Non sono implicato nei fatti ma mi sento un po’ complice. Alcuni mesi fa appresi da un comune amico che un alto funzionario del Ministero del Bilancio, prima, e della Commissione Europea, ora ‘a riposo ’, era da tempo quasi totalmente immerso in una strana vicenda di un suo lontano parente e stava facendo ricerche, o in prima persona o tramite terzi, addirittura nella lontana Argentina.
Di cosa si trattava? All’inizio del Novecento, un figlio di emigranti italiani, Rodolfo Zanni, rivela un gran talento per la musica che lo porta, ad appena 21 anni, ad una grande serata al Teatro Colon di musiche solamente sue. L’importanza della serata (di cui esistono ancora locandine e recensioni sui principali giornali di Buenos Aires) è contrassegnata dalla presenza del Presidente della Repubblica. Dopo questa serata del giovane Zanni non si quasi più nulla. O meglio si sa che muore cinque anni dopo aver composto ben 81 lavori, in gran parte per quartetti d’archi o sinfonici e mentre stava componendo, od aveva finito, un’opera drammatica in quattro atti tratta dalla tragedia di Sem Benelli Rosmunda.
Restano altre locandine di suoi concerti (anche di musica per film) nonché recensioni e brevi cenni biografici in riviste musicali argentine in cui viene chiamato ‘il Mozart dell’America Latina’. Ci sono anche sue fotografie. Successivamente silenzio. Non si sa di cosa muore (malattia, incidente, delitto) Rodolfo Zanni. E – quel che è più strano – tutta la sua musica sparisce. Quasi a voler fare completamente perdere le tracce. Una damnatio memoriae.
Le ricerche fatte dal suodiscendente, Giuseppe Zanni, non approdano sostanzialmente a nulla – al più a qualche indizio molto vago. Prende corpo un’ipotesi secondo cui una setta a carattere massonico o mafioso decreta non solo di fare uccidere Rodolfo Zanni ma anche di fare cancellare la memoria del giovane compositore e di tutta la sua opera.
Lavorando su questa ipotesi Giuseppe Zanni scrive, a quattro mani con il drammaturgo Elio Focella, un romanzo di oltre 250 pagine che , per molti aspetti, rappresenta un genere nuovo per l’Italia: un ‘thriller’ musicale. E’ un genere che ha avuto molti esempi all’estero (si pensi, ad esempio, ai romanzi ed anche i drammi teatrali e film sulla morte di Wolfgang Amadeus Mozart) ma che non credo abbia precedenti in Italia. Prima che il romanzo – per l’appunto intitolato Desparicido in Do Maggiore (Zecchini Editore, € 19) – fosse pubblicato, gli autori lo hanno dato in lettura ad alcuni amici e il tenore Fabio Armiliato , con il compositore e pianista Fabrizio Mocada, hanno composto ed eseguito una serie di canzoni il cui CD è nella contro copertina del volume.
Non si tratta di una vicenda romanzata della vita di Rodolfo Zanni nell’Argentina tra l’inizio del Novecento ed il 1927. Il ‘ thriller’ è ambientato ai nostri tempi ed ha come protagonisti ‘un post-sessantottino di provincia’ e un avvocato internazionale italiano sulle tracce di Rodolfo Zanni. La ricerca assume sempre più un carattere psicologico nell’inconscio dei due protagonisti . Sin ad arrivare, come qualsiasi ‘thriller’ che si rispetti, ad un finale (anzi ad un doppio finale) a sorpresa. Che è bene non svelare per togliere emozione al piacere di leggere questo ben scritto ed insolito libro.