L’11 luglio 1987 la Gil Evans Orchestra si esibì con Sting a Perugia in occasione di Umbria Jazz. Un giorno memorabile, vuoi per l’evento in se, vuoi per l’incredibile formazione all’epoca con Evans (citiamo fra i tanti Dan Gottlieb, Mark Egan, Gil Goldstein, Lew Soloff, Branford Marsalis, John Surman). Tanti musicisti i musicisti presenti nel backstage incluso Ron Wood dei Rolling Stones. In effetti fu una giornata importante anche per la musica italiana che ebbe il compito in quel pomeriggio di preparare l’atmosfera per il grande concerto serale. In quella occasione si esibirono fra gli altri due dei nostri migliori chitarristi Francesco Bruno e Gianluca Mosole. Sembrava l’inizio di un nuovo rinascimento per i nostri musicisti, purtroppo, da allora poco è cambiato. In effetti i grandi festival sono oramai legatissimi all’evento, non sempre appannaggio di proposte di qualità, e, soprattutto rimangono in qualche modo condizionati dai grandi management internazionali che ti “concedono” il grande nome ma chiedono anche visibilità per giovani musicisti o per progetti decisamente di poco interesse. Se poi andiamo a vedere, tolti, forse, una decina di chitarristi inarrivabili, i nostri maestri della sei corde non hanno nulla da invidiare come tecnica, come proposta musicale, alla gran parte dei nomi stranieri che ci siamo dovuti sorbire. Ci chiediamo perché non consentire al pubblico di ascoltare anche della buona musica italiana?
“E’ difficile in poche parole esternare tutto quello che penso sul ruolo del jazz contaminato qui da noi. È evidente che non ha mai avuto un grandissimo aiuto e spazio, forse penalizzato e nascosto più da parte degli addetti ai lavori che sono più propensi a dare precedenza al jazz tradizionale, che dai semplici ascoltatori. Poi sembra che specialmente nelle varie rassegne e festival estivi di casa nostra purtroppo la precedenza e la credibilità per poter proporre chiamiamolo neofusion, folk-jazz smooth fusion, light rock o jazz-rock alla vecchia maniera, è sistematicamente dominato da chi ha un nome anglosassone… Devo obiettivamente anche dire che un tempo avevo grossi produttori alle spalle, e cito l’attuale gigante delle agenzie Adolfo Galli della D’Alessandro & Galli. Con questo manager ho infatti avuto la possibilità di aprire due concerti di Miles Davis a Roma e Milano, e di Gil Evans/Sting a Umbria Jazz. Vorrei ricordare anche il da poco scomparso caro amico Isio Saba (al quale va il nostro affettuoso ricordo ndr), il quale mi inserì nei club più prestigiosi di Roma, o nei Festival in Sardegna di S. Anna Arresi e Cagliari, oltre a portarmi in studio guest come Nanà, Airto e Vitous. In questi ultimi anni abbiamo provato a riproporci negli stessi festival come in Umbria, Sardegna e altre regioni, senza più il supporto di questi personaggi e, come ovvio, le risposte sono state sempre le stesse: picche… Morale della favola: come in tutti i settori qui in Italia, se vuoi arrivare a certi livelli dipende molto da chi hai alle spalle. Con questo non vorrei passare per quello che si lamenta o ha voglia di farsi compatire, è solo la semplice realtà” (Gianluca Mosole)
Adesso per una serie di circostanze, senza voler far torto a nessuno, ci troviamo a parlare dei nuovi lavori di Francesco Bruno, Gianluca Mosole, dei giovani Danilo Zanchi e Luigi Masciari con un giusto omaggio a Marco Zoccheddu uno dei più grandi chitarristi italiani e presente nel nuovo dvd della Nuova Idea.
“L’idea di realizzare questo nuovo progetto nasce dopo aver lavorato intensamente alla produzione del precedente “Le parole Altre. Il lungo viaggio di Tiziano Terzani”, lavoro multimediale con risultati di vendita vicini alle 30.000 copie, ma che proprio per la sua connotazione, incentrata su sincronismi tra audio e video, imponeva inevitabilmente il rispetto di alcuni parametri. Ho sentito dunque il desiderio di muovermi in un ambito diverso che imponesse meno vincoli , da qui l’idea di pensare ad un quartetto di jazz acustico, progetto che di fatto era nei miei pensieri già da molto tempo. Nel pensare alle nuove composizioni, ho voluto comunque non snaturare quella che credo sia una caratteristica presente in tutte le mie produzioni, mi riferisco ad una forte attenzione alla melodia.
Questo progetto, come ho voluto sottolineare anche nelle note di copertina, vuole anche essere il racconto di una collaborazione nata con il trombettista Piotr Vojtasik, il sassofonista Sylwester Ostrowski e il pianista Makoto Kuryia, grandi musicisti dalle diverse sensibilità che ho conosciuto in uno dei miei concerti in Polonia, un paese che sto sempre più apprezzando per l’attenzione dimostrata verso il mondo del Jazz, la serietà con la quale gli eventi vengono organizzati ed in genere per la maggiore cultura riscontrata anche nei giovani, un esempio che credo dovremmo seguire con più umiltà anche nel nostro paese” (Francesco Bruno)
Francesco Bruno, romano, è stato tra i primi in Italia a proporre la “fusione” fra rock e jazz con Fiaba Moresca quando ancor militava nella band di Toni Esposito nel medesimo periodo in cui Napoli Centrale con Franco del Prete e James Senese tentò con successo la medesima fusione con l’innesto dell’idioma napoletano. Francesco Bruno scrisse la musica dei maggiori successi di Teresa De Sio (Voglia e Turna’, Pianoforte e Voce, Marzo), quando ancora si vendevano milioni di dischi. Terminata quell’esperienza si dedicò ad una carriera solistica alla guida di formazioni di grande livello; con lui su disco o dal vivo hanno collaborato nomi con Lanfranco Fornari, Cesare Chiodo, Danilo Rea, il leggendario Richie Havens, Brian Eno, Enzo Pietropaoli etc. Grande musicista e maestro della sei corde nel corso degli anni ha sperimentato tutti i linguaggi possibili sia dello strumento elettrico, sia su quello acustico, con una costante ricerca delle sonorità utilizzando fra i primi in Italia, chitarra synth, sistemi midi etc. Fra i suoi lavori ricordiamo lo storico INTERFACE, EL LUGAR con la partecipazione di Richie Havens. OUARZAZATE, JAMILA.
