In una conversazione concessa prima dell’inizio della trentesima edizione del festival Printemps des Arts in corso a Montecarlo dal 14 marzo al 13 aprile, il direttore della manifestazione Marc Monnet ha detto esplicitamente che non crede a festival musicali collegati a ricorrenze (centenari della nascita o della morte di compositori, e simili). Ad una domanda specifica se questa edizione avrà nessi con il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale – tema, come si è visto su questa testata, del Ravenna Festival e, come vedremo in dettaglio, del Festival estivo di Salisburgo. Monnet ha dichiarato che nella programmazione della manifestazione di prima guerra mondiale nessuno ha parlato o pensato. ‘Questa edizione – ha precisato- è dedicata principalmente a due compositori noti (anzi uno dei due tra i più eseguiti): Haydn e Skrjabin. Ovviamente non basterebbe 15 festival monografici per dare conto del significato di Haydn. Abbiamo scelto la sua produzione meno nota: ad esempio, delle sue tre opere per teatro di marionette, metteremo in scena ‘Philémon et Baucis’ (l’unica di cui esiste un’edizione critica integrale, in un allestimento curato da Fabio Biondi e dal complesso ‘L’Europa Galante’ con le marionette dei Fratelli Colla. Di Skrjabin presenteremo , accanto alla monumentale seconda sinfonia nella serata inaugurale, molti lavori brevi (dai due ai dieci minuti) scritti tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento con i quali , lasciato il percorso post-romantico, si apre la strada alla ‘rivoluzione’ del ‘Novecento storico’, al cromatismo che porta alla dodecafonia, nonché il ‘poema di fuoco’ che composto tra il 1905 ed il 1908 già allora richiedeva l’apporto del visivo (giochi di luci)’
Eppure i rulli di tamburi si sono sentiti sin dalla serata inaugurale quando l’orchestra filarmonica reale di Leigi, diretta dall’austriaco Christian Arminf, ha eseguito il concerto per violino (Lorenzo Gatto) e orchestra di Alexander Glazunov e la seconda sinfonia di Alezande. Skrjabin. Due lavori rispettivamente del 1905 e del 1904, ma già intrisi dell’atmosfera tormentata che a circa due lustri più tardi avrebbe portato ai colpi di pistola a Sarajevo ed all’’inutile strage’.
Più direttamente legata all’esperienza e della prima guerra mondiale e del periodo tra le due guerre la terza giornata del festival, in cui uno dei più noti e più acclamati pianisti internazionali Philippe Bianconi (perché lo si vede ed ascoltata tanto raramente in Italia?) si è esibito in ben tre concerti: la mattina alle 11 e il pomeriggio alle 17 nella elegante Salle Empire in due differenti programmi dedicati a Claude Debussy ed a Béla Bartók ed alle 19, nel prezioso e decoratissimo Teatro dell’Opera, nell’integrale dei ‘due libri dei preludi) di Debussy. Una vera e propria maratona, integrata la mattina dopo, da una prima colazione con Bianconi sulla terrazza del Novotel.
La prima guerra mondiale, presente nel sottofondo di numerosi lavori di Debussy e Bartók entra frontalmente in due delle composizioni scelte per il programma pomeridiano. La prima, composta da Debussy nel 1915 ed eseguita per la prima volta nel 1916 in un salon privato, è En Noir et Blanc (una sonata per due pianoforti – Bianconi era affiancato da Dana Ciocarlie ) , ispirata alle stampe di Goya in bianco e nero in cui , a loro volta, gli orrori della guerra venivano frammisti a critica sociale. Nella lettera all’editore Jacques Durand, con cui trametteva la partitura , Debussy, orma convinto che non si sarebbe più tratta di una guerra – lampo ma di un lungo conflitto di posizione e di trincea, affermava ‘sarà, dura, lunga, spietata, ma noi , che viviamo nelle città, dobbiamo contenere le nostre angosce e lavoriamo per la bellezza di cui i popoli hanno un bisogno istintivo specialmente quando soffrono’. La partitura, infatti, giustappone un cantico di Lutero con temi di battaglia musicale ed una melodia chiarissima ed innocente che può essere interpretata o come segno della vittoria finale oppure come speranza nella trascendenza.
La ‘serata per due pianoforti e percussioni’ di Béla Bartók (a Bianconi e Ciocarlie si sono affiancati Emmanuel Curt e Florent Judelet) è lavoro poco noto del compositore ungherese. E’ stata eseguita per la prima volta a Londra del 1938 (quando già rullavano i tamburi della seconda guerra mondiale) ma la composizione era iniziata nel 1914 dopo un viaggio nella regione rurale di Biskra. Nelle stesure iniziali, le percussioni erano strumenti primitivi (metalli e pelli di animali con l’aggiunta di uno xilosofono) . La guerra si avverte sin dal tempo iniziale in cui un ‘assai lento’ viene giustapposto ad un ‘allegro molto’ , si sente n el secondo tempo (Lento ma non troppo-un poco più andante’, esplode nel terzo ed ultimo tempo ‘allegro ma non troppo’. Sorge spontanea la domanda: come mai Bartók ha tenuto nel cassetto (rifinendola spesso) questo lavoro proprio per quel ventennio che è stato come un armistizio in un’unica grande guerra in cui si è consumato il suicidio dell’Europa?