune distinzioni vanno fatte e molte distanze vanno prese anche all’interno della contemporary country music, un mondo molto vario e ramificato. Innanzitutto bisogna dire che non tutti ascoltano la musica country; in media, infatti, per ragioni storiche e culturali è più diffusa al centro-sud/sud degli Stati Uniti. Ma è molto bello notare che per i corridoi dei dormitori dei college e nelle case di molti americani risuonano frequentemente artisti quali Kenny Chesney, Josh Turner, Jason Aldean o Joe Nichols, oppure qualcuno leggermente più in là con l’età come Keith Urban (australiano/neozelandese), Garth Brooks e Alan Jackson (famoso soprattutto per Where were you when the world stopped turning, canzone per l’11 settembre). Questi sono tra i più “puri” del genere, per così dire (sempre relativamente a ciò che intendiamo quando parliamo di “country moderno”).
Poi esistono alcune degenerazioni o contaminazioni: il country-pop per esempio, a motivo del quale qualcuno definisce spesso Taylor Swift un’artista country. E anche gruppi come i Rascal Flatts, i Florida Georgia Line o lo stesso Erich Church possono rientrare tranquillamente nella categoria, perché sono musicalmente versati alla ricerca di un successo più radiofonico/commerciale… più popular insomma, e bisogna guardarsi bene da certe generalizzazioni e cercare invece ciò che più fedelmente risponde alle tradizioni esprime un certo tipo di mood, di sound e di stile di vita. Molto diversi e molto apprezzati anche dal sottoscritto sono invece gruppi che tendono al folk, come The Lone Bellow e i Deep Dark Woods, che sapientemente riescono a prendere il meglio delle due espressioni e fonderle con maestria. Ma servirebbe più tempo per parlare di questa categoria…
Il ragazzo americano cresce a carne e country, parallelamente a tutto ciò che il mondo discografico gli propone (o gli impone) tra gli altri generi. Perché il country parla dell’uomo americano, parla dei suoi problemi e delle sue gioie, parla di una terra varia ma unita. Tra tutti i gruppi e gli artisti che la storia più o meno recente ci ha dato la possibilità di conoscere vorrei consigliare l’ascolto della Zac Brown Band. Un gruppo di facile ascolto, melodie molto orecchiabili eppure mai banali, accompagnate da testi di una semplicità e quindi profondità disarmante. Ci si può ritrovare facilmente in quello che cantano: storie d’amore, di amicizia e di ogni ambito della vita.
E poi il mondo americano, con i cappelli da cowboy e i viaggi per strade che sembrano non finire più, vita di tutti i giorni e di tutti gli uomini. Uomini vivi però, uomini che hanno fede nella vita e nel bene da scoprire nei rapporti con gli altri ogni giorno, sia sentimentali che non. L’impatto che si riceve ascoltando la Zac Brown Band è essenzialmente quello di una “ariosità” inebriante, talvolta gioiosa e talvolta malinconica, che deriva forse dal fatto che agli americani piace viaggiare su pick-up non dotati di tettuccio superiore: ciò significa vedere tutto, essere colpiti da tutto ciò che c’è intorno e lasciarsi trasportare da un genere che è già la colonna sonora delle giornate di molti.
L’uomo di campagna dice le cose come stanno, perché è attento alle cose che fa e quindi è lucido nel giudicarle. A quel punto diventa facile raccontar(ce)le.
(Tommaso Pacha Pavarini)