Oggi esce il suo nuovo cd WITAM (Video Eikon VDE002, distribuzione Goodfellas), che presenta un inedito Francesco Bruno, in formazione acustica con contrabbasso batteria , pianoforte. Cambio di chitarra dalla fedelissima Stratocaster alla semiacustica da jazz Yamaha SA2200 (oltre alla acustica a corde di nylon). Suoi compagni di viaggio Nicola Angelucci alla batteria, Luca Pirozzi al contrabbasso, Pierpaolo Principato al piano oltre a Piotr Vojatasik alla tromba e Sylwester Ostrowsky al sax, due eccellenti musicisti polacchi con i quali Bruno ha più volte collaborato nel corso dei suoi tour in Polonia oltre al giapponese Makoto Kuriya al piano in My Japanese friend, toccante brano eseguito alla acustica , con l’impeccabile supporto di Pierozzi al contrabbasso e Nicola Angelucci alle spazzole.
Un cd asciutto, quasi sorprendente per chi segue Bruno, eppure sin dai primi brani esce fuori inconfondibile il suo stile fatto di bei temi, di una cantabilità della chitarra unica e riconoscibile anche in situazione rigorosa come questa. Eccellente il lavoro di Pierpaolo Principato al pianoforte. Stupendi i primi tre brani (Witam, Dona in Paris, Nights In Havana, Shadows of 5th avenue ) suonati con il suo quartetto. Mi Ayer de siempre (tratto dal cd HUACAPU) evoca alcuni degli album passati, e omaggia nell’approccio al tempo i Weather Report, grazie anche all’apporto ai fiati dei due musicisti polacchi .
Altrettanto entusiasmante VERONA STUDIO/LIVE di Gianluca Mosole registrato dal vivo presso l’accademia Superiore di Canto di Verona. Un lavoro che ripropone alcuni delle composizioni più belle di Mosole accanto ad alcune cover.
L’esordio di Gianluca Mosole avviene a sedici anni, vincendo un concorso per chitarristi indetto dalla CBS. Appena ventenne, pubblica ”AFTER RAIN”, un mini LP autoprodotto, che lo colloca nella corrente Fusion. Sua caratteristica è suonare da mancino senza girare le corde. Tra i suoi lavori ricordiamo ‘EARTHEART’ che vedeva la partecipazione del percussionista /vocalist Nanà Vasconcelos e TEPORE, con Miroslav Vitous, Airto Moreira, e Hiram Bullock. Con OPEN STREETS si avvicina alla pop music con l’inserimento di brani vocali, interpretati da Manuela Panizzo. L’album MAGAZINE lo riporta su territori più a lui consoni ospitando Tom Brechtlein (batteria), Oscar Cartaya (basso), Lisa Hunt (voce). Mosole, grazie a questi lavori, viene segnalato più volte da riviste specializzate come miglior chitarrista jazz contemporaneo Italiano. A giugno 2005 viene invitato al prestigioso festival jazz di ROCHESTER nello stato di New York, per l’anteprima del penultimo cd NO TITLE. Sempre nel 2005 partecipa ad un evento straordinario a scopo benefico, denominato ”OLD FRIENDS AND NEW FRIENDS”, al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, in cui collabora e suona con artisti di calibro mondiale come i fratelli Joe e Gino Vannelli band.
L’ultima incisione VERONA STUDIO/LIVE ripropone parte del suo repertorio insieme ad alcuni inediti e cover, anche queste completamente riarrangiate. Lo accompagna una nuova formazione giovane e di talento: Phil Mer, batteria – Raffaele Bianco, basso – Simon Dean e Alex Balestrieri, voci. Mosole (chitarra , tastiere e programmazione) ci offre uno spaccato del suo mondo spaziando con classe tra atmosfere fusion, jazz e funk . Belle sonorità che ricordano il grande Jo Vannelli. Gran tecnica chitarristica, usata con sapienza, senza strafare, calibrando suoni e note ci regalano un cd da ascoltare e riascoltare quasi fosse una produzione americana di Steve Wonder, Uzeb o Larry Carlton. Ecco scorrere alcuni dei suoi classici Balla Bella, Spring, Giuliva, A Night…., accanto a alcune riproposizioni, come Beija Flor di Nelson Cavaquinho, Maiden Voyage di Herbie Hancock, del quale viene riproposto anche Butterfly. Molto riuscita la riproposizione di Can it be done dei Weather Report. Splendido l’omaggio a Joni Mitchell con Woodstock. Un cd di grandissima classe che oltre a confermare la bravura di Mosole fa aumentare il rimpianto di non poter godere di questa musica anche dal vivo